
Sfide del nostro tempo
Meloni al “Privacy Symposium”: «La protezione dei dati non è questione tecnica: riguarda libertà, sicurezza e diritti»
Non solo una questione tecnica e da addetti ai lavori, ma «una questione di libertà, sicurezza e rispetto della persona», nella quale tutti, dalle istituzioni ai cittadini, ciascuno per il proprio ruolo, devono svolgere la propria parte con la consapevolezza della posta in gioco. Nel saluto al forum internazionale “Privacy Symposium”, che si è chiuso oggi a Venezia, il premier Giorgia Meloni ha voluto ricordare con forza come la protezione dei dati personali sia «uno dei grandi temi della nostra epoca». Rispetto al quale l’Italia si è fatta promotrice in Europa e a livello internazionale, come per l’Intelligenza artificiale, di iniziative per sostenere un approccio strategico.
Meloni: «La protezione dei dati personali non è una questione tecnica, ma di libertà, sicurezza, rispetto della persona»
«Viviamo in un mondo in cui ogni attività lascia una traccia. Ogni cittadino, oggi, è anche un dato. E se non proteggiamo quei dati, allora non stiamo proteggendo davvero i nostri diritti. Governare questa dimensione significa, dunque, tutelare i diritti fondamentali su cui si fondano le nostre democrazie», si legge ancora nella lettera con cui Meloni ha inviato al Symposium, «un messaggio forte» come ha sottolineato il membro del Collegio del garante della Privacy italiano, Agostino Ghiglia, condividendola sui propri social.
I rischi connessi dell’Intelligenza artificiale
«L’intelligenza artificiale generativa sta accelerando questi processi, e sta contribuendo a trasformare il nostro modo di vivere, comunicare, lavorare, decidere», prosegue il premier, ricordando come questo «strumento straordinario» comporti anche rischi in termini di accentuazione delle disuguaglianze, di alterazione degli equilibri occupazionali, di creazione di opacità nei processi decisionali. «L’intelligenza artificiale è destinata ad incidere anche sugli scenari geopolitici e sugli equilibri attuali, perché può garantire a chi la gestisce e la utilizza un vantaggio competitivo», prosegue Meloni, ricordando che nello squilibrio tra chi ha consegue quel vantaggio e chi resta indietro «possono nascere tensioni, se non addirittura conflitti».
E, dunque, «è necessario costruire, nel rispetto della differenza di approcci tra le diverse realtà nazionali, dei meccanismi di governance globali». «È una sfida per tutti», avverte il premier. Per i governi, ma anche per le imprese e per il settore privato, per i quali è «fondamentale» lavorare insieme e riuscire a «creare un’alleanza per garantire che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sia a misura d’uomo, controllata dall’uomo e che abbia l’uomo come suo fine».
L’impegno dell’Italia per una Ia «a misura d’uomo»
Con questa consapevolezza e con quella rispetto all’impatto che l’Ai avrà sul mondo del lavoro, ricorda il premier, l’Italia ha voluto mettere l’Intelligenza artificiale tra i temi fondamentali del G7 a propria guida, «raggiungendo risultati concreti»: dal marchio che consente di riconoscere le imprese e le organizzazioni che hanno adottato il codice di condotta internazionale dell’Hiroshima Artificial Intelligence Process al Piano d’azione sull’uso dell’IA nel mondo del lavoro.
Meloni nella sua lettera ricorda come l’Ai rischi di sovvertire il rapporto tra uomo e macchina: non più un sostituto per i lavori faticosi e ripetitivi, ma un sostituto dell’intelletto. Uno scenario che chiama, ancora una volta, a una alleanza tra governi, imprese, organizzazioni sindacali per far sì che il mondo del lavoro si trovi pronto, con interventi e investimenti in istruzione, formazione e politiche attive.
Ugualmente, avverte il premier, «è essenziale investire nell’educazione e nell’alfabetizzazione digitale, non solo delle nuove generazioni» e non solo per quanto riguarda le nozioni tecniche, ma per «accrescere il pensiero critico e sviluppare la responsabilità individuale e collettiva». «Il Governo – ricorda Meloni nel messaggio al “Privacy Symposium” – da questo punto di vista, è attivo su più fronti e ha scelto di investire, non solo nella formazione, ma anche nel contrasto ai crimini informativi e nella sicurezza digitale».
Il ruolo «cruciale» del Garante della Privacy per l’equilibrio tra sviluppo tecnologico e tutela dei diritti
«L’Italia – chiarisce quindi Meloni – sta lavorando per l’attuazione del quadro europeo sulla privacy (Gdpr), con un approccio scrupoloso e omogeneo per la tutela dei dati personali. Concetti come la responsabilizzazione del titolare del trattamento, il consenso esplicito per dati sensibili (in particolare sanitari), i diritti degli interessati sono principi molto importanti. Assieme alla Commissione Ue, l’Italia ha anche lavorato per avere accordi e regole per i trasferimenti internazionali di dati, per garantire in particolare la protezione dei dati anche fuori dall’Ue». «In questo scenario, il ruolo del Garante per la protezione dei dati personali si conferma cruciale, per presidiare l’equilibrio tra sviluppo tecnologico e tutelare i diritti, offrendo garanzie ai cittadini e orientamento alle Istituzioni. Ruolo che ha ribadito anche nell’ambito del G7 Privacy, la riunione delle Autorità indipendenti delle Nazioni del Gruppo dei Sette che si è svolta lo scorso ottobre a Roma. L’Italia . conclude Meloni – continuerà a fare la propria parte e a dare il suo contributo in questo ambito, per guidare l’innovazione in modo responsabile e difendere i diritti dei cittadini, delle famiglie e delle imprese».