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Stewart Copeland

La band mito degli anni '80

Tutto pronto per il tour italiano di Stewart Copeland: le 5 canzoni dei Police che è impossibile non conoscere (video)

I Video del Secolo - di Vittorio Giovenale - 24 Maggio 2025 alle 13:50

A volte ritornano e sono ritorni che fanno bene al cuore per chi era giovane negli anni ’80 o semplicemente ha amato una band rimasta immortale nella storia della musica. Con ‘Police Deranged For Orchestra’, Stewart Copeland smonta e ricompone l’universo sonoro dei Police con la precisione di un compositore e la visione di un architetto del ritmo. Lo fa con il suo tour che lo porterà nella tappa italiana il 27 luglio al parco della musica a Roma.

Lontano dalle formule delle operazioni nostalgia, il leggendario batterista rilegge le strutture dei brani che hanno segnato un’epoca – da ‘Roxanne’ a ‘Message in a Bottle’ – portandoli in una nuova dimensione orchestrale, densa, energica, del tutto inedita. Il progetto è nato quasi per caso, mentre Copeland lavorava alla colonna sonora di un film sulla band che ha contribuito a rivoluzionare la musica degli anni ’80. Da lì è nato un concerto sinfonico capace di restituire, con nuovi suoni e dinamiche, la tensione creativa di chi ha saputo fondere punk, reggae e pop con intellettuale ferocia.

“Ora suono le hit, ma all’inizio non volevo – racconta Copeland all’AdnKronos –. Per anni ho fatto concerti con l’orchestra, musica per film, giochi e cose varie, e di tanto in tanto suonavo una canzone ‘oscura’ dei Police, strumentale, e la risposta era sempre così grande che i miei manager continuavano a dirmi: ‘Senti, fai le hit, fai le hit’. E io rispondevo: no. Alla fine ho detto ok”. La chiave per sbloccare l’idea è arrivata dal suo film ‘Everyone Stares’, in Super 8, per il quale aveva già ‘stravolto’ diversi brani.

”Avevo arrangiamenti speciali, molto belli – spiega il musicista -. Ho usato materiale dal vivo, assoli di chitarra perduti dalle registrazioni. E così, quando ho accettato di fare le versioni orchestrali, sono andato a rivedere quelle versioni. Si possono sentire tutti gli elementi familiari ma c’è anche del nuovo. E le novità sono molto Police, perché provengono dai Police che suonano dal vivo sul palco, dalle jam che facevamo”. Per Copeland, l’orchestra è lo strumento definitivo. ”Può fare qualsiasi cosa. Può rombare come un tuono. Può suonare con grande bellezza. Può immergersi nelle emozioni più profonde. Il rock and roll è facile per un’orchestra, soprattutto quando ci sono io a suonare. Questo lo rende rock”.

Lo spettacolo prende corpo grazie a tre cantanti, ”le mie soul sisters”, che reinterpretano le linee vocali di Sting con grande intensità. Il lavoro con l’orchestra, però, segue regole diverse: ”Loro si avvicinano alla musica con gli occhi, mentre i musicisti rock lo fanno con le orecchie. Bisogna mettere i colori in italiano sulla pagina: tenuto, fortissimo, crescendo. Bisogna dire non solo cosa suonare, ma come suonarlo”. Al centro, resta sempre la musica dei Police, scomposta e ricomposta. Alcuni brani si sono rivelati più complessi da trattare. “‘Roxanne’ è probabilmente la meno equilibrata, perché sul palco facevamo lunghe improvvisazioni. È una questione di struttura. Andy, con la sua chitarra, aveva un grande vocabolario armonico. E quello è un ottimo punto di partenza per l’orchestrazione”.

Al suo fianco, una superband formata da musicisti italiani: Gianni Rojatti alla chitarra, Faso, noto per il suo lavoro con Elio e le Storie Tese al basso, e Vittorio Cosma, anch’egli membro di Elio e le Storie Tese e The Producers, al piano. ”Farei qualsiasi cosa per la pasta – scherza Copeland -. Ogni estate vengo in Italia: suono con i Gizmo, con piccole orchestre, alla Notte della Taranta. Vittorio e io facciamo musica insieme da decenni. Faso è un amico recente…e scusa Elio, ma prendo in prestito i tuoi musicisti.

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di Vittorio Giovenale - 24 Maggio 2025