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Una manifestazione transfemminista; il saggio di Eclettica che raccoglie gli atti del convegno su “L’altro femminismo”

Il dibattito

“L’altro femminismo” non è possibile, è necessario: voci da destra per dire basta alla guerra dei sessi

Gli atti del convegno "L'altro femminismo" sono diventati un libro con la prefazione di Arianna Meloni: «Spesso si dà per scontato che la destra sottovaluti i temi femminili. Non è così: Giorgia lo ha dimostrato. Il resto è storia»

Politica - di Annamaria Gravino - 25 Maggio 2025 alle 07:00

Sono stati raccolti in un saggio gli atti del convegno L’altro femminismo, che si è tenuto a Roma lo scorso novembre per cercare di dare una risposta alla domanda se esista «un “femminismo di destra”, in grado di dire concretamente la sua nella battaglia per l’affermazione dell’universo femminile in ogni settore – lavorativo, familiare e domestico – della vita quotidiana». Il volume porta lo stesso titolo del convegno, è edito da Eclettica, è curato da due delle relatrici, le giornaliste Annalisa Terranova e Cristina Di Giorgi, ed è introdotto da una prefazione di Arianna Meloni. Con i suoi 14 contributi L’altro femminismo offre un’articolata riflessione collettiva «sulla voglia – si legge nella controcopertina – di uscire dagli schemi di un certo femminismo ideologico». Il saggio, comunque snello e di facile lettura, si connota come una piattaforma da cui partire «per dare vita a un percorso che coinvolga tutti coloro che intendono, culturalmente e concretamente, contribuire alla conquista, per quante più donne possibile, della libertà di essere se stesse».

Arianna Meloni: «Spesso si pensa che la destra sottovaluti i temi femminili. Non è così: Giorgia lo ha dimostrato»

Da questo punto di vista, politicamente l’Italia non è al suo anno zero. E, anzi, come ricorda Arianna Meloni nella prefazione, moltissimo è stato fatto dal primo governo guidato significativamente, più che da una donna, da una donna di destra. «Il tema – scrive Arianna Meloni – a mio avviso va inquadrato nella cornice più generale del concetto di equità: mettere tutti – donne, uomini, ricchi, poveri, disabili, minoranze discriminate – nella stessa identica condizione di esprimere il proprio talento, di avere la possibilità di liberare le proprie energie. Questo mi pare il presupposto principale di una società fondata sul merito. E non si tratta solo di un obiettivo di giustizia sociale ma di un grande valore aggiunto per la nostra Nazione, dove le persone possono mettere in campo il loro talento attraverso una competizione sana e rispettosa delle regole». «Detto questo non possiamo escludere dall’agenda il tema della politica per le donne, una politica che deve rivolgersi ai problemi di tutte», prosegue la responsabile della segreteria politica di FdI, ricordando che «spesso si dà per scontato che la destra sottovaluti i temi femminili. Non è così: Giorgia lo ha dimostrato. Il resto è storia».

Perché serve “L’altro femminismo”

Ma perché allora si sente il bisogno di un lavoro, di una sorta di manifesto, come quello offerto da L’altro femminismo? Perché è sotto gli occhi di tutti che, ancora, contro questo virtuoso percorso politico, che è insieme culturale e valoriale, si muovono pervicaci correnti di segno opposto. Dal citato «femminismo ideologico» alla sua più moderna e devastante articolazione di transfemminismo, queste realtà propongono un modello rivendicativo che nella sua radicalità finisce per annullare lo specifico femminile, la sua possibilità di esprimersi pienamente, la sua complementarità nella costruzione di una società davvero paritaria.

Il “nemico” non è il maschio, ma «il nulla che uccide l’identità»

Avverte Terranova nel suo contributo che, nella visione che viene proposta dalle donne de L’altro femminismo, il nemico non è il tanto deprecato “maschio bianco, eterosessuale e occidentale”, ma «il nulla che uccide l’identità» e che «riduce anche l’essere donna a convenzione patriarcale», generando un paradosso per cui, sostanzialmente, tutto ciò che caratterizza l’essere donna viene ridotto a proiezione dello sguardo maschile e, dunque, sottoposto a critica, smantellamento, cancellazione.

Dallo schwa agli uomini nello sport femminile: i danni del transfemminismo

Molte sono le manifestazioni delle conseguenze di questa impostazione, ma la più intuitiva resta forse quella dell’uso dello schwa (ə) o dell’asterisco al posto del maschile sovraesteso: la manifestazione plastica di un tutto indistinto di cui proprio le donne fanno le spese, come ampiamente dimostrato – per restare ancora su un terreno di immediata comprensione – dai numerosi e dibattutissimi casi dell’ammissione di persone nate uomo alle competizioni sportive femminili.

I temi affrontati nel saggio “L’altro femminismo”

L’utilizzo della «neolingua» è uno degli argomenti affrontati nel convegno e, quindi, nel libro L’altro femminismo. Ci sono poi il tema del modo in cui la questione femminile viene raccontata dal «mainstream»; quello di come attraverso la riscrittura delle favole si punti allo smantellamento di archetipi che, ancora una volta, non sono il frutto di un’imposizione patriarcale, ma proiezione dei fondamentali dell’essere umano; la piaga dei femminicidi e delle violenze nelle relazioni intime; i temi del lavoro, dell’affermazione in ambienti che restano ancora prettamente maschili, della condizione delle donne straniere, della maternità; contributi su alcune figure di donne che si sono contraddistinte per aver incarnato un altro femminismo; cenni storici su come gli ambienti femminili della destra militante già in anni lontani fecero coraggiosamente propria una questione che appariva appannaggio esclusivo della sinistra.

Chi sono le donne che danno voce al no alla guerra dei sessi

Variegati come i contributi che hanno reso sono anche i profili delle donne che hanno partecipato ai lavori. Ci sono docenti, psicoterapeute, giornaliste, scrittrici, sociologhe, funzionarie pubbliche, imprenditrici: oltre a Terranova e Di Giorgi, sono Simonetta Bartolini, Brunella Bolloli, Nausica Cangini, Monica Dimonte, Dounia Ettaib, Madina Fabretto, Manuela Lombardi, Francesca Notargiovanni, Germana Pigliucci, Gloria Sabatini, Alessia Serrao. Donne, insomma, che quotidianamente, nei vari ambiti, si misurano con ciascuno dei temi affrontati, mettendo sul tavolo del dibattito un portato che oltre che culturale e valoriale è anche esperienziale. E che si offre di dare voce a una visione che, a dispetto della visibilità che incontra, è condivisa dalla stragrande maggioranza delle donne italiane.

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di Annamaria Gravino - 25 Maggio 2025