
E si dichiara inclusiva...
I gay ebrei cacciati dal Pride, ma Schlein non dice una parola. Anzi, “Repubblica” non si sogna nemmeno di porgerle una domanda…
In una paginata di colloquio la segretaria dem non ha sentito il dovere di spendere una parola sulla brutta pagina di antisemitismo andata in scena nelle piazze italiane. In compenso ha gettato fiele e fake news su Giorgia Meloni, imputandole l'affossamento del ddl Zan. Ma prende un granchio, fu sotto il governo Draghi
La sinistra che dice di avere a cuore i diritti ha gigantesco problema proprio sui diritti. In particolare la tutela dei diritti delle minoranze. Quello che è andato in scena questo fine settimana a Budapest con il Gay Pride è un paradosso e una vergogna al tempo stesso. Mentre la classe dirigente del Partito democratico – Schlein in testa- e della sinistra più estrema volava a Budapest per sfilare al Pride, in casa, nei cortei di Toscana, a Napoli, a Milano, la minoranza ebrea non poteva sfilare al Pride. Vorremmo sapere dove si stanno radunando i dem per protestare contro la cacciata da quelle piazze dei gay ebrei. Domanda retorica, inutile: da nessuna parte. La segretaria Elly Schlein non ha sentito il minimo dovere di spendere una parola su quella dimostrazione di antisemitismo. Nessuna. Nemmeno nella lunga intervista proprio di oggi, 30 giugno su Repubblica, rilasciata dalla segretaria. Scandaloso.
Schlein tace sulla “cacciata” dei gay ebrei dalle piazze italiane
In un colloquio che è tutto un inneggiare al Pride di Budapest, alla “vittoria dell’Europa dei diritti”, alla “vittoria degli ungheresi sull’autoritarismo di Viktor Orbán, Schlein osserva: “Noi come Pd e come delegazione S&D eravamo lì per difendere libertà e democrazia, il loro diritto a manifestare. Il divieto del Pride è discriminazione istituzionale e viola il diritto europeo dunque non è accettabile”. La contraddizione è grande quanto una casa: la comunità ebraica italiana non può con la sua brigata sfilare il giorno della Liberazione; e ora non può, con le sue associazioni storiche, partecipare ai Pride nelle nostre città. Ma elly non siu scandalizza, non condanna, non ne acccenna minimamente in tutto il colloquio. Dopo quanto accaduto ci saremmo aspettati una premessa, una sua presa di distanza in apertura di intervista, per stigmatizzare l’accaduto. Invece niente, i diritti valgono ad ad intermittenza e le manifestazioni di antisemitismo non fanno breccia nel cuore e nella mente della segretaria del Pd.
Nel colloquio con Repubblica l’antisemitismo non è sfiorato….
A onor del vero la notizia è un’altra ancora: Repubblica non si è sognata minimamente di porgerle una domanda ad hoc. La tutela delle minoranze, come la intendono a sinistra, vale per tutti, ma non per gli ebrei? Una domandina ci stava, per la cronaca, invece neppure quella. Il clima antisemita che si respira a Milano non meritava una riflessione? No, niente da fare. Da tutto il colloquio traspare al contrario più che i diritti degli ultimi, la polemica con il governo. Quindi, “derubricata” la cacciata degli ebrei gay dalle piazze, ecco che l’intervista vira bruscamente contro la premier Meloni. La pagliacciata è che la Schlein imputa al presidente del Consiglio di non avere commentato la grande partercipazione popolare al Pride di Budapest. Da che pulpito viene la predica. La fiera della reticenza e dell’ipocrisia tocca un’altra vetta quando Gabrielle Cerami le pone la domanda su quali passi deve compiere l’Italia sul piano dei diritti. Schlein qui toppa clamorosamente, non dice la verità: «Noi continuiamo a batterci per una legge contro l’omotransfobia: c’è il disegno di legge Zan che la destra ha affossato tra gli applausi dicendo che si rischiava una deriva liberticida”. Eh no, cara Elly, ricordi male. Il 25 ottobre 2021 non c’era Meloni al governo, c’era Mario Draghi. La destra non ha affossato proprio niente.
Figuraccia Elly, non è stata Meloni ad affossare il ddl Zan…
Ricordiamo bene – ma Elly no- quello psicodramma nel Pd di quei giorni. Accuse, recriminazioni, rivendicazioni e persino lacrime. Bisogna risalire alle cadute dei governi Prodi nel 1998 e del 2008 per ritrovare altrettanta mestizia a sinistra. Il tonfo del ddl Zan lascò il segno e scatenò un autentico psicodramma. Reso ancor più grave dalla ricerca di un colpevole da gettare in pasto all’opinione pubblica interna. Già, chi fu ad approfittare del voto segreto nelle fila della sinistra? Quale l’identikit del franco tiratore? C’è chi puntò il dito contro i dem di matrice cattolica. Fu una crisi di nervi che Elly ha rimosso evidentemente. Figuraccia politica, un abbaglio che si guardano bene dal correggere. Il governo Meloni non ha toccato i diritti, nonostante più d’uno in vena di fake news tenti di attribuirle strette che non ci sono mai state. Elly guardi all’interno del suo partito piuttosto.