
L'eterna censura
Anche al cinema i manoscritti non bruciano. Lode al Maestro e Margherita, nei secoli censurato
L’opera di Bulgakov sbarca nei cinema, quasi di nascosto. Dopo aver passato le maglie della censura sovietica oggi è nuovamente oggetto di ostracismo da parte delle autorità
Cultura - di Andrea Moi - 29 Giugno 2025 alle 07:00
Questa settimana è uscito nelle sale italiane (in poche, per la verità) il film ispirato al romanzo russo Il Maestro e Margherita. L’opera di Bulgakov sbarca nei cinema quasi di nascosto. Dopo aver subito la censura sovietica, mutatis mutandis, si trova oggi ad essere nuovamente oggetto di ostracismo da parte delle autorità.
Meglio il libro?
Quasi superfluo dirlo. Per capire la potenza dell’opera di Bulgakov, è indispensabile aver letto il libro, non a caso una tra le opere più vendute del Novecento. Ma, a differenza di altri celebri romanzi, la trasposizione cinematografica è riuscita a rimanere fedele alla storia. Nessuna improvvisazione, cambio di trame o rivisitazione in stile Disney dei personaggi. Il diavolo è un diavolo, i sovietici fanno la parte dei cattivi e un poeta romantico non è disposto a rinunciare alle sue idee. Un applauso al regista e alla produzione che non si sono piegati alla tentazione di rielaborare in salsa moderna una storia importante come quella de Il Maestro e Margherita.
Un marvel ante litteram
In una Mosca immaginaria, una donna sorvola la città per vendicarsi, un gatto parlante semina il caos, il diavolo tiene uno spettacolo di magia nera. Il Maestro e Margherita ha in sé la suggestione del fantasy e il regista ha saputo trarne vantaggio. Il film, infatti, non ha nulla da invidiare ai moderni Marvel, con una sola differenza: qui l’elemento magico si intreccia a riferimenti mitologici e alla realtà politica. Il nome che Bulgakov sceglie per il diavolo è Woland, attigendo all’immaginario del Faust di Goethe. Margherita, per salvare il suo amato, si concede come sposa a Satana, assumendo le forme della dea egizia Iside, signora della magia e protettrice dei morti. E poi la politica, centrale in tutta la storia. Il poeta, nel libro, proprio come Bulgakov, subisce la censura del regime. Troppa religione nei suoi testi e troppa critica al potere costituito. Un taglio considerato estremamente pericoloso nella Russia degli anni ’30.
Un testamento spirituale
Ne Il Maestro e Margherita si intreccia anche la storia di Ponzio Pilato. Il Maestro è infatti autore di un romanzo sul prefetto della Giudea, descritto mentre affronta il caso della crocifissione, stravolto da dubbi ed emicranie. Pilato intuisce che Cristo è innocente, ma il suo ruolo lo costringe ad acconsentire alle richieste del Sinedrio. La crocifissione deve compiersi. Per la prima volta nella storia, un autore rivive gli ultimi giorni di Cristo dal punto di vista del governatore romano. Restituire questa prospettiva sul grande schermo non dev’essere stata una sfida semplice. Eppure, il film del regista russo-americano Lockshin stupisce per come riesce a rappresentare questa insolita prospettiva.
Una scatola cinese di censure
Romanzo e realtà si fondono in un gioco di scatole cinesi. Bulgakov vive negli anni dell’Unione Sovietica. La sua attività letteraria, inizialmente tollerata dal regime, viene poi osteggiata e infine ufficialmente censurata. Resta in vita solo grazie alla simpatia che Stalin nutre nei suoi confronti. Bulgakov chiede il permesso di lasciare l’URSS, ma gli viene negato. È costretto a vivere e scrivere sotto la lente della polizia del pensiero sovietica. Lo stesso romanzo Il Maestro e Margherita fu pubblicato postumo, tra il 1966 e il 1967, in una versione censurata dai redattori. Con un riferimento forse autobiografico, la stessa sorte tocca al Maestro, protagonista del romanzo: gli viene cancellata la rappresentazione teatrale su Pilato e poi si trova perseguitato dall’Unione degli scrittori sovietici, a cui nasconde la stesura di un nuovo libro. Dopo quasi cent’anni, la storia de Il Maestro e Margherita continua a essere travagliata. La sua ultima trasposizione cinematografica è stata ideata nel 2019 e completata solo alla fine del 2023, con tempi di produzione rallentati dal Covid. In Russia è uscita nelle sale nel gennaio 2024, dopo una notevole campagna di investimenti anche pubblici. Ma gli sconvolgimenti geopolitici cambiano le carte in tavola: il regista Lockshin esprime critiche nei confronti dell’operazione in Ucraina e viene trasformato da eroe della patria a nemico dello Stato. Alcuni membri del governo di Putin avviano una campagna diffamatoria contro il regista e invitano al boicottaggio del film. Nonostante questo il film è campione d’incassi ai botteghini russi. Lockshin viene accusato di essere un agente straniero, ed è costretto ad abbandonare la Russia, diventando anche lui – proprio come Bulgakov e il Maestro del romanzo – vittima della censura. Ma alla fine, il 19 giugno, il film esce anche nelle sale italiane.
Libri maledetti
Un destino, quello di quest’opera, che porta con sé lo stigma della maledizione per chi l’ha scritta, interpretata, raccontata, e al tempo stesso il segno della benedizione per noi, che ancora oggi possiamo leggerla col cuore in fiamme. Nonostante la volontà di Stalin di oscurare Bulgakov, quella dell’Unione degli scrittori di punire il Maestro, e quella dei novelli censori di osteggiare il film, possiamo affermare con certezza che non ci sono riusciti. Perché, come disse Bulgakov: “I manoscritti non bruciano.”
di Andrea Moi