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Annegamenti in piscina, il report dell’Iss

Acque letali

Annegamenti in piscina, i bambini sotto i 12 anni le vittime più colpite. In un report dell’Iss il perché e come evitarlo

Oltre la metà delle morti in vasca coinvolge minori sotto i 12 anni: l'allarme (e la denuncia) dell'Iss in un report drammatico, corredato da un video con i consigli utili per i genitori

Cronaca - di Filomena Auer - 20 Giugno 2025 alle 13:52

I dati del report dell’Iss, che indicano al di là di ogni ragionevole dubbio che oltre il 50% degli annegamenti in piscina riguarda bambini under 12, colpiscono come un pugno nello stomaco. Di più: in Italia muoiono ogni anno circa 330 persone, e il 12% ha meno di 18 anni. E tra denuncia e indicazioni specifiche, arriva anche un video con i consigli ai genitori. Ma procediamo con ordine.

Oltre la metà degli annegamenti in piscina coinvolge bambini sotto i 12 anni: l’allarme dell’Iss

E partiamo dai numeri, cifre che descrivono un fenomeno su cui un recente rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) lancia un allarme preoccupante relativo alla sicurezza in piscina, rivelando che oltre il 50% degli annegamenti in queste strutture riguarda bambini al di sotto dei 12 anni. Un dato che sottolinea l’urgente necessità di maggiore consapevolezza e misure preventive, soprattutto con l’arrivo della stagione estiva.

Un report tra denuncia, segnalazione e istruzioni per l’uso

Il bilancio complessivo degli annegamenti in Italia è già drammatico. Come anticipato in apertura, ogni anno circa 330 persone perdono la vita per questa causa, e una percentuale significativa, il 12%, è rappresentata da minori di 18 anni. La concentrazione di vittime giovanissime nelle piscine evidenzia una vulnerabilità specifica che richiede attenzione mirata.

I bambini, in particolare i più piccoli, sono intrinsecamente più a rischio a causa della loro curiosità. Della loro minore percezione del pericolo. E della rapidità con cui un incidente in acqua può trasformarsi in tragedia. Bastano pochi istanti di disattenzione perché un bambino si trovi in difficoltà, anche in pochi centimetri d’acqua.

Di fronte a questi dati allarmanti, l’ISS non si limita a segnalare il problema, ma intende anche fornire strumenti concreti per la prevenzione. In concomitanza con la diffusione del rapporto, è stato infatti diffuso un video con consigli pratici rivolti ai genitori e a tutti gli adulti responsabili della supervisione dei bambini in prossimità dell’acqua.

I consigli chiave dettagliati nel video

  • Sorveglianza costante e attiva: non lasciare mai i bambini incustoditi in prossimità di piscine, anche per un solo istante. La sorveglianza deve essere attiva, senza distrazioni (come l’uso dello smartphone o la lettura).
  • Barriere di protezione: assicurarsi che le piscine siano dotate di recinzioni adeguate e cancelli con chiusura automatica per impedire l’accesso non autorizzato dei bambini.
  • Imparare a nuotare: incoraggiare i bambini a imparare a nuotare fin da piccoli, iscrivendoli a corsi di nuoto qualificati.
  • Uso di dispositivi di galleggiamento: utilizzare sempre giubbotti di salvataggio approvati per i bambini che non sanno ancora nuotare o che sono meno esperti, anche se si trovano in acque basse. I braccioli, pur utili, non sostituiscono la supervisione.
  • Regole chiare: stabilire regole precise per i bambini riguardo al comportamento in piscina (es. non correre sul bordo, non spingere, non fare tuffi dove non consentito).
  • Formazione al primo soccorso: imparare le tecniche di rianimazione cardiopolmonare (RCP) e di primo soccorso può fare la differenza in caso di emergenza.

Pochi ma fondamentali principi da osservare

L’ISS sottolinea come la prevenzione sia l’unica vera arma contro gli annegamenti infantili. Un approccio combinato di sorveglianza attenta, misure di sicurezza fisiche e educazione al nuoto e al primo soccorso è essenziale per trasformare le piscine da luoghi di potenziale pericolo a spazi di divertimento e relax in tutta sicurezza. Genitori e tutori sono invitati a visionare il video e a mettere in pratica questi semplici ma vitali consigli, per proteggere i loro figli e garantire un’estate serena.

