
Parla il porporato tedesco
Il cardinale Müller sul nuovo Papa: “No a un altro Bergoglio, non si faccia strumentalizzare dalle lobby gay”
Un Papa che non sia soggetto alle lobby, come quella Lgbt, e che valuti l’importanza della messa tradizionalista in latino: è ciò che si augura il cardinale Gerhard Ludwig Müller, 77 anni, teologo ed esponente dell’ala conservatrice del collegio cardinalizio, in un’intervista al Fatto quotidiano.
Chiamato a Roma da Joseph Ratzinger, nel 2012, per guidare quel dicastero che il Papa teologo aveva retto per quasi un quarto di secolo, nel 2014 era stato creato cardinale da Bergoglio. Poi, nel 2017, al termine del suo primo quinquennio come capo dicastero, il brusco congedo da parte di Papa Francesco.
Il nuovo “Papa o chiunque nella Chiesa – dice Müller in una intervista a Il Fatto Quotidiano – non deve confondere questa missione personale che viene da Gesù Cristo di essere il vicario di Cristo sulla terra, il successore di Pietro, con un ufficio politico, con il potere, vivendo e parlando secondo il piacere del mondo, dei mass media o di diverse lobby che con la loro agenda, globalista o dell’ideologia del gender, vogliono governare il mondo secondo i criteri dell’ateismo che negano la natura umana, negano anche la natura e la vita divina”.
Müller, il cardinale tedesco, sogna un Papa “lontano” dal mondo
Müller torna anche a bocciare il documento Fiducia Supplicans con il quale Bergoglio, insieme alla Dottrina della Fede guidata dal cardinale argentino Victor Manuel Fernandez, ha autorizzato la benedizione delle coppie gay. “Il livello di autorità di questa dichiarazione – sentenzia il cardinale tedesco – è molto basso. Non c’è nessuna recezione da parte della Chiesa in Africa. Ma solo qui alcuni che sono vicini a questa ideologia hanno lodato e pensato che con questa dichiarazione la Chiesa è diventata moderna e così tutte le coppie gay adesso entrano nella Chiesa. Penso che queste lobby vogliano soltanto strumentalizzare la Chiesa per la loro propaganda, ma non sono interessate alla nuova vita in Gesù Cristo”.
Infine sulla messa tradizionalista sulla quale Francesco operò un giro di vite: “Ci sono persone che sono cresciute, fin da bambini, con la messa in latino e hanno più sensibilità per essa. Sono cattolici che preferiscono questa forma della liturgia senza negare l’autorità del Concilio Ecumenico Vaticano II”, conclude Müller.
Si abbassa il quorum: 89 voti per eleggere il nuovo Papa
Oggi, giorno festivo anche in Vaticano – è San Giuseppe lavoratore -, viene rispettata una pausa di riflessione anche dai cardinali che, a partire da mercoledì 7 maggio, si riuniranno in Conclave per l’elezione del nuovo Papa. Non è prevista una congregazione generale: ieri si è tenuta la settima, e le sessioni riprenderanno domani e sabato, mentre anche domenica 4 ci sarà una pausa.
Oggi, quindi, l’impegno in agenda per i cardinali sarà solo la sesta messa dei “novendiali” in suffragio di papa Francesco, che nel pomeriggio alle 17.00 sarà presieduta nella Basilica di San Pietro dal cardinale Kevin Joseph Farrell, camerlengo di Santa Romana Chiesa, cioè il porporato che presidia all’attuale “sede vacante”: la celebrazione di oggi è dedicata in particolare alla Curia Romana, ma chiunque voglia, anche tra i fedeli, può partecipare.
Intanto stanno confluendo a Roma gli ultimi cardinali elettori non ancora arrivati: fino a ieri ne erano presenti 124 su 133: in totale sarebbero 135, ma due saranno sicuramente assenti per malattia, lo spagnolo Antonio Canizares Llovera e il kenyano John Njue, mentre il bosniaco Vinko Puljic, che ha ottenuto il permesso dei medici di recarsi a Roma, non voterà nella Sistina ma da Casa Santa Marta. Per ora non sono annunciate altre assenze. Il fatto che i votanti in Conclave siano 133 fa sì che il quorum per eleggere il nuovo Papa scenda da 90 a 89 voti.