
Scuola, si cambia
Educazione al rispetto della donna e nuove prove di maturità: Valditara illustra la sua riforma
Il ministro dell'Istruzione e del merito: "Un esame di Stato ha senso solo se valuta la crescita integrale della persona, la sua capacità di affrontare le sfide della vita, non solo le nozioni dell’ultimo anno"
Quello che sta per partire sarà l’ultimo “esame di Stato”. Oltre mezzo milione di studenti, precisamente 524.415, affronteranno tra meno di due settimane una prova che non sarà solo la conclusione di un percorso scolastico, ma anche – nelle intenzioni del ministro dell’Istruzione e del merito – l’ultima edizione con questo nome e spirito. «Sto ragionando su come ripristinare il concetto di esame di maturità», annuncia Giuseppe Valditara, intervistato su La Stampa. La stessa terminologia, spiega il ministro, appare impersonale e distante, inadatta a rappresentare una scuola che ambisce a formare la persona nel suo insieme, unendo sapere e crescita umana.
Valditara: “Valutare il percorso non solo l’ultimo esame”
Ma la riforma è più ampia: è culturale prima ancora che burocratica. «La valutazione seria di quanto si è appreso è fondamentale – chiarisce – ma bisogna verificare anche quanto il percorso scolastico ha inciso sulla maturazione complessiva dello studente, che cosa gli ha trasmesso».
A chi pensa che la maturità possa ridursi a una semplice formalità, Valditara oppone dunque una visione più ambiziosa: «L’esame di Stato ha un senso se sa guardare alla formazione integrale ed armonica della persona, alla sua capacità di affrontare le sfide future con responsabilità e autonomia, qualcosa in più rispetto alla semplice verifica degli apprendimenti sulle discipline dell’ultimo anno».
E aggiunge: «Bisogna rendere più coerente l’esame di Stato con una scuola che sappia porre al centro un concetto dimenticato dai giovani, che sempre più spesso vogliono rimanere adolescenti, e dagli adulti, che in molti casi sembrano voler tornare all’adolescenza: quello della maturità».
L’educazione al rispetto della donna entra nelle valutazioni
Ma non c’è solo il nome a cambiare. Da settembre, nelle scuole si farà sul serio con l’educazione alle relazioni e al rispetto, in particolare verso le donne. Diventerà «un obiettivo di apprendimento obbligatorio e vincolante», inserito nelle nuove linee guida per l’educazione civica. «Si sarà valutati anche su questo – sottolinea Valditara – si tratta di corsi interdisciplinari che non si esauriscono nelle 33 ore di educazione civica, ma sono svolti negli orari dei programmi curricolari. Non si è mai fatto prima».
Per colmare un vuoto formativo anche tra i docenti, il ministro annuncia un investimento mirato: «Attraverso un progetto di circa 15 milioni di euro, da settembre con Indire provvederemo a formare i docenti facendo questo ulteriore salto di qualità. Anche un paragrafo delle nuove Indicazioni nazionali sarà dedicato a educare al rispetto, alle relazioni e all’empatia».
E i primi riscontri ci sono già. «Abbiamo inviato un questionario alle scuole superiori proprio per verificare l’attuazione concreta delle nuove linee guida – racconta – Su 2678 istituti hanno risposto 2322. Il 96,9% ha applicato le nuove linee svolgendo attività di educazione al rispetto verso la donna».
Numeri che smentiscono chi minimizza. «Sono state coinvolte 54.047 classi per un totale di oltre 860mila studenti. L’87,4% dei corsi attivati sono curricolari, smentendo chiunque dica che si tratta di attività facoltative e non vincolanti. Nel 68,5% dei casi le scuole hanno risposto di aver registrato un positivo cambiamento di comportamento degli studenti dopo aver frequentato i corsi».
Le regioni in prima linea
Il dato, analizzato nel dettaglio, evidenzia una partecipazione quasi totale in alcune aree del Paese: «ci sono regioni come il Lazio che ha una media di adesione del 99,1% fra le scuole che hanno risposto. La Sicilia è quasi al 99% e la Calabria oltre il 98%».
Pnrr, asili e precari: “Risorse aggiuntive, non tagli”
Non manca la risposta alle critiche politiche, in particolare alle accuse della Flc-Cgil e dell’opposizione sul decreto attuativo del Pnrr, da poco convertito in legge. «Sul decreto sono arrivate affermazioni assolutamente false – attacca – come quella che avremmo tagliato risorse all’edilizia scolastica per destinarle agli asili. Gli 819 milioni di euro che abbiamo dato agli asili corrispondono, invece, a risorse aggiuntive a noi riconosciute dalla Commissione europea per aver raggiunto gli obiettivi Pnrr sull’edilizia».
E incalza: «È vero il contrario di ciò che si è strumentalmente detto: le eventuali risorse non spese per gli asili potranno essere destinate all’edilizia scolastica».