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drug queen Priscilla

Offesa ai genitori dei ragazzi

La drag queen Priscilla in una scuola di Acerra a parlare di sesso con i ragazzini. Monta la polemica

La dimostrazione di quanto serva la norma introdotta dal ministro Valditara sul consenso scritto dei genitori. Che potranno vedere i libri, il materiale dovulgativo. Soprattutto conoscere le finalità dei corsi extracurriculari e sapere chi sono gli "esperti" che vengono a parlare di sessualità con i loro figli

Politica - di Federica Argento - 7 Maggio 2025 alle 18:49

Un incontro a scuola con la drag queen attivista Priscilla (nome d’arte di Mariano Gallo) al liceo artistico Munari di Acerra è diventato un caso politico nazionale. A dimostrazione che la riforma Valditara sul consenso informato delle famiglie a lezioni extracurriculari è sacrosanto. A far emergere il caso è stato il deputato della Lega Rossano Sasso, capogruppo in commissione Cultura alla Camera, che ha annunciato l’intenzione di presentare un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. «Un soggetto privo di competenze educative e bardato di kefiah è stato messo davanti a studenti dai 13 ai 17 anni. Niente a che vedere con un pedagogista, uno psicologo dell’età evolutiva o un esperto di comunicazione». Il fatto è che la drag queen si è resa protagonista di un intervento social in cui ha preso in giro famiglie e governo: «Spesso, quello che viene costruito a scuola, viene distrutto a casa dalle famiglie». E ancora: “E ora chi glielo dice ai trogloditi al governo che sono entrata in un liceo?” Comincia così il post con cui la drag queen Priscilla ha documentato nei mesi scorsi sui social il suo incontro con gli studenti e le studentesse del liceo ‘Munari’ di Acerra.

La provocazione della drug queen Priscilla

Un intervento offensivo nei confronti del ruolo genitoriale. «Nelle nostre scuole c’è l’assalto di attivisti ideologizzati con la complicità di docenti di estrema sinistra» tuona il capogruppo in commissione. La drag queen insiste e dà una versione diversa. Secondo quanto riportato dalla stessa Priscilla dopo l’evento ( si definisce sulla sua pagina attivista queer e transfemminista), l’incontro era avvenuto su richiesta degli studenti e delle studentesse: nell’ambito della settimana dello studente. Con il coinvolgimento dei docenti e della dirigente scolastica. «È stato un momento di confronto prezioso: abbiamo parlato di bullismo, omofobia, dell’importanza dell’istruzione, della lotta intersezionale alle discriminazioni, di diritti civili, di politica intesa come partecipazione attiva, del popolo palestinese. Ho trovato in questi giovani ragazzi e ragazze una tale consapevolezza e determinazione che mi ha profondamente ispirato e commosso».

Scatta l’interrogazione parlamentare

E’ intervenuto il presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, Mario Rusconi, senza prendere un posizione decisa. «La scuola e il mondo della formazione deve essere lontano da contenziosi cercati in continuazione, devono essere un luogo di confronto democratico. Quando i miei studenti mi hanno chiesto di far partecipare un attivista ad una assemblea pro Palestina ho risposto che non avevo nulla in contrario se avessimo invitato anche un esponente israeliano», ha dichiarato. «Quando si innescano processi di conflittualità e si inserisce il contenzioso della politica partitica nella scuola, si fa un danno ai giovani; si impedisce il confronto e si accentua lo scontro. Mentre la missione della scuola è permettere il confronto democratico che implica più voci, mai unitarie».

Il consenso dei genitori sacrosanto ora più che mai

Va da sé quanto sia opportuno, comunque la si voglia pensare,  il consenso scritto dei genitori – come voluto dal ministro dell’Istruzione e del merito– che potranno vedere i libri, il materiale dovulgativo. Soprattutto conoscere le finalità dei corsi e sapere chi sono gli esperti che vengono a parlare di sessulità con i loro figli. Da una parte c’è l’istruzione, “compito innanzitutto della scuola“, ha spiegato Valditara, dove per istruzione s’intende l’insegnamento delle discipline quali italiano, storia, matematica. Dall’altra c’è l’educazione, “che tocca temi valoriali sensibili dove famiglia e scuola devono dialogare“. Per Valditara è inopportuno che “teorie complesse come quelle sull’identità sessuale siano spiegate nella scuola dell’infanzia e alla primaria“, questo perché i bambini “non sono ancora strutturati“.

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di Federica Argento - 7 Maggio 2025