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FI e Noi Moderati presentato proposte di legge per alzare il numero di firme per i referendum

Il dopo flop

Basta referendum “usa e getta”: FI e Noi Moderati presentano leggi per aumentare le firme. Panico a sinistra

I testi depositati a Camera e Senato mirano nella stessa direzione: più consapevolezza e meno sprechi. Gasparri: «La democrazia va rafforzata incentivando la partecipazione, non banalizzandola»

Politica - di Natalia Delfino - 16 Giugno 2025 alle 18:24

Alla Camera Noi Moderati, al Senato Forza Italia. A dieci giorni dai fallimentari referendum su lavoro e cittadinanza breve e sulla scorta dell’esorbitante esborso che hanno comportato per le casse dello Stato, i partiti del centrodestra mettono mano alla modifica della legge per la presentazione dei quesiti, chiedendo di innalzare la soglia di firme richieste.

La proposta di legge di Noi Moderati per aumentare le firme per i referendum

La proposta di legge di Noi Moderati per modificare l’articolo 75 della Costituzione chiede di aumentare sia il numero minimo di firme che il numero minino dei consigli regionali. Nello specifico, la proposta prevede che la richiesta debba essere sottoscritta dal 2% degli aventi diritto al voto (e non più da 500mila elettori) o da 10 consigli regionali (non più 5). «L’obiettivo – si legge – è duplice: da un lato, promuovere una più consapevole e significativa partecipazione democratica; dall’altro, ottimizzare le risorse pubbliche evitando sprechi derivanti dall’organizzazione di consultazioni popolari che non raggiungono il quorum previsto».

«Vogliamo rafforzare e rendere più rispondente alla realtà di oggi un importantissimo strumento di democrazia partecipativa, per evitare – ha spiegato il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi – che se ne abusi e che lo si politicizzi. Perché così lo si rovina e poi i cittadini non vanno a votare, come abbiamo visto anche con gli ultimi quesiti. È stato un errore non aumentare il numero delle firme nel momento in cui si è approvata, giustamente, la piattaforma di raccolta online. Il risultato è che ora è più facile, giustamente, raccogliere le firme, ma poi la gente non va a votare». «Affinché l’istituto del Referendum mantenga la sua efficacia e legittimità – ha proseguito Lupi – è fondamentale che sia supportato da una base ampia e qualificata di consenso popolare già nella fase di presentazione. Incrementare il numero di sottoscrittori richiesti per indire un Referendum significa garantire che le tematiche sottoposte alla consultazione abbiano effettivamente raccolto un interesse e un coinvolgimento significativi, rafforzando così la rappresentatività e la rilevanza delle iniziative referendarie».

FI chiede un milione di sottoscrizioni

La proposta di legge di Forza Italia depositata al Senato chiede invece di portare il numero di firme a un milione, «considerata anche – ha spiegato il presidente dei senatori azzurri, Maurizio Gasparri – la maggiore facilità che gli strumenti elettronici mettono a disposizione per chi promuove il referendum. Ma bisognerebbe anche riflettere sulle parole del ministro Calderoli, che ha detto che non bisognerebbe ammettere l’uso delle firme elettroniche per queste iniziative. Ma questo sarà un tema che approfondiremo con l’interessato». «Piuttosto chi ha promosso referendum inutili chieda scusa per le ingentissime spese che ha posto a carico della collettività per sortite politiche fallimentari», ha aggiunto Gasparri, per il quale «sono lecite tutte le discussioni, ma l’ipotesi di rendere validi i referendum riducendo il quorum dei partecipanti è davvero fuori dal mondo». «La democrazia – ha avvertito Gasparri – va rafforzata incentivando la partecipazione non banalizzandola. Capisco che chi ha inventato bonus e redditi di cittadinanza voglia anche inventare una democrazia a proprio uso e consumo».

Il M5S presenta il ddl per il quorum “su misura”

A sinistra però non si vogliono arrendere alle evidenze emerse dall’ultima tornata, incuranti anche del “salasso” che ha comportato. La senatrice M5S Alessandra Maiorino ha presentato un ddl che chiede che il quorum scenda a «un terzo degli aventi diritto». Per i pentastellati, come si legge nella scheda del ddl, la «scarsa affluenza ormai consolidata, a prescindere dall’oggetto dei Referendum», «l’impossibilità, alla luce dei dati storici, di raggiungere il quorum di validità» e «la necessità di non ignorare le istanze di milioni di cittadini il cui voto è ben chiaro in ordine alle tematiche per le quali lo hanno espresso». «È deplorevole – si legge nella relazione del provvedimento – l’esultanza, in molti casi sguaiata, del mancato raggiungimento del quorum in ordine ai Referendum dell’8 e 9 giugno 2025 da parte di chi lo ha boicottato». Insomma, la “colpa” del mancato quorum sarebbe di chi non sosteneva il referendum, non del fatto che i quesiti non sono riusciti ad attrarre gli elettori.

Magi si lagna: «Astensionismo aggravato da chi sostiene le ragioni del no»

Sulla stessa falsa riga si colloca anche il leader di +Europa, Riccardo Magi. «Chi oggi vuole introdurre ulteriori ostacoli all’attivazione dello strumento referendario muove da un presupposto falso, ovvero che vi siano stati troppi referendum o che sia troppo facile promuoverne, e che da questo derivi l’astensionismo». «Nel caso del referendum con quorum, a tale astensionismo spontaneo si somma quello organizzato da chi sostiene le ragioni del No, non accettando la sfida democratica nel referendum ma scappando dal confronto sul merito del quesito referendario».

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di Natalia Delfino - 16 Giugno 2025