
Servono i B-52 americani
Distruggere Fordo: Israele prepara l’attacco finale al sito nucleare iraniano blindato da 90 metri di roccia
La guerra tra Israele e Iran entra nel suo sesto giorno con un crescendo che ormai travolge ogni cautela diplomatica. La partita, avvertono gli analisti, si gioca tutta intorno a un nome: Fordo. Il sito nucleare più protetto dell’Iran, nascosto sotto novanta metri di roccia, a trenta chilometri da Qom. «Israele dovrà letteralmente spostare una montagna per colpire l’impianto», dice Paul Beaver al The Sun.
Le opzioni? Un martellamento aereo continuo – ma servirebbero le GBU-57 A/B MOP, bombe da 12 tonnellate che solo i B-2 americani possono trasportare – oppure un’incursione speciale in stile Hollywood. Ma Fordo è una fortezza: difesa dalle Guardie rivoluzionarie, circondato da batterie S-300, pronto a resistere. E intanto, il tempo stringe.
Trump: “Teheran era vicino a progettare la bomba”
Le valutazioni dell’intelligence americana, secondo cui Teheran sarebbe ancora lontana tre anni dal produrre e consegnare una bomba atomica, vengono liquidate con un’alzata di spalle dal presidente: «Non mi interessa cosa ha detto», ha replicato Trump riferendosi alle parole della direttrice dei servizi, Tulsi Gabbard. «Io penso che ci stavano molto vicini».
Una pace negoziata? No, “resa incondizionata”
Secondo fonti di Axios, l’amministrazione americana starebbe valutando l’ipotesi di un incontro tra l’inviato speciale Steve Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. I colloqui, se confermati, punterebbero a una nuova intesa sul nucleare e alla fine delle ostilità con Israele. Ma Trump chiede direttamente una «resa incondizionata» degli ayatollah. E aggiunge: «Sappiamo esattamente dove si nasconde il cosiddetto ‘leader supremo’», aggiunge riferendosi a Ali Khamenei.
Teheran colpita, Tel Aviv in allarme
Intanto, sul terreno, la guerra non si placa. Forti esplosioni sono state udite nel nord di Teheran, mentre a Isfahan, nel cuore del Paese, la difesa antiaerea è entrata in azione contro obiettivi ostili. È qui che si trova uno dei siti strategici del programma nucleare dell’Iran.
L’Aiea: “Danni diretti all’impianto nucleare di Natanz”
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha rilevato «un impatto diretto» degli attacchi aerei israeliani sulle sale sotterranee di arricchimento del sito di Natanz. È la prima volta che l’Aiea conferma danni a quelle aree. Una sala in superficie era già stata distrutta, insieme ai sistemi elettrici che alimentano le centrifughe.
Sul fronte israeliano, nella notte, le sirene d’allarme hanno risuonato ancora per tutta Tel Aviv. Otto missili sono stati lanciati dall’Iran, secondo quanto riporta il quotidiano Haaretz. Le Forze di difesa israeliane assicurano che «la maggior parte è stata intercettata». Le autorità sanitarie non segnalano vittime.
L’esodo dal Paese e le accuse dell’Iran
Secondo una fonte azera riportata da Reuters, oltre 600 persone di 17 nazionalità hanno lasciato l’Iran in cinque giorni, attraversando il confine verso l’Azerbaigian attraverso un «corridoio umanitario». «È molto spaventoso. Non riesco ancora a credere di essere riuscito ad attraversare il confine», ha raccontato un uomo statunitense.
Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha telefonato all’omologo emiratino Mohammed bin Zayed per lanciare un avvertimento chiaro: «Con il proseguimento degli attacchi israeliani e il sostegno dei Paesi occidentali, la regione non vedrà mai pace e tranquillità».
Intanto, l’agenzia Tasnim riporta che l’Iran avrebbe «eliminato un numero significativo di responsabili e funzionari del Mossad». Una dichiarazione non verificabile, ma che contribuisce ad alzare ulteriormente il livello dello scontro.