
Show nelle urne
Referendum da ridere: la sinistra schiera Dandini, Vergassola, Paolantoni, il “liberato” dalla Meloni Zaki e il “rinnegato” da Avs Soumahoro
Geppi Cucciari ha fatto scuola. Da quando è scesa in campo con l’appello ad andare a votare, sì, ovviamente, è partita la caccia all’attimo di gloria “warholiano” dei comici e e degli attori italiani, tutti o quasi desinistra, pronti a lanciare appelli alla partecipazione, nel nome della democrazia. L’ultimo, in ordine di tempo, è il comico Francesco Paolantoni che in un video pubblicato sui social invita ad andare alle urne per i prossimi referendum che si terranno l’8 e il 9 giugno 2025. Al suo fianco l’amico e attore Arduino Speranza. Chi è Paolantoni? La definizione migliore l’ha data qualche giorno fa Diego Abatantuono: “E’ il più bravo comico che non fa ridere d’Italia…”.
Referendum e comici, una storia che parte da Benigni e Crozza
Vale appena la pena di ricordare, a proposito di comici, che nel 2016 Roberto Benigni e Maurizio Crozza ingaggiarono un duello sul referendum di riforma costituzionale che segnò la fine del governo Renzi. All’intervista alle Iene del comico toscano, in cui definì la sconfitta del Sì come un scenario peggiore della Brexit, fece eco Maurizio Crozza con una battuta a Dimartedì in favore del no. Oggi ci riprovano, i comici, a scendere in campo. Ma sono tutti dalla stessa parte: con la Cgil.
A meno di un mese dai cinque referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno, ci sono anche delle sorprese, a sinistra, tra i sostenitori dei quesiti. Tra i volti di spicco figura Patrick Zaki, lo studente egiziano divenuto simbolo dei diritti civili, liberato dall’Egitto grazie al governo Meloni, protagonista di una campagna social in cui esibisce un cartello con la scritta: “Sì – referendum cittadinanza, figlie e figli d’Italia”. C’è anche il “rinnegato” da Avs, Aboubakar Soumahoro, tra i testimonial dei referendum, con in testa “la richiesta della cittadinanza diventa possibile anche in presenza di un requisito reddituale o se in possesso di un attestato di frequenza a un corso universitario odi formazione professionale”.
L’appello “ridicolo” ad andare a votare di Schlein
“La maggioranza di governo ha aperto una campagna che intossica il dibattito pubblico sui referendum dell’8 e 9 giugno. L’invito ad astenersi e rimanere a casa mina la salute della nostra democrazia, già pesantemente provata da politiche liberticide e repressive promosse dal governo Meloni. È una sprezzante esortazione al disinteresse per le questioni pubbliche che incidono sulla vita quotidiana di tutti i cittadini”, si esprimono, in una nota congiunta Angelo Bonelli, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Elly Schlein. “Il referendum è uno strumento civico che offre a tutti gli aventi diritto al voto la possibilità di decidere e cambiare. Aver scelto di lavorare affinché i cittadini rinuncino a questa opportunità è pericoloso e irresponsabile, un atto di sabotaggio antidemocratico. Per questo saremo presenti in piazza a Roma il 19 maggio all’iniziativa promossa dalla Cgil ‘Il voto è libertà’ – aggiungono -. Quello dell’astensione oggi è già il fronte che riscuote più successo in ogni tornata elettorale e contrastare questa deriva, coinvolgendo i cittadini e spronandone attivismo e partecipazione, è l’imperativo morale a cui la politica non può e non deve sottrarsi”.
Ma qualcuno, nel Pd, come Matteo Orfini, attuale esponente della minoranza anti-Schlein, nel 2016 diceva il contrario. “Credo che l’astensione sia uno strumento naturale per un referendum che prevede un quorum” . Guardare il video per credere…