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Ipocrisia a buon mercato

Spot Pd per il 2×1000: “Noi non ci vendiamo ai miliardari come Musk”. Solo a quelli come Soros…

Su Spotify il Pd recita la parte del partito austero e indipendente: attacca il patron di Tesla per colpire Meloni, si autoproclama difensore dei diritti e del lavoro e chiede il 2x1000 agli italiani. Ma forse farebbe prima a bussare alla porta del suo vero mecenate

Politica - di Alice Carrazza - 27 Maggio 2025 alle 16:59

«La politica è in vendita, noi no». Così recita lo spot del Pd per il 2×1000, diffuso su Spotify con una voce maschile monocorde e poco incisiva, più adatta per un call center che per un appello civile. «C’è chi si consegna a multimiliardari come Elon Musk, noi no», insiste. Poi l’appello: «Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Destina il tuo 2×1000 al Partito democratico. Non ti costa nulla. Per la sanità pubblica, il lavoro dignitoso, i diritti di tutte e di tutte». Il messaggio moralista è chiaro: loro, i “puri”, non si fanno comprare dai ricchi. Eppure, a ben guardare, i legami con il gotha della finanza globalista ci sono eccome. A braccetto, a cena, e spesso persino a libro paga.

Altro che Musk, per il Pd c’è Soros

Nel 2017 George Soros ammise pubblicamente di aver speculato sulla lira italiana nel 1992, facendo crollare la lira e provocando un tracollo economico di proporzioni storiche. Ma non si fermò: durante la crisi dell’eurozona (2010–2012), il suo ruolo – seppur più velato – fu tutt’altro che innocuo.

Ciononostante, il Partito democratico ha mantenuto legami solidi con l’universo sorosiano. La Open society foundations, fulcro dell’attivismo globale di Soros, ha finanziato Ong e iniziative politiche in tutta Europa, promuovendo campagne su immigrazione, gender e globalismo, perfettamente allineate all’agenda progressista dei dem. Non solo: organizzazioni americane vicine a Soros hanno direttamente finanziato parlamentari di Pd e Avs. Il vicepresidente della Open society ha perfino elargito 100.000 euro all’associazione Agenda, fondata da Jessica Shearer (ex staff di Obama) e da esponenti del partito di Elly Schlein come Rachele Scarpa, fedelissima di Elly Schlein. E ancora: nell’aprile 2024, si è scoperto che +Europa – alleata storica del Pd – ha ricevuto oltre un milione di euro direttamente dal magnate ungherese.  

I diritti evocati, ma mai davvero difesi

Il Pd parla inoltre di «diritti di tutte e di tutti», ma nei dieci anni in cui ha governato (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, e poi Conte I con appoggio esterno), non ha mai varato il matrimonio egualitario, né lo ius culturae, né una riforma seria del welfare familiare.

Il caso più emblematico? La legge Zan, affondata dai loro stessi franchi tiratori. Risultato: bandiere, slogan e piazze colorate, ma zero concretezza.

Salario minimo? Ma chi ha precarizzato l’Italia?

Oggi il Pd invoca il «lavoro dignitoso», come se non avesse responsabilità dirette nel disastro occupazionale del Paese. Ma lo stesso Maurizio Landini – segretario Cgil e interlocutore privilegiato del Pd – ha ammesso di aver firmato contratti da cinque euro l’ora.

E chi ha approvato il Jobs Act? Chi ha cancellato l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori? Chi ha moltiplicato le forme di precariato, dai contratti capestro alle partite Iva fittizie? Proprio loro.

Ora, con il referendum promosso dalla Cgil previsto per giugno, il Pd tenta di fare retromarcia, cercando di cancellare le norme che loro stessi hanno sostenuto. Ma non si tratta di pentimento: è una battaglia interna al campo largo. L’ennesima resa dei conti tra il Pd e Renzi.

Sanità pubblica? Solo slogan e appalti opachi

«Per la sanità pubblica», dice ancora lo spot. Ma la verità è che nei lunghi anni di governo, il Pd ha operato tagli lineari, indebolito la sanità territoriale e trascurato i servizi locali. Durante la pandemia, regioni a guida Pd – come il Lazio – sono finite sotto accusa per gravi opacità nella gestione degli appalti e dei dispositivi di protezione.

Oggi il governo Meloni sta cercando di ricostruire ciò che la sinistra ha demolito: potenziamento dei presidi territoriali, investimenti veri, una visione strutturata e concreta.

La narrazione del Pd è solo uno spot logoro

Altro che “noi non siamo in vendita”: il Pd non ha più nulla da vendere se non una narrazione stanca, scollegata dalla realtà e confezionata per le orecchie di un pubblico distratto. Usano Musk come spauracchio per coprire la loro povertà di argomenti, invocano diritti che non hanno mai difeso e rivendicano un lavoro dignitoso dopo averlo demolito.

Lo spot per il 2×1000 è solo l’ultimo capitolo di una comunicazione autoassolutoria, che chiede fondi per alimentare il nulla.

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di Alice Carrazza - 27 Maggio 2025