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Portolano estensione del conflitto Medio Oriente

Fiamme ovunque

L’analisi del generale Portolano: “Il conflitto Iran-Israele rischia di allargarsi ai Paesi vicini”

Il capo di Stato Maggiore della Difesa lancia l’allarme: l’attacco israeliano innesca una nuova fase di escalation con l’Iran. Il peggio? Potrebbe estendersi a macchia d'olio in tutta la regione

Cronaca - di Ginevra Lai - 16 Giugno 2025 alle 10:25

Il generale Luciano Portolano, capo di Stato Maggiore della Difesa, rompe il silenzio e lo fa in un’intervista al Corriere della Sera: «L’Italia segue con costante e attenta preoccupazione l’evoluzione della situazione in Medio Oriente, in un periodo segnato da una molteplicità di crisi interconnesse, che si alimentano reciprocamente». Perché a parlare, oggi, sono le traiettorie dei missili e le geometrie instabili del nuovo scacchiere bellico israelo-iraniano.

Portolano: “Rischio di estensione della guerra ai Paesi limitrofi”

Non è un’espressione di circostanza quella che il generale utilizza per inquadrare l’azione dell’esercito israeliano. «L’operazione condotta in autonomia dalle forze armate israeliane apre oggi un nuovo capitolo, aggiunge elementi di tensione e sta determinando un’escalation del conflitto tra i due Paesi, che tutti oggi vogliono scongiurare». I detonatori dell’instabilità sono molteplici: «In un dominio multidimensionale e multinazionale, gli elementi sul tavolo sono il successo (o insuccesso) di un accordo sul nucleare con l’Iran, la contiguità geopolitica di Stati, attori, interessi, risorse, alleanze e rivalità. Sino a ipotesi di maggiore ampiezza e gravità, con il rischio di deflagrazione ed estensione del conflitto aperto ai Paesi limitrofi».

Unifil e la stabilità precaria del Libano

Un nome ricorre e preoccupa: Libano. «Il cessate il fuoco e l’elezione del generale Joseph Aoun alla presidenza del Libano hanno rappresentato segnali incoraggianti», dice Portolano. Ma c’è un ma: «Il sud del Paese resta instabile, con tensioni persistenti e difficoltà operative per la missione Unifil, complicate dalla presenza di ordigni inesplosi». È la fotografia di una pace armata. «Nonostante ciò, la missione ha ripreso le attività di pattugliamento e il supporto alle forze armate libanesi. Unifil continua a svolgere un ruolo chiave nella stabilizzazione dell’area, in linea con la risoluzione Onu 1701, promuovendo una maggiore responsabilizzazione delle autorità libanesi». In questo contesto, la nomina italiana al vertice della missione si carica di valore strategico: «Diodato Abagnara al comando della missione conferma l’impegno dell’Italia per la pace nella regione mediorientale e rappresenta un riconoscimento della comunità internazionale al valore del contributo italiano».

Ucraina: “Una guerra di logoramento”

Portolano apre anche il dossier Ucraina: «Il conflitto russo-ucraino è oggi una guerra di logoramento. La Russia, pur sostenendo costi altissimi in vite e materiali, è meglio attrezzata per rigenerare uomini e mezzi in questo tipo di confronto». Mosca tiene il terreno: «Controlla attualmente il 18,96% del territorio ucraino, inclusa la Crimea, e continua ad avanzare nel Donbass, sfruttando il momento favorevole per guadagnare terreno in vista di futuri negoziati». Ma non è più solo una guerra di trincea: «Questo è anche un conflitto che mostra tutti i volti nuovi delle guerre di oggi e di domani: i droni spia, i droni kamikaze, i satelliti, la guerra elettronica, i sabotaggi fisici e quelli cibernetici, l’intelligenza artificiale, la guerra psicologica di disinformazione che corre sui social media, le sortite di forze speciali, il ritorno in massa di milizie mercenarie e via dicendo».

Gli obiettivi dell’Occidente, secondo il generale, sono chiari: «Sostenere le capacità di autodifesa delle forze armate ucraine, soprattutto attraverso strumenti di addestramento come l’Eu Military Assistance Mission e la Nato Security Assistance and Training for Ukraine, ed evitare un allargamento del conflitto, mantenendo una postura di deterrenza credibile sul fianco est dell’Alleanza». E richiama le parole del ministro Crosetto: «Sostenere Kiev è l’unica via per costruire le condizioni di una sicurezza durevole e una pace giusta».

Difesa europea: da progetto a necessità

L’autonomia strategica dell’Unione Europea non è più solo teoria. «La costruzione di una difesa europea, coesa ed efficace è una sfida complessa, ma oggi più attuale che mai». Il Joint White Paper for European Defence Readiness 2030 ne rappresenta un tassello decisivo: «Il documento individua le aree di investimento comuni per potenziare le capacità congiunte, in primis il comando e controllo, e per rendere più solida e innovativa la base industriale europea della difesa». Serve però concretezza: «Rendere pienamente operativa la Military Planning And Conduct Capability, istituire la figura di un comandante strategico unico, estendere gli standard Nato a tutti i Paesi membri, creare una rete di comunicazioni classificate e un centro di analisi delle informazioni riservate».

Ma attenzione a non equivocare il rapporto con Washington: «Non credo si possa parlare di sganciamento americano dalla Nato. Gli Usa stanno invece spingendo gli alleati europei a fare di più, e posso solo aggiungere che non lo fanno da oggi, ma da diversi anni e anche con amministrazioni precedenti». Il riposizionamento americano non è un addio, ma una ricalibratura. «Ecco perché è fondamentale rafforzare il pilastro europeo dell’Alleanza, per elevare la deterrenza e la difesa collettiva degli alleati e dei Paesi amici». Mark Rutte, neo-segretario generale della Nato, rilancia: «Portare al 5% del Pil le spese per la difesa». Una proposta che misura la posta in gioco.

Le priorità della Difesa italiana

Il generale Portolano chiude con una diagnosi precisa sulle necessità operative nazionali. «L’invasione dell’Ucraina ha reso evidente e soprattutto urgente il bisogno di riequilibrare tutte le nostre capacità militari». Priorità alla componente terrestre: «Dobbiamo rafforzare tutte le specifiche capacità operative a partire dalla componente terrestre, con le forze corazzate, l’artiglieria, il genio, e metterle a fattor comune per tutte le forze armate». Segue il potenziamento delle capacità aeree e della logistica: «Investire negli assetti a pilotaggio remoto e nel potenziamento delle capacità di contrasto alle minacce aeree e balistiche, dell’ingaggio a lunga distanza, della logistica e delle scorte di munizionamento». Infine, i domini invisibili: «È essenziale continuare a investire nel dominio cibernetico e nei nuovi settori strategici, in primis quello spaziale».

Ultimo, ma non per importanza, il fronte culturale: «No al militarismo retorico, certo, ma sì a una coerente e convinta narrativa di cosa è veramente una difesa nazionale, a cosa serve e perché è un elemento cruciale nella crescita di un Paese democratico e avanzato». È un richiamo alla consapevolezza civile, in un tempo in cui la guerra non è più una possibilità remota, ma una minaccia quotidiana.

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di Ginevra Lai - 16 Giugno 2025