
L'ultima prova "muscolare"
Trump versione Jedi lancia dazi al 100% sui film stranieri: “L’America torni protagonista del cinema”
Dal Conclave a Guerre Stellari, passando per i dazi al cinema prodotto all'estero, il tycoon rilancia: «Hollywood è devastata dalla tendenza dei registi e degli Studios statunitensi a girare fuori dai confini Usa»
«Trump non smette di stupire», commentano gli analisti politici d’oltreoceano. «Le sue mosse sono un mix di protezionismo e provocazione, una strategia comunicativa che sembra funzionare con una parte consistente dell’elettorato americano». E mentre i social mormorano e i detrattori presidenziali lanciano strali, il presidente rinvigorisce la sua presenza sulla scena internazionale con una ennesima sortita “muscolare”… Anche nel senso letterale del termine.
Dopo Trump Papa, ecco Trump versione cavaliere Jedi
E allora dobbiamo tornare a ieri (domenica 4 maggio), quando i social riportavano l’ultima “provocazione digitale” del presidente quando, dopo la foto che lo ritraeva nei panni del Papa (con tanto di abito talare e paramenti sacri), questa volta Trump si è mostrato in versione Guerre Stellari, con tanto di spada laser e uniforme da cavaliere Jedi. Un’immagine che ha fatto il giro del web, scatenando ironia e sarcasmo polemico.
Dal Conclave a Guerre Stellari
Proprio così: la Casa Bianca ha sfornato per il 4 maggio – lo Star Wars Day – la versione del tycoon in tema Guerre Stellari, con muscoli lievemente improbabili, mentre brandisce una spada laser con le bandiere degli Stati Uniti sullo sfondo, e due aquile calve alle sue spalle (esemplare che nel 1782 fu scelta come simbolo nazionale degli Stati Uniti, a incarnare resilienza, forza e indipendenza).
L’annuncio dei dazi ai film girati all’estero
E a proposito di resilienza, nelle scorse roventi ore di anticipazioni e dibattito infuocato, proprio a ridosso dell’annuncio della riapertura della prigione di Alcatraz, Trump ha anche reso nota l’intenzione di imporre dazi del 100% su tutti i film prodotti al di fuori degli Stati Uniti. Una misura protezionistica senza precedenti, volta a sostenere l’industria cinematografica americana e a limitare l’influenza culturale straniera.
«L’America deve tornare a essere protagonista nel mondo del cinema», ha dichiarato Trump. «Basta con le pellicole straniere che invadono i nostri schermi, dobbiamo valorizzare il talento e la creatività americani». E questo, ha spiegato, perché Hollywood è «devastata» dalla tendenza dei registi e degli studi cinematografici statunitensi a lavorare all’estero.
«Hollywood è devastata dalla tendenza di registi e Studios a lavorare all’estero»
Aggiungendo nelle more: «Questo è uno sforzo concertato da parte di altre nazioni e, quindi, una minaccia per la sicurezza nazionale. Alla luce di questa nuova “emergenza” autorizzo il Dipartimento del Commercio e il rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti ad avviare immediatamente il processo di istituzione di dazi del 100% su tutti i film in arrivo nel nostro Paese e prodotti in terre straniere», ha ratificato il presidente su Truth Social. Siglando in calce: «Vogliamo di nuovo film realizzati in America!».
Sottolineando contestualmente: «L’industria cinematografica americana sta morendo molto velocemente. Altri Paesi stanno offrendo ogni sorta di incentivi per allontanare i nostri registi e studi cinematografici dagli Stati Uniti». E tanto per confermare e rilanciare, il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha condiviso il post presidenziale commentando: «Ci stiamo lavorando».
Trump Jedi pro-cinema home-made, ma gli Studios non la prendono bene…
Nonostante intenzioni e slancio, allora, sarebbero proprio i presunti “beneficiari” delle tariffe, Hollywood e gli Studios, a non festeggiare. La scelta di portare avanti all’estero le produzioni audiovisive, infatti, spesso risponde alla necessità di godere di incentivi e sgravi offerti dalle amministrazioni locali, e di costi del lavoro più bassi. Come ricorda il New York Times – e riprende l’Adnkronos – Gran Bretagna, Ungheria, Australia, Nuova Zelanda, Canada e altri Paesi offrono agevolazioni fiscali di cui hanno usufruito Disney, Warner Bros., Universal Pictures e altre importanti società cinematografiche, tra cui Netflix e Amazon.
Eppure negli ultimi 3 anni in California si sono persi migliaia di posti di lavoro
Eppure Hollywood – che continua a chiedere simili incentivi – in effetti ha registrato un calo della produzione negli ultimi anni. Secondo FilmLA, un’organizzazione no-profit che monitora la produzione della regione, la produzione cinematografica e televisiva a Los Angeles è diminuita di quasi il 40% negli ultimi dieci anni. Pertanto, secondo l’International Alliance of Theatrical Stage Employees, negli ultimi tre anni sono stati eliminati circa 18.000 posti di lavoro a tempo pieno. E principalmente in California.