
"Pericolosità sottovalutata"
Perché il killer di Milano era in permesso? FdI: con la legge sul femminicidio mai più casi De Maria
Maurizio Gasparri chiede al ministro Nordio "un'ispezione sulle strutture giudiziarie che sono responsabili dei permessi concessi" al detenuto pluriomicida.
Diventa un caso politico (e non solo criminale) la vicenda di Emanuele De Maria, il 35enne detenuto per femminicidio al carcere di Bollate, che durante il permesso di lavoro concessogli dal magistrato ha accoltellato a morte una donna, ha ridotto in fin di vita un uomo e alla fine si è ucciso gettandosi dal Duomo.
Gasparri annuncia un’interrogazione sul caso De Maria
Maurizio Gasparri ha annunciato un’interrogazione al ministro Nordio per chiedere “un’ispezione sulle strutture giudiziarie che sono responsabili dei permessi concessi” al detenuto pluriomicida. “È incredibile – osserva il presidente dei senatori di Forza Italia – che una persona responsabile di un femminicidio abbia potuto fruire di permessi utilizzando i quali ha commesso altri gravissimi delitti e si è suicidato con modalità che avrebbero potuto causare ulteriori tragedie. Le valutazioni della magistratura sono state evidentemente sbagliate ed è necessario individuare le colpe e sanzionare chi ha commesso un errore così grave. Chiedo quindi al ministro Nordio – conclude Gasparri – di procedere con immediatezza a un’ispezione nella speranza che questa volta chi ha sbagliato nella Magistratura paghi e non accada quello che accade sempre: le toghe sbagliano ed i cittadini pagano”.
Campione (FdI): “La legge sul femminicidio del governo Meloni stringerà le maglie”
Per l’avvocato Daniele Tropea, legale di Emanuele De Maria, il killer “meritava il permesso di lavorare fuori, visto l’ottimo percorso che aveva fatto all’interno del carcere“. Interpellato dall’Ansa, il legale del detenuto sostiene che “la sua posizione era stata valutata dall’area educativa del carcere di Bollate e dal magistrato di Sorveglianza di Milano. Non mi sarei mai aspettato nulla di quanto accaduto e nemmeno che De Maria potesse trasgredire le regole”.
“Lascia atterriti che Emanuele De Maria nel 2016 avesse sgozzato una donna e appena 9 anni dopo abbia compiuto un altro femminicidio praticamente con le stesse modalità“, osserva Susanna Donatella Campione. Per la senatrice di FdI, che è relatore a Palazzo Madama sulla legge sul femminicidio, “la sottovalutazione della pericolosità del detenuto porta purtroppo a conseguenze tragiche. La legge voluta dal governo Meloni stringe le maglie e rende più difficile che si ripetano casi come quello del detenuto di Bollate. Dobbiamo arrivare velocemente all’approvazione di questa legge – conclude la senatrice di Fratelli d’Italia – per tutelare le donne nel mirino di uomini violenti che non possono essere lasciati liberi ma devono stare in carcere”.