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Risucchiato in alto sotto l’Everest: “parapendista” cinese resta sospeso a 8mila metri senza ossigeno, ma sopravvive
"Avevo le mani congelate, continuavo a parlare via radio", racconta, ma per le autorità il volo non era autorizzato: sei mesi di sospensione per Peng Yujiang e anche per l’amico che ha diffuso il filmato
C’è chi tocca il cielo con un dito, e chi ci finisce dentro per sbaglio. Peng Yujiang, parapendista cinese con solo cinque anni di esperienza, è stato trascinato a oltre 8mila metri da una corrente ascensionale mentre testava un’attrezzatura acquistata sui monti Qilian, nel nord della Cina. Un volo imprevisto, non registrato e, soprattutto, non autorizzato. Ma ripreso in ogni istante da una videocamera montata sull’imbracatura: un filmato che ha trasformato l’incidente in uno spettacolo virale da milioni di visualizzazioni. Con esiti, per lui però, tutt’altro che celebrativi: sei mesi di sospensione e una reprimenda ufficiale.
L’ascesa involontaria
Peng era decollato da un’altitudine di circa 3.000 metri per una semplice prova tecnica. Dunque, nessun piano di volo. Ma venti minuti dopo, la corrente lo ha sollevato fino a quota 8.598 metri. Poco meno della vetta dell’Everest, nel bel mezzo delle rotte commerciali.
https://www.tiktok.com/@cuatrotv/video/7508761823961730326?q=paracadutista%20%208000&t=1748515336138
L’indagine ufficiale dell’Associazione sportiva aeronautica della provincia di Gansu è chiara: il volo non era previsto, né autorizzato, né comunicato. Tutto è avvenuto in modo repentino. Ma il video ha comunque raggiunto la rete, pubblicato dall’amico Gu Zhimin, rimasto a terra, che ha commentato l’ascesa in diretta come fosse la telecronaca. Risultato: un successo su Douyin, la versione cinese di TikTok, e due sospensioni: una per Peng, una per Gu. Entrambi sanzionati con sei mesi di stop e l’obbligo di scrivere una relazione «per riflettere a fondo sulle conseguenze delle proprie azioni».
Il gelo, la confusione e la caduta
Il video talmente assurdo da sembrare un fake. Peng fluttua sopra le nuvole, il volto incrostato di ghiaccio, in un’atmosfera surreale da spedizione artica. La temperatura tocca i -35 °C. In un altro filmato, girato dopo l’atterraggio, racconta: «Avevo le mani congelate all’esterno. Continuavo a cercare di parlare via radio». Gu conferma di aver mantenuto il contatto per quasi tutta la durata del volo, che è andato oltre l’ora. Ma la quota estrema ha avuto effetto: Peng ha iniziato a confondersi e ha perso conoscenza per alcuni minuti.
È atterrato a circa 30 km dal punto di partenza, raggiunto da Gu e da un altro amico. Nessuna ferita grave, né danni fisici rilevanti. Le autorità hanno riconosciuto la natura accidentale dell’evento e lodato la sua resistenza. Un funzionario dell’ufficio sportivo, citato da Sixth Tone, ha dichiarato: «Una persona normale non può sopravvivere a lungo senza ossigeno in un ambiente simile. Non è qualcosa che si possa affrontare volontariamente».
Né eroe né recordman
Questo evento fortuito ha tuttavia riacceso il dibattito sui “limiti dell’estremo” nello sport. La quota raggiunta dall’uomo si avvicina infatti al record mondiale stabilito nel 2007 da Ewa Wiśnierska, pilota tedesca risucchiata anch’essa da una corrente ascensionale fino a 9.946 metri in Australia. Ma se quel volo fu riconosciuto come impresa sportiva, l’Associazione invece oggi è categorica: «Eventuali record non saranno riconosciuti», recita il rapporto, «perché il volo non era registrato e non soggetto alle autorizzazioni previste».