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Femminicidio di Giulia Tramontano, ergastolo confermato per Impagnatiello: riconosciuta l’aggravante della crudeltà

La sentenza d'Appello

Femminicidio di Giulia Tramontano, ergastolo confermato per Impagnatiello: riconosciuta l’aggravante della crudeltà

Cronaca - di Gabriele Caramelli - 25 Giugno 2025 alle 16:15

I magistrati della Corte d’Assise d’appello di Milano hanno confermato la sentenza di ergastolo per Alessandro Impagnatiello. L‘uomo è stato condannato con l’accusa di aver ucciso l’ex compagna Giulia Tramontano, che all’epoca dei fatti era incinta di sette mesi del figlio Thiago. Vivrà in isolamento diurno per tre mesi. Inoltre, i giudici hanno riconosciuto l’aggravante della crudeltà e del rapporto di convivenza, ma non la premeditazione. Il verdetto finale è stato letto davanti alle telecamere, che durante il processo non sono state ammesse in aula. Impagnatiello è rimasto immobile quando la giudice Ivana Caputo ha letto la sentenza, arrivata dopo poco più di due ore di camera di consiglio. I genitori di Giulia, Franco Tramontano e Loredana Femiano, hanno abbassato lo sguardo prima di lasciare l’aula.

Impagnatiello condannato per l’omicidio Tramontano

Alessandro Impagnatiello aveva colpito Giulia con 37 coltellate la sera del 27 maggio 2023 nel loro appartamento a Senago, dopo che la ventinovenne aveva scoperto la relazione parallela con un’altra donna. Le motivazioni saranno rese note entro il 15 settembre, ma si tratta di un delitto per cui l’uomo non merita le attenuanti generiche. La sentenza odierna, nella condanna, conferma quella di primo grado stabilita dal tribunale lo scorso 25 novembre e come unica modifica viene meno proprio la premeditazione. Regge la tesi della difesa dell’imputato che, nell’atto d’appello e in aula, ha sottolineato che il tappeto spostato e il divano coperti per non macchiarli di sangue “non è stato in alcun modo dimostrato”. Per giunta, la ricerca su internet intitolata “ceramica bruciata vasca da bagno” è troppo prossima all’omicidio.

La condotta dell’imputato è “grossolana e maldestra”: compra la benzina dopo aver uccisa la compagna e Thiago, prende il carrello per trasportare il cadavere il 30 maggio, più volte trasporta la vittima lungo le scale condominiali “altamente frequentate” e lascia la confezione di topicida in bella vista, nonostante l’abbia somministrato alla fidanzata mesi prima dell’omicidio. Secondo Giulia Geradini, avvocato di Impagnatiello, le ricerche sul veleno per topi si concentrano “sempre ed esclusivamente sul feto in quanto, lo scopo  era provocare l’aborto della Tramontano e non causarne la morte”. Thiago, il bambino mai nato, è “un ostacolo per la sua carriera, per la sua vita, per l’acquisto della casa futura e per la relazione con Tramontano”.

L’aggravante di crudeltà per Impagnatiello resiste in appello

L’aggravante di crudeltà resiste in appello e infatti, secondo la sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri, “non solo per il numero di ferite, ma anche “per la localizzazione dei colpi inferti”. Le tre coltellate al viso, non mortali, “sono volute per sfigurare la vittima: un elemento di crudeltà, di odio feroce verso questa povera donna” che restituisce “il voler aggiungere sofferenze aggiuntive”.

Per Impagnatiello non c’è stato alcun pentimento: confessa “solo per evitare le conseguenze più negative per se stesso. Ha mentito sempre, ha simulato l’esistenza di Giulia mandando messaggi, ha ucciso con premeditazione Giulia e il suo piccolo. Non merita le attenuanti generiche , né l’accesso alla giustizia riparativa”. Quest’ultimo è un punto su cui i giudici dell’Appello si sono riservati: ci sarà un altro provvedimento a parte, i cui tempi non sono prevedibili e che non incide sull’ergastolo che Impagnatiello sta scontando nel carcere di Pavia. In sintesi, su questa formula i magistrati si esprimeranno con un’altra sentenza.

 L’ergastolo a Impagnatiello e il caso della giustizia riparativa

La richiesta d’accesso alla giustizia riparativa è stata richiesta in forma scritta dal legale del condannato, che poi l’ha ribadita in aula. Un’istanza a cui si è opposta la pubblica accusa e anche la famiglia della ventinovenne. “Sono soddisfatta in parte perché i giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione, ma attendo di leggere le motivazioni – ha proseguito il legale – Alessandro Impagnatiello si è reso conto di quello che ha fatto: ha chiesto scusa, ha tenuto una condotta collaborativa, crede nella giustizia riparativa e si impegnerà a risarcire il danno per quanto possibile. È incensurato, è un ragazzo giovane e anche di questo bisogna tener conto”. Con la riforma Cartabia, la giustizia riparativa prevede un programma “con vittima surrogata”, cioè l’applicazione anche senza il consenso della famiglia della vittima.

 

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di Gabriele Caramelli - 25 Giugno 2025