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Prima Messa nella Cappella Sistina di Papa Leone XIV

La Sistina risplende di fede

La prima messa di Leone XIV, un faro per la tradizione. “Ridurre Gesù a superuomo è ateismo”

"Ridurre Gesù a leader carismatico o a superman" è un tentativo di immanentizzare il trascendente, ha detto il Pontefice. E ancora: "Alla fede si preferiscono denaro e successo. Ma la Chiesa sia faro che illumina le notti del mondo", ha ribadito il Santo Padre nel corso dell'omelia. Domenica attesa per il primo Angelus in San Pietro

Cronaca - di Bianca Conte - 9 Maggio 2025 alle 18:15

È il Vangelo di Matteo quello scelto per la prima messa di papa Leone XIV in Sistina, che ha iniziato la sua prima omelia con una introduzione in inglese a braccio. E ha poi proseguito leggendo il testo in italiano. Il Santo Padre è arrivato nella Cappella per la Missa Pro Ecclesia a Romano Pontefice senza indossare le scarpe rosse, ma con scarpe nere e la croce pastorale realizzata per Benedetto XVI usata anche dal predecessore, Papa Francesco.

«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa», recita uno dei passi. E nella maestosa cornice della Cappella Sistina, cuore pulsante della cristianità, Papa Leone XIV ha celebrato la sua prima Santa Messa. Un evento che risuona con profonda spiritualità e significato storico. L’eco dei canti sacri si è fuso con la solennità del luogo, testimone di secoli di preghiera e arte sublime. La liturgia, officiata con la compostezza e la sacralità che la tradizione impone, ha visto il Pontefice raccogliersi in preghiera, invocando la guida divina sul suo pontificato. Un momento di intensa comunione per i fedeli presenti. Come per coloro che, idealmente uniti, guardano a Leone XIV come un saldo punto di riferimento in un’epoca di incertezze.

La Sistina risplende di fede: la prima messa di Leone XIV, un faro per la tradizione

La scelta della Sistina per questo primo, significativo atto, non è casuale. Essa racchiude in sé la grandezza della fede e la bellezza dell’arte, un binomio indissolubile che da sempre eleva l’anima. Gli affreschi michelangioleschi, con la loro potenza espressiva, sembrano dialogare con la preghiera del nuovo Pontefice, in un inno corale alla gloria di Dio. Questa prima messa di Leone XIV, dunque, si configura dunque come un messaggio chiaro: un richiamo ai valori perenni della Chiesa. Un invito alla riflessione e alla riscoperta delle radici spirituali che hanno plasmato la nostra civiltà. Ma anche un inizio di pontificato all’insegna della continuità e della fedeltà alla Tradizione. E un faro che illumina il cammino dei credenti.

«La Chiesa sia un faro che illumina le notti del mondo. In particolare Dio, chiamandomi attraverso il vostro voto a succedere al Primo degli Apostoli, questo tesoro lo affida a me». Queste le parole che piovono come pietre di Papa Prevost, Leone XIV, nella sua prima omelia nel corso della messa con i cardinali presieduta in Cappella Sistina.

Il monito nell’omelia: «Ridurre Gesù a leader carismatico o superuomo è ateismo di fatto»

Ma è stata l’omelia, entrata nel vivo della liturgia, a rivelare immediatamente la statura teologica e intellettuale del nuovo Pontefice agostiniano. La sua sentenziosa affermazione: «Ridurre Gesù a leader carismatico o superuomo è ateismo di fatto», ha scosso le coscienze con la forza di una verità lapidaria. In queste parole risuona la profondità del pensiero di Sant’Agostino. La sua acuta intelligenza nel discernere le insidie di interpretazioni riduttive del mistero cristiano. Leone XIV, con questa fulminante dichiarazione, non solo riafferma la centralità della divinità di Cristo, ma smaschera con lucidità ogni tentativo di immanentizzare il trascendente, di confinare l’Infinito nelle categorie limitate dell’umano.

Un richiamo ai valori sempre eterni della Chiesa

Questa prima messa di Leone XIV si configura dunque come un messaggio chiaro: un richiamo ai valori perenni della Chiesa. Un invito alla riflessione e alla riscoperta delle radici spirituali che hanno plasmato la nostra civiltà. Ma anche un monito imprescindibile contro le derive di un pensiero secolarizzato che tenta di svuotare il cuore del Cristianesimo. Un inizio di pontificato all’insegna della continuità e della fedeltà alla tradizione, quella di Papa Leone XIV, illuminato dalla luce potente della Verità rivelata.

L’omelia di Papa Leone XIV: la mancanza di fede porta con sé drammi quali la perdita del senso della vita, la crisi della famiglia

E infatti, il Pontefice neo-eletto, durante la celebrazione aggiunge anche: «Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti. Contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia. Il denaro. O anche il successo, il potere, il piacere», ha detto il Santo Padre. «Si tratta – ha poi osservato – di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito. Eppure, proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita. L’oblio della misericordia. La violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche. E la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre, e non poco».

Vige un «ateismo di fatto»

Eppure, ha sottolineato a stretto giro Papa Leone XIV, «anche oggi non mancano i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo. E ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto», ha denunciato Papa Leone.

Il richiamo a un quotidiano cammino di conversione

«Questo è il mondo che ci è affidato, nel quale, come tante volte ci ha insegnato Papa Francesco, siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Gesù Salvatore. Perciò, anche per noi, è essenziale ripetere: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. È essenziale farlo prima di tutto nel nostro rapporto personale con Lui, nell’impegno di un quotidiano cammino di conversione. Ma poi anche, come Chiesa, vivendo insieme la nostra appartenenza al Signore e portandone a tutti la Buona Notizia”», ha osservato.

«Dico questo – ha evidenziato – prima di tutto per me, come Successore di Pietro, mentre inizio la mia missione di Vescovo della Chiesa che è in Roma, chiamata a presiedere nella carità la Chiesa universale, secondo la celebre espressione di Sant’Ignazio di Antiochia. Egli, condotto in catene verso questa città, luogo del suo imminente sacrificio, scriveva ai cristiani che vi si trovavano: “Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo”».

«Sparire perché rimanga Cristo»

«Si riferiva all’essere divorato dalle belve nel circo – e così avvenne –. Ma le sue parole richiamano in senso più generale un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo. Dio mi dia questa grazia, oggi e sempre, con l’aiuto della tenerissima intercessione di Maria Madre della Chiesa».

Papa Leone XIV: la «Chiesa sia faro che illumina le notti del mondo»

E ancora. La «Chiesa sia faro che illumina le notti del mondo», l’ammonimento di Papa Prevost nella sua prima omelia. «In particolare Dio, chiamandomi attraverso il vostro voto a succedere al Primo degli Apostoli, questo tesoro lo affida a me perché, col suo aiuto, ne sia fedele amministratore a favore di tutto il Corpo mistico della Chiesa. Così che Essa sia sempre più città posta sul monte, arca di salvezza che naviga attraverso i flutti della storia, faro che illumina le notti del mondo», ha osservato.

«E ciò non tanto grazie alla magnificenza delle sue strutture. O per la grandiosità delle sue costruzioni – come i monumenti in cui ci troviamo –, quanto attraverso la santità dei suoi membri. Di quel “popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa”».

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di Bianca Conte - 9 Maggio 2025