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L’ira di Giulia Bongiorno: “Assurda la raccolta di firme delle donne giuriste contro la legge sul femminicidio”

L'orrore senza fine

L’ira di Giulia Bongiorno: “Assurda la raccolta di firme delle donne giuriste contro la legge sul femminicidio”

Politica - di Marta Lima - 31 Maggio 2025 alle 09:19

Il femminicidio, è una parola che “non si può né si deve cancellare: anzi, ho trovato profondamente sbagliata la raccolta firme delle giuriste contro il nuovo reato“. A dirlo è Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia, in una intervista al Corriere della Sera, relativamente al fatto che il fenomeno si sta aggravando, coinvolgendo fasce d’età sempre più basse, ultimo il caso di Martina Carbonaro. “Il minimo comune denominatore è sempre lo stesso: la donna è considerata un essere inferiore, che può essere sottomesso con la forza. Fenomeno antico – spiega l’avvocato – che addirittura fino al 1981 godeva di una pena mite perché esisteva una sorta di ‘codice’ di comportamento che la donna non doveva violare”.

Legge sul femminicidio, il sostegno di Giulia Bongiorno

“Professionalmente mi trovo davanti a ragazzi sempre più giovani, perché questa è la prima generazione completamente digitale. Assistiamo, fra i ragazzini, a un uso eccessivo e distorto dei social – dice – che veicolano messaggi violentissimi, egocentrati, fondati sulle sfide estreme, sull’ipercontrollo, sulla mascolinità padronale, sull’io che prevale su tutto. Se chiedi a molti ragazzini: ‘Preferisci baciare una ragazza o postare il tuo bacio con lei?’, ti rispondono: ‘Postare’. Come se il sentimento che chiamano amore fosse solo una proiezione pubblica di loro stessi. Esistono challenge su ‘come controlli la tua ragazza?’, ‘cosa le vieti?’ o addirittura video su ‘come uccidere una donna’. E la dimensione reale e quella virtuale si confondono, portando anche a violenze o all’uccisione della ‘cosa’ che viene percepita come un ostacolo: la donna, la ragazza, il soggetto più fragile, più esposto”.

E poi: “Sì alle lezioni sull’affettività, ma ai ragazzi si deve parlare col loro linguaggio, bisogna entrare nei loro meccanismi, servono figure specializzate, o non passa nulla – chiarisce Bongiorno – Non crediamo che chi finisce vittima o carnefice sia necessariamente figlio di famiglie disattente o disgregate. La penuria di strumenti per imporre regole base ai figli è un problema che tocca tutti. La prima regola, che per me è faticosa ma necessaria, è limitare al minimo l’uso del cellulare. Sono strumenti potentissimi, non dobbiamo permettere che ne abusino. Diamo limiti stretti. Anche se ci sentiamo persi, perché questa è la prima generazione nata col cellulare in mano. Oggi i ragazzi crescono più velocemente di un tempo e forse potrebbe essere utile anche valutare la possibilità di abbassare l’età dell’imputabilità da 14 a 12 anni. Ma serve formazione anche per le famiglie, perché si impongano e non lascino i ragazzi in balia di immagini, seduzioni, modelli che non hanno la maturità per filtrare. Serve un grande patto politico, istituzionale, generazionale. C’è in ballo la sicurezza di ogni donna, ma anche il futuro di un’intera generazione”.

 

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di Marta Lima - 31 Maggio 2025