
L'intervista-confessione
L’abisso di Saviano: “Ho sbagliato tutto, volevo suicidarmi”. Ma su Meloni non è pentito: “Le dissi bastarda per fare clamore”
E’ un Roberto Saviano triste, quello che si consegna all’intervista di Aldo Cazzullo, oggi, sul “Corriere della Sera“, con una doppia pagina di confessioni sulla sua vita “sotto scorta” che lo ha portato, negli anni, a vivere una sindrome claustrofobica dettata dall’impossibilità di vivere una vita normale. Oggi lo scrittore di “Gomorra” si spinge fino ad ammettere di “aver sbagliato tutto” e confessa a Cazzullo di vivere una fase di grande prostrazione personale, a cominciare dal senso di colpa con la propria famiglia, che ha pagato il prezzo delle sue scelte di vita. Gli fa male anche pensare alle accuse dei napoletani che non gli perdonano di aver “sputtanato la sua terra” e di aver contribuito a creare miti cinematografici incarnati dai boss della camorra, nei quali i giovani ormai si immedesimano. Nessuna autocritica, come al solito, però, da Saviano. “Napoli è piena di turisti, tutti vogliono venirci…”.
Saviano e le accuse, dal fascino della camorra alla Meloni
“Vivo recluso, senza vederne la fine. E oggi anche se uno scrittore come lui finisce in tribunale non ha lo stesso effetto che in passato… Mi hanno portato in tribunale il capo del governo, il suo vice Salvini, il ministro Sangiuliano. Con Sangiuliano ho vinto, con la Meloni ho perso, con Salvini i processi sono in corso”. La premier lo querelò per averla insultata, la definì “bastarda” , lui fu condannato e anche oggi non se ne dichiara pentito. “Volevo creare scandalo con quella parola. Definire le Ong taxi del mare per me era un’infamia, una crudeltà: chi è in mare va salvato. Sono stato condannato, ma vado fiero delle parole del giudice che come attenuante ha ricordato nella sentenza l’ alto valore morale delle critiche mosse”…
Saviano soffre di atttacchi di panico. “Le 5 del mattino sono il momento più difficile della giornata. Non respiri. Ti chiedi: e adesso? Dove vado? Dove vado? Mi sento schiacciato tra due forze. Una per cui rischio la vita; l’altra per cui non sono morto, e quindi è tutta una messinscena. La frase più stupida che sento è: ‘Se davvero volevano ucciderlo, l’avrebbero già fatto”. Da qui il pensiero ricorrente: la mia vita non finirà bene. Se non mi fanno del male, mi farò del male”. Tanto da aver anche pensato al gesto estremo in passato”, sottolinea Cazzullo.