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milly carlucci

I vent'anni dello show

Milly Carlucci: «A Ballando anche coppie gay e trans. Mai nessun problema con la Rai». Ma non ditelo ai teorici di TeleMeloni…

La conduttrice e direttrice artistica rivendica con orgoglio l'inclusività del programma. È stato facile? «Facilissimo. Può stupire rispetto all’idea che la Rai sia un monolite, ma non ho dovuto fare alcuna battaglia»

Cronaca - di Natalia Delfino - 29 Maggio 2025 alle 12:44

Inclusiva e lontana dalla narrazione che ne viene fatta. È la Rai descritta dalla sua “signora”, quella Milly Carlucci che festeggia i vent’anni di Ballando con le stelle, parlandone in un’intervista al Corriere della Sera. Un successo ininterrotto e inaspettato quando, nel 2005, il format nacque con una prospettiva di quattro puntate e qualche dubbio degli allora direttore generale Flavio Cattaneo e direttore di rete Fabrizio Del Noce. Poi il programma fu raddoppiato in corsa e per tenerlo in piedi «nacque il ripescaggio: avevamo finito i concorrenti». Il resto è storia della tv.

Milly Carlucci rivendica «l’inclusività» di Ballando

Una storia di cui Carlucci va giustamente orgogliosa, non solo per il risultato televisivo in sé e per i superospiti accolti nel corso del tempo, da Diego Armando Maradona e Giorgio Albertazzi, che spesso hanno rotto anche gli steccati tra mondi, ma anche e soprattutto per il fatto che, come rilevato da Chiara Maffioletti, che firma l’intervista, «Ballando è inclusivo».

Problemi con la Rai? «Può stupire rispetto all’idea che la Rai sia un monolite, ma non ho dovuto fare alcuna battaglia»

«Ne vado fiera», ha risposto Carlucci, ricordando che «oltre alla same sex dance, abbiamo avuto persone diversamente abili come Giusy Versace, Nicole Orlando, con sindrome di down, Oney Tapia, non vedente. E poi Lea T o Vittoria Schisano, transgender». «Volevamo raccontare la società», ha chiarito la conduttrice e direttrice artistica di Ballando. «Farlo in Rai è stato facile?», ha chiesto quindi la cronista, con una domanda carica di suggestioni prima di tutto rispetto alla famigerata “TeleMeloni”. «Facilissimo. Può stupire rispetto all’idea che la Rai sia un monolite, ma non ho dovuto fare alcuna battaglia», ha risposto Carlucci. E tanti saluti alla narrazione di una Rai chiusa al mondo, ideologica e votata a una propaganda oscurantista.

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di Natalia Delfino - 29 Maggio 2025