Dunque, si parte da un dato drammatico: «Più di metà degli annegamenti nelle piscine riguarda i bambini fino a 12 anni. E in generale, delle circa 330 persone che muoiono in media ogni anno per questo motivo, il 12% ha meno di 18 anni». Lo sottolinea il secondo rapporto – in via di pubblicazione – dell’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e incidenti in acque di balneazione. In occasione della sua prossima pubblicazione, e in previsione delle vacanze estive, periodo durante il quale si registra il picco di incidenti, l’Istituto superiore di sanità (Iss) lancia insieme a 9 Regioni un video con i consigli per i genitori, che in molti casi commettono errori nella sorveglianza basandosi su false convinzioni.

Il video e il rapporto Iss nel dettaglio

Nel video un pesciolino chiamato Salvo spiega ai genitori cosa fare per prevenire gli incidenti. Il video sarà diffuso sui canali social dell’Iss e delle Regioni che hanno aderito al progetto.

«Instaurare un corretto rapporto con l’acqua è fondamentale per la crescita dei nostri bambini, e con alcune attenzioni si possono ridurre i rischi che inevitabilmente sono connessi a questo elemento – afferma Andrea Piccioli, direttore generale dell’Istituto superiore di sanità –. Uno speciale ringraziamento va alle Regioni perché insieme a loro possiamo aumentare la diffusione di questa campagna e promuovere una prevenzione più efficace». Il rapporto raccoglie dati di diversa provenienza, tra cui i database dell’Istat e un’indagine condotta dall’Iss attraverso l’analisi degli articoli sugli incidenti da annegamento sui diversi media nazionali.

Gli annegamenti in piscina che colpiscono i bambini

«In Italia – riporta l’Iss – muoiono ogni anno per annegamento in media circa 328 persone, di tutte le età. Nei 5 anni dal 2017 al 2021 (dati Istat), sono morte per annegamento 1.642 persone. Di queste, il 12,5% (ovvero 206) aveva un’età dagli 0 ai 19 anni. Si tratta di circa 41 decessi ogni anno che riguardano bambini o ragazzi adolescenti. Con i maschi che rappresentano un cospicuo 81% di tutte le mortalità per annegamento in età pediatrica. Il tasso di mortalità è di 0,4/100.000 abitanti. I casi aumentano con l’aumentare dell’età, anche se non in maniera lineare (la fascia di età 1-4 anni presenta più casi di quella 5-9 anni). Fino ad arrivare agli adolescenti, che da soli coprono il 53,4% di tutti gli annegamenti da 0 a 19 anni. Nella quasi totalità dei casi, il bambino – che non sa nuotare – annega perché sfuggito all’attenzione dei genitori. Cade in acqua o finisce, giocando in acqua, nell’acqua fonda».

Anche le piscine domestiche hanno contribuito ad aumentare il numero di incidenti

Anche le piscine domestiche hanno contribuito a elevare il numero di incidenti e di annegamenti, e il 53% degli annegati nelle piscine sono bambini fino a 9 anni. «L’acqua, anche quando è una pozza d’acqua o “uno stagno”, esercita un’attrazione fatale su qualsiasi bambino – sottolinea Fulvio Ferrara, che ha curato il rapporto –. Nelle piscinette gonfiabili il rischio che un bambino piccolo, che ha da poco cominciato a camminare, si rovesci dentro è molto elevato. Dobbiamo ricordare qui che un bambino caduto in acqua scomparirà dalla vista entro 20 secondi».

Annegamenti in piscina, sos e consigli utili

«Negli articoli è frequente la locuzione “il bambino/a è sfuggito/a al genitore”, che lo ha perso di vista per pochi istanti. Una delle cause più comuni di annegamento infantile è proprio la mancata o inadeguata supervisione da parte degli adulti. In uno studio riportato nel rapporto Iss, questi ammettevano, mentre sorvegliavano il loro bambino vicino all’acqua, di aver parlato con altri (38%). Di dover sorvegliare un altro bambino. O anche di essere occupati a leggere (18%). Oppure di mangiare (17%) e/o di parlare al telefono (11%). Tra i genitori di bambini tra 0 e 12 anni, quasi la metà (48%) credeva erroneamente che avrebbero sentito rumori e schizzi o piangere il loro bambino, se si fosse trovato in difficoltà in acqua. Inoltre il 56% credeva che un bagnino, se presente, fosse la persona principale responsabile della supervisione del proprio bambino. Mentre il 32% ha riferito di lasciare il proprio bambino completamente incustodito in una piscina per 2 minuti o più».

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