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Nuove alleanze economiche

Abu Dhabi investe dove vede futuro: dopo l’Italia, pioggia di miliardi negli Usa. E Bruxelles resta a guardare

Grazie a Giorgia Meloni il Paese diventa crocevia strategico per gli investimenti emiratini e gli Stati Uniti attraggono risorse colossali, al contrario l'Ue si paralizza tra rigidità tecnocratiche, miopia politica e assenza di una visione

Esteri - di Massimo De Vito - 1 Giugno 2025 alle 07:00

Il giorno dopo l’annuncio del maxi-investimento da 40 miliardi di dollari in Italia, arriva un’altra notizia destinata a far rumore: Abu Dhabi investirà 1.400 miliardi di dollari nell’economia americana nei prossimi vent’anni, concentrandosi su energia, tecnologia e infrastrutture strategiche.

Non è un caso, né una sovrapposizione. È una strategia. Gli Emirati stanno ridefinendo la propria posizione globale con un messaggio chiaro: costruire ponti, non barriere.

40 miliardi dagli Emirati: investimento record in Italia. Una lezione per l’Europa?

Il 24 febbraio 2025, a Roma, durante il Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti, la premier Giorgia Meloni ha annunciato un investimento storico da parte di Abu Dhabi: 40 miliardi di dollari destinati al nostro Paese. Un’operazione colossale che, oltre a confermare l’attrattività dell’Italia, segna un punto di svolta nelle relazioni geopolitiche euro-mediterranee.

Il piano prevede investimenti complessivi pari a 40 miliardi di dollari, sanciti da 14 accordi istituzionali e 28 intese tra aziende private. Coinvolge alcuni dei principali attori economici italiani — Eni, Enel, Leonardo, Fincantieri, Tim, Cdp, Intesa Sanpaolo — e si articola su più fronti: dall’intelligenza artificiale ai data center, con oltre 3 miliardi di dollari; dalla difesa allo spazio, con 6 miliardi previsti nei prossimi cinque anni; dalle rinnovabili alle terre rare, con più di 8 miliardi di partnership. Senza dimenticare la cultura, i musei e la formazione tecnica, a cui è destinato un miliardo, e il coinvolgimento nel Piano Mattei per l’Africa, con un fondo bilaterale iniziale da 1,5 miliardi per progetti agricoli, energetici e logistici in sei Paesi africani.

La strategia emiratina: potere attraverso partnership

Negli ultimi dieci anni, gli Emirati Arabi Uniti hanno quadruplicato i loro investimenti esteri diretti, passando da 76 miliardi di dollari nel 2015 a oltre 310 miliardi nel 2024, secondo i dati Unctad. Grazie ad Abu Dhabi Investment Authority (Adia) e a Mubadala, il Paese ha costruito uno dei portafogli sovrani più potenti al mondo, con oltre 1.500 miliardi di dollari in asset gestiti.

Non si tratta di investimenti casuali, ma di un disegno coerente di soft power economico. L’Emirato non impone, ma propone. Non occupa, ma collabora. In un mondo multipolare, il potere non si esercita scavando trincee, ma tessendo reti.

Europa: prigioniera delle proprie paure

Mentre gli Emirati puntano sull’Italia e sugli Stati Uniti, l’Europa alza muri. I vincoli sul deficit e il Patto di stabilità tornano a soffocare gli investimenti pubblici. Nel 2023, l’Unione Europea ha ricevuto meno del 5% degli investimenti diretti emiratini, a fronte del 22% destinato all’Asia e del 17% agli Stati Uniti. Le relazioni con l’Africa restano impantanate in retoriche post-coloniali, senza una visione condivisa come quella espressa dal Piano Mattei. Il fondo sovrano europeo Efsd+ fatica a decollare e, su scala continentale, dispone di appena 30 miliardi di euro: meno di quanto gli Emirati stanno destinando alla sola Italia.

Mentre Bruxelles discute, Abu Dhabi firma. Mentre l’Europa regola, gli Emirati agiscono. La differenza è tutta qui.

Italia: punto debole dell’Europa, polo d’interesse globale

Non è un caso che gli Emirati abbiano scelto l’Italia. Il nostro Paese è la seconda manifattura d’Europa, vanta una forte capacità tecnica nei settori dell’energia, della difesa e delle infrastrutture, ed è uno snodo strategico tra Mediterraneo, Africa e Medio Oriente. Soprattutto, non è percepito come una potenza coloniale aggressiva, ma come un partner tecnico e culturale credibile. L’investimento rappresenta anche un riconoscimento della centralità italiana nel nuovo scacchiere multipolare: un’occasione che non possiamo permetterci di sprecare.

Gli Emirati costruiscono il futuro, l’Europa lo osserva

I 40 miliardi investiti in Italia e i 1.400 miliardi annunciati per gli Stati Uniti non sono favori, né mosse ideologiche. Sono scelte strategiche, mirate, lucide. Gli Emirati hanno capito che il potere oggi si esercita costruendo alleanze e condividendo visioni. È un modello che merita di essere studiato con attenzione. Perché anche noi, un tempo, sapevamo giocare d’anticipo. E non limitarci a rincorrere il futuro.

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di Massimo De Vito - 1 Giugno 2025