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Ennesimo oltraggio alla memoria di Ramelli

L'ultimo sfregio

Ramelli, ennesimo indegno oltraggio al monumento. Meloni: «Segno che l’odio ideologico che l’ha assassinato non è mai davvero scomparso»

Non bastavano le proteste avvenute già durante le celebrazioni alla fine dello scorso mese a Cassano d’Adda, Novate Milanese e Cinisello Balsamo. Ora è stato preso di mira più volte il monumento dedicato a Sergio ed Enrico Pedenovi a Sesto San Giovanni, con escrementi e frasi offensive e minacciose

Politica - di Bianca Conte - 6 Maggio 2025 alle 15:43

Un oltraggio alla memoria, un monito all’indifferenza, un incoraggiamento allo scempio. Ancora una volta, la vile mano dell’intolleranza si abbatte sul ricordo di Sergio Ramelli. La notizia della scomparsa, per la terza volta, delle corone deposte in Via Paladini in occasione del cinquantesimo anniversario del suo tragico addio, non è solo un atto di teppismo. Ma una ferita profonda inferta alla coscienza civile di Milano e dell’Italia intera.

Questo accanimento. E questa ossessiva volontà di cancellare un omaggio alla memoria di una giovane vittima della violenza politica di recente memoria, rivela la persistenza di un odio ideologico che credevamo relegato alle pagine più oscure del nostro passato. Invece, constatiamo con amarezza come sacche di estremismo continuino a negare la verità storica e a profanare il ricordo di chi ha pagato con la vita le proprie convinzioni e la sua militanza.

Oltraggio alla memoria di Ramelli, Meloni: «Segno che l’odio ideologico che li ha assassinati non è mai davvero scomparso»

Di più. Come ha scritto la premier Meloni sulla sua pagina Facebook, «l’ennesimo indegno oltraggio a un monumento dedicato a Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi non è solo un atto ignobile: è il segno che l’odio ideologico, quello che li ha assassinati, non è mai davvero scomparso». Aggiungendo in calce: «Chi infanga la memoria di due italiani uccisi per le loro idee dimostra quanto sia ancora necessario difendere la verità contro l’intolleranza. Ricordarli non è solo un dovere. È un gesto di giustizia verso la storia, che nessuna vigliaccheria potrà cancellare».

Ramelli, ancora nostalgici delle chiavi inglesi e arnesi vari della sinistra…

Eppure, le contestazioni avvenute anche in altri comuni della città metropolitana. E il vergognoso cartellone esposto a Piazzale Loreto durante il corteo del 1° maggio, con quella chiave inglese divenuta macabro simbolo di una violenza inaudita, appaiono come ulteriori segnali di una sottovalutazione del pericolo rappresentato da queste frange minoritarie, ma pur sempre attive.

A quando un segnale di Milano e del suo sindaco?

E qui sorge spontanea, anzi doverosa, una domanda al sindaco Sala: dopo questo ennesimo atto di profanazione. Dopo anni di silenzio assordante, deporrà finalmente una corona di fiori in quel preciso luogo dove Sergio Ramelli fu barbaramente aggredito nel 1975? Un gesto di umanità e di rispetto istituzionale che la comunità milanese attende da tempo. Un segnale chiaro che la Milano democratica e progressista non tollera la negazione della storia e onora la memoria di tutte le sue vittime, senza distinzioni ideologiche.

Sulle vittime della violenza politica il silenzio non è più un’opzione

Di fronte a questo reiterato scempio alla memoria, è necessario un sussulto di dignità da parte di tutte le istituzioni e di tutte le forze politiche. Rendere omaggio alla memoria di Sergio Ramelli non significa aderire alle sue idee, ma riconoscere il tragico prezzo pagato per la libertà di pensiero. Come condannare senza esitazione ogni forma di violenza politica, passata e presente, perché la sua storia, come quella di tante vittime di quegli anni come lui, è un monito perenne contro l’odio e l’intolleranza.

