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Un frame di un video condiviso dai due giovani originari del Bangladesh arrestati per terrorismo a Palermo

Inni social a jihad e martirio

Due giovani originari del Bangladesh arrestati per terrorismo a Palermo: «Possibile una imminente concreta attivazione»

Gli investigatori hanno trovato sui dispositivi ricerche su come paralizzare una persona e video per l'addestramento dei combattenti. I due erano molto attivi sui social. Uno aveva scritto: «La Sicilia tornerà emirato arabo»

Cronaca - di Natalia Delfino - 9 Maggio 2025 alle 20:47

Con l’accusa di apologia e istigazione a commettere delitti legati al terrorismo sono stati arrestati a Palermo due giovani originari del Bangladesh, di 18 e 21 anni, uno dei quali, secondo quanto emerso, sarebbe cittadino italiano, nato e vissuto qui e studente all’università. Il fermo è stato disposto dalla procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, ed eseguito dalla Polizia. Secondo l’accusa i due avrebbero diffuso materiale di propaganda dello Stato islamico e inneggiato alla jihad, ma anche «al martirio e all’uso della violenza indiscriminata con l’aggravante di avere usati strumenti informatici». Secondo gli investigatori, «l’analisi dei dispositivi sequestrati agli indagati ha confermato la loro postura radicale e la possibile imminente concreta attivazione».

I post sui social per il «martirio» e contro i «miscredenti»

I due, che sono stati posti dal Gip agli arresti domiciliari con obbligo di indossare il braccialetto elettronico, erano attivi con «una pluralità di profili» su diversi social, da Tik tok a Facebook fino a Instagram. «Tutti vogliono andare in guerra…. Siamo solo seduti sui social media. No, no, no. Fratello ascoltami», è una delle frasi di un video condiviso da uno dei due, che hanno postato diverse fotografie e video con scritte in arabo in cui si parla di «martirio».

Gli investigatori hanno sottolineato che i due si sono «evidenziati per lo spiccato attivismo su diversi social e su taluni network virtuali giovanili», «hanno manifestato interesse per tematiche jihadiste, sulle quali venivano ossessivamente inseriti e condivisi messaggi, immagini e video di propaganda dello Stato islamico, inneggianti alla jihad, al martirio ed all’uso della violenza contro i kuffar (miscredenti in arabo)». «In particolare, uno degli indagati ha postato on line frasi dal tenore “La Sicilia tornerà ad essere l’Emirato islamico” e ancora: “La mia morte non è (forse) una sola volta nella mia vita? Perché non dovrebbe essere sigillata dal mio martirio?”, esprimendo spesso disprezzo per i kuffar, che “…andrebbero gettati all’inferno e sottoposti ad una severa punizione…”».

La condivisione dei video del 7 ottobre

Dalle indagini è emerso che uno dei due aveva pubblicato sui social storie con soggetti armati e capo e occhi coperti, un collage di immagini che ritraggono fucili d’assalto del tipo AK-47, nonché frasi che richiamano il Califfato e il martirio e un video di Osama Bin Laden. Sono stati anche rilevati video tra i quali un reel contenente immagini riferibili all’attacco del 7 ottobre, correlato da un nasheed jihadista intitolato «prenditi il nostro sangue», nonché video di combattenti intenti a compiere esecuzioni di massa e post incentrati sulle vittime palestinesi di Gaza con frasi di disprezzo per l’America e Israele e minacce di imminente «vendetta per il sangue versato dal popolo di Gaza in nome di Allah».

Il materiale sull’addestramento dei combattenti

È stata però in particolare una ricerca tramite intelligenza artificiale su «”dove colpire una persona per paralizzarla?”, nonché l’iscrizione con il nick name Osama Bin di uno degli indagati ad un canale privato di un noto social nel quale veniva diffuso materiale audio, video e documentale per la formazione e l’addestramento di combattenti Jihadisti» ad allarmare particolarmente gli investigatori, che hanno rilevato il rischio della «possibile imminente concreta attivazione».

I due giovani originari del Bangladesh arrestati per terrorismo posti ai domiciliari

Gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati associati al carcere Pagliarelli. All’esito dell’udienza di convalida dei provvedimenti di fermo, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo ha emesso ordinanza di misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico nei confronti di entrambi gli indagati, ritendendo sussistenti il pericolo di reiterazione dei reati e soprattutto che i predetti possano completare il loro percorso di radicalizzazione, ponendo in essere azioni costituenti attentati alla incolumità e all’ordine pubblico.

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di Natalia Delfino - 9 Maggio 2025