
Massimari e ideologia
La Cassazione colpisce ancora: dopo il decreto sicurezza dubbi sull’accordo Italia-Albania
Dopo i dubbi espressi sul decreto sicurezza, la Cassazione colpisce ancora le misure del governo. I giudici della Corte suprema lo fanno attraverso una corposa relazione sul trattenimento dei cittadini stranieri, con focus sul protocollo Italia-Albania, la Cassazione evidenzia numerose criticità dell’accordo spiegando anche che “la dottrina ha espresso numerosi dubbi di compatibilità con la Costituzione e con il Diritto internazionale, soffermandosi poi specificamente sul rapporto tra il Protocollo e il diritto dell’Unione”.
Nella relazione redatta dall’ufficio del massimario e del ruolo – ottenuta in anteprima dal quotidiano comunista il Manifesto – la Suprema Corte analizza il protocollo evidenziandone le criticità non solo con la Costituzione, ma anche con il diritto internazionale e quello dell’Unione Europea.
Il commento del mondo politico non si fa attendere. “In uno Stato democratico ogni soggetto ha pieno diritto di esprimere opinioni e osservazioni, comprese quelle su atti politici. Tuttavia, va ricordato con chiarezza che le decisioni in materia di politica migratoria e accordi internazionali spettano al potere esecutivo e legislativo, cioé a chi ha ricevuto un mandato democratico da parte dei cittadini”. A ribadirlo è Riccardo De Corato, vicepresidente della commissione Affari Costituzionali alla Camera dei deputati esprimendo in un comunicato le sue riflessioni sulla relazione dell’ufficio del Massimario della Corte di Cassazione in merito al protocollo Italia-Albania per il trattenimento dei cittadini stranieri.
In particolare, in merito al rispetto della Costituzione – aggiunge il parlamentare – “la valutazione sulla costituzionalità di una norma o di un accordo non è attribuita né alla dottrina né a organi tecnici interni al potere giudiziario, ma a due istituzioni precise: il Presidente della Repubblica, in sede di promulgazione, e la Corte Costituzionale, qualora venga sollevata una questione formale”.
Secondo De Corato, quindi, è “alquanto curioso che, quando un rappresentante del potere politico esprime un’opinione su una sentenza, si parli prontamente di ‘ingerenza’ nella sfera del potere giudiziario. Al contrario, quando una parte della magistratura si spinge a valutare, spesso in modo preventivo e politico, le scelte dell’esecutivo, tutto sia fatto passare sotto silenzio, come se non esistesse un principio di equilibrio tra i poteri”.
Dopo aver rammentato che il protocollo Italia-Albania nasce da esigenze concrete di gestione dei flussi migratori e si inserisce nel solco della cooperazione internazionale, “le eventuali criticità – assicura l’esponente di FdI – saranno affrontate, come previsto, nelle sedi proprie. Ma la politica, in quanto espressione diretta della volontà popolare, ha il diritto e il dovere di decidere. E – conclude – va rispettata”.
L’opposizione si attacca alle toghe
Esulta invece il centrosinistra, che vede nella suprema Corte l’opposizione che Pd e gli altri non sono capaci di produrre attraverso la volontà popolare. Esulta Riccardo Magi di +Europa: «Oltre al decreto Sicurezza, “la Corte di Cassazione smonta anche il protocollo Albania, sottolineando i profili di incostituzionalità dell’intesa per la deportazione dei migranti nei Centri di permanenza per il rimpatrio di Shengjin e Gjader. Il governo è allo sbando costituzionale».
Brinda idealmente anche il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia: «Ricordo agli esponenti della maggioranza che l’azione della magistratura, secondo il principio della separazione dei poteri, risponde al dettato della nostra Costituzione, non al potere esecutivo. Costituzione che la destra sta abbattendo a colpi di provvedimenti assurdi». Della deriva ideologica delle toghe, ovviamente, nemmeno a parlarne.
Nel paragrafo dedicato al rapporto tra il protocollo