Oltraggio al ricordo di Ramelli (e non solo): la denuncia di De Corato

Un monito che il deputato di Fratelli d’Italia, vice Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera ed ex vice Sindaco delle giunte di Centrodestra milanesi, Riccardo De Corato, riaccende asserendo appena 24 ore fa: «Oggi pomeriggio, noi di Fratelli d’Italia, abbiamo deposto una corona di fiori per Sergio dopo il grave fatto accaduto ieri sera in Via Paladini dove sono state asportate, rovinate e fatte sparire, le due precedenti corone di fiori che erano state messe in occasione del 50esimo anniversario dalla scomparsa del giovane martire, lo scorso 29 aprile».

Ramelli, De Corato: da FdI un’altra corona in memoria. Lo farà anche Sala?»

Quindi, De Corato prosegue: «Chiederò al Comune che in questo luogo, quantomeno come deterrente, vengano installate delle telecamere al fine di rintracciare i responsabili di eventuali fatti simili in futuro», sottolinea. «Adesso, Sala, deporrà anche lui una corona di fiori per Sergio in quel preciso luogo dove venne sprangato nel 1975, visto e considerato che non lo ha mai fatto? Dimostrerà, finalmente, la vicinanza e solidarietà delle Istituzioni cittadine al sacrificio di questo giovane di destra morto a difesa delle libertà e delle sue idee proprio nel luogo dove, in seguito alla brutale aggressione a colpi di chiave inglese, perse poi la vita dopo 47 giorni di agonia? Intitolerà, adesso, una strada o uno slargo a Ramelli e Pedenovi?», incalza De Corato.

Il clima d’odio degli anni ’70-‘80 non è mai cessato

«Continua, purtroppo, il clima d’odio degli anni ’70-’80, che a destra tanto speravamo e auspicavamo fosse finito. Aimè è ancora in corso. E dopo 50 anni ci sono ancora nostalgici delle chiavi inglesi e neofiti della sinistra. Ma, ancor più grave, c’è ancora oggi chi è dalla parte degli assassini. Ricordo, infine, che non solo nella città metropolitana come appunto a Cassano D’Adda, a Novate Milanese e a Cinisello Balsamo sono state contestate le manifestazioni per Sergio Ramelli. Ma a Milano, durante il corteo dello scorso 1 maggio, quando alcuni no-global, anarchici e Cobas, hanno esposto un cartellone sul pavimento di Piazzale Loreto raffigurando la chiave inglese (Hazet 36). È ora che a tutto ciò si metta la parola fine», conclude De Corato.

L’ultimo scempio: il monumento dedicato a Ramelli e Enrico Pedenovi sfregiato con escrementi e frasi offensive e minacciose

Ma non prima di aver rilevato: «Questa settimana è stata la volta anche di Sesto San Giovanni. Non bastavano, infatti, le proteste avvenute già durante le celebrazioni per Sergio Ramelli e Enrico Pedenovi alla fine dello scorso mese a Cassano d’Adda. Novate Milanese. E Cinisello Balsamo. Ora, con un fare tutto “originale”, è stato preso di mira più volte il monumento dedicato a Sergio ed Enrico a Sesto. Con escrementi e frasi offensive e minacciose»…

E ancora. «Stiamo parlando dei soliti compagni codardi e disgustosi. Sinceramente non capisco tutto questo accanimento. Soprattutto nei confronti di un povero ragazzo del Fronte della Gioventù che nel 1975 morì in seguito ad alcune sprangate da parte di alcuni membri di Avanguardia operaia. E per il solo fatto di aver scritto un tema sulle Brigate Rosse. Mi auguro che al più presto, come con Cassano d’Adda, le forze dell’ordine rintraccino e identifichino i responsabili di questo altro grave oltraggio alla memoria di Sergio ed Enrico. Peraltro, in un monumento dedicato alla città. E quindi, le spese per il ripristino, sono a carico dei cittadini sestesi»…

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di Bianca Conte - 6 Maggio 2025