
L'allarme delle vittime
Morto Rodolfo Fiesoli, guru della setta degli orrori del Forteto. FdI: resterà il male che ha fatto
“Oggi sugli organi di stampa campeggerà la notizia della morte del ‘profeta‘ Rodolfo Fiesoli e forse qualcuno scriverà anche che, con questo evento, si chiude definitivamente la storia del Forteto. Niente di più falso! Chi invece ha vissuto all’interno di una setta sa benissimo che la morte del guru non estingue la setta ma, al contrario, la rafforza nel suo ricordo e nei suoi deliranti insegnamenti. Il Forteto non è finito con le condanne comminate dal Tribunale di Firenze nel processo del 2015 e non è morto oggi”. Lo scrive, in una nota, l’Associazione delle Vittime del Forteto a proposito della morte di Rodolfo Fiesoli, 83 anni, fondatore della comunità “Il Forteto” di Vicchio del Mugello (Firenze), avvenuta in una casa di riposo di Padova, dove scontava la detenzione domiciliare per una condanna definitiva di 14 anni e 10 mesi per violenza sessuale e maltrattamenti.
L’associazione delle vittime: “Restano gli adepti di Fiesoli”
“Gli adepti di Fiesoli – afferma l’Associazione delle Vittime del Forteto – si sono nuovamente riuniti in uno splendido casale sito in Dicomano (Firenze) dove accolgono alcuni disabili che ancora vivono inspiegabilmente con loro”. L’Associazione Vittime del Forteto, assistita dall’avvocato Giovanni Marchese del foro di Firenze, fa sapere che appena ieri per la prima volta nella pluridecennale storia del Forteto una madre, colpita a suo tempo dalla comunità è stata sentita per la prima volta in un procedimento pubblico. “Flora Rusciano – viene spiegato nella nota – ha raccontato alla Commissione parlamentare d’inchiesta il disastro provocato dal Forteto e ha chiesto aiuto per i suoi figli che, dopo averla falsamente accusata di abusi sessuali nei loro confronti, per i quali ha scontato circa sette anni di reclusione, ancora non la riconoscono come madre”.
L’associazione delle vittime aggiunge: “Molti ex minori ancora si relazionano coi genitori funzionali a cui erano stati affidati dal maligno quadrilatero Fiesoli – Assistenti Sociali – Psicologi/Psichiatri – Tribunale per i Minorenni di Firenze” pro tempore “e non sono riusciti a ricomporre quantomeno un rapporto normale coi loro veri genitori, in continuità con la folle teoria del disconoscimento della famiglia di origine, professata da Fiesoli”. “Alcuni dei figli dei suddetti ex minori oggi chiamano nonni i sodali di Fiesoli senza dimenticare – conclude la nota dell’Associazione – gli ex giovani portati al Forteto dal sacerdote don Benuzzi, direttamente dal liceo di Bologna dove insegnava religione, lui che al processo aveva raccontato, tra l’altro, di aver baciato in bocca Fiesoli descrivendo detto bacio di ‘una purezza incredibile'”.
Michelotti (FdI): la Commissione d’inchiesta sul Forteto va avanti
“Resterà tutto il male che Rodolfo Fiesoli ha fatto – commenta il deputato Francesco Michelotti (FdI), presidente della Commissione d’inchiesta parlamentare sul Forteto (nella foto Ansa nell’audizione dove è stato ascoltato proprio Fiesoli) – crimini indelebili sulla pelle di centinaia di persone. Un uomo che ha goduto per decenni di un credito illimitato ed ingiustificato da parte delle istituzioni. La Commissione d’inchiesta che lo ha portato a deporre pubblicamente per la prima volta, continuerà a lavorare in modo determinato per fare luce sul sistema perverso che era stato capace di costruire intorno a sé, con l’obiettivo di restituire alle vittime verità e giustizia”.
La storia del Forteto: una setta che avuto coperture istituzionali
Nato a Prato l’11 novembre 1943, Rodolfo Fiesoli fondò nel 1977 Il Forteto, comunità agricola e cooperativa sociale con lo scopo dichiarato di offrire accoglienza a minori con difficoltà familiari. L’idea iniziale, ispirata a modelli comunitari e di autosufficienza, attrasse consensi anche istituzionali e giudiziari. Ma dietro l’apparente spirito solidale, Fiesoli costruì un ambiente chiuso e autoritario, in cui esercitava un controllo assoluto sulle vite degli ospiti e dei membri, tanto da essere soprannominato “il profeta”.