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Sceneggiata della sinistra alla Camera durante la discussione delle mozioni su Gaza

Il voto sulle mozioni

Gaza, la sinistra scatena la bagarre alla Camera: bandiere palestinesi e cartelli sul “genocidio”. La guerra diventa un triste show

Pd, M5S e Avs presentano una mozione congiunta, ma l'unico obiettivo della discussione è strumentalizzare la tragedia per fare propaganda contro il governo

Politica - di Agnese Russo - 21 Maggio 2025 alle 17:59

Le bandiere palestinesi, i cartelli con la scritta «Stop al genocidio», la lettura dei nomi dei bambini morti, le accuse lunari sul presunto silenzio dell’Italia rispetto alla crisi umanitaria. Come tristemente prevedibile, la sinistra alla Camera ha trasformato la discussione delle mozioni su Gaza e Cisgiordania in un insopportabile show propagandistico, il cui scopo politico era solo quello di dare addosso al governo. Per farlo sono intervenuti i big: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli. Pd, M5S e Avs avevano presentato una mozione congiunta, bocciata con  con 116 no e 111 sì. È stata approvata, invece, quella di maggioranza con 166 sì, 110 no e 8 astenuti.

FdI: «Un modo infantilistico e demagogico di trattare un tema così complesso»

«Abbiamo avuto la dimostrazione tangibile di come la sinistra italiana affronti la questione Medio Orientale: sembrava un’assemblea pro-Pal trasferita tra i banchi del Parlamento. Un modo infantilistico e demagogico di trattare un tema così complesso, che riguarda il contrasto al terrorismo da un lato e una tragedia umanitaria dall’altro», ha commentato la deputata di FdI, Ylenja Lucaselli. «Il governo Meloni ha dimostrato serietà: nessuna concessione a chi, come Hamas, vuol distruggere lo Stato d’Israele. Pieno dissenso, nel contempo, verso una relazione del governo Netanyahu che ha creato un dramma nel dramma, con vittime civili, sofferenza, distruzione. Così infatti si comporta un grande Paese occidentale», ha aggiunto.

La mozione della maggioranza: aiuti umanitari e azione diplomatica per la pace

Con la mozione di maggioranza, la Camera impegna il governo italiano «a sostenere, insieme ai partner europei e internazionali, ogni tentativo di soluzione negoziata tra Israele e i rappresentanti palestinesi – anche a partire dal piano predisposto dai Paesi arabi – per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza e per consolidare in modo permanente la cessazione delle ostilità», guardando alla soluzione dei «due popoli, due Stati». Invita l’esecutivo «a proseguire l’attività diplomatica» affinché le autorità israeliane autorizzino gli aiuti umanitari a Gaza, a partire dalla missione Food for Gaza a guida italiana, «senza l’intermediazione di Hamas»; a «a incoraggiare e sostenere l’allargamento della rete degli Accordi di Abramo nonché la realizzazione dell’Imec, che interesserebbe anche il nostro Paese»; a «lavorare affinché le parti, nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della legalità internazionale, giungano all’immediata cessazione dei combattimenti, alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, al ripristino delle condizioni che consentano l’assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza».

La richiesta al governo è dunque quella di proseguire il complesso lavoro che sta portando avanti sia sul fronte umanitario che su quello politico, con un pressing diplomatico su Israele che ha visto anche una nuova richiesta da parte del ministro degli Esteri Antonio Tajani di «di fermare le operazioni militari che coinvolgono i civili e di aprire subito tutti i valichi per fare entrare aiuti umanitari». «Vogliamo il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi: la guerra a Gaza deve terminare», ha scritto in giornata il titolare della Farnesina sui propri social.

Gaza usata dalla sinistra per scatenare la bagarre alla Camera

Nulla di tutto ciò, però, sembra essere arrivato alle orecchie dell’opposizione, che con Bonelli ha chiesto il ritiro dell’ambasciatore; con Conte ha sostenuto che il governo è impegnato a «proteggere un governo criminale»; con Fratoianni che «siete complici di quello che sta avvenendo, una responsabilità politica di cui dovrete rispondere alla storia, alla giustizia internazionale, al vostro Paese e ai vostri elettori»; con Schelin che «l’immobilismo della Meloni ci rende complici e ci disonora sul piano internazionale». Il tutto accompagnato da diverse manifestazioni buone per drammatizzare le strumentalizzazioni: dalla lettura da parte di Bonelli dei nomi dei bambini vittime «del criminale Netanyahu a Gaza» ai cartelli con scritto «stop genocidio» esposti dal M5S accompagnati dalle bandiere palestinesi, sventolate anche da Avs.

La strumentalizzazione della bandiera palestinese

Una situazione che ha costretto il presidente di turno, Fabio Rampelli, ha intervenire perché cartelli e bandiere fossero ritirati. Non, come ha voluto poi precisare, per ciò che la bandiera palestinese rappresenta, ma semplicemente perché alla Camera quello che ha fatto l’opposizione non si può fare. «Massimo rispetto per la bandiera della Palestina, che spero possa presto sventolare nei luoghi giusti e nel silenzio delle armi, magari attorno a un tavolo di pace dove non sia rappresentata da un’organizzazione terroristica e con un interlocutore israeliano che riesca a distinguere nelle sue azioni Hamas dai bambini e dalla popolazione civile», ha precisato Rampelli, ricordando che questa è la «condizione auspicabile e indispensabile per applicare la soluzione dei due popoli in due Stati».

L’impegno del governo per la popolazione civile e per il cessate il fuoco

Soluzione che «è e resta» il faro del governo italiano, nella consapevolezza che rappresenta l’unica chance per una soluzione strategica e duratura del conflitto in Medio Oriente, come ha ricordato in un’intervista al Corriere della Sera il ministro della Difesa Guido Crosetto, affermando nettamente che «Netanyahu sta sbagliando» e che quello che sta facendo a Gaza «si deve fermare». È, dunque, a quella soluzione strategica – pur nelle enormi difficoltà che esistono – che si deve continuare a mirare, lavorando intanto per il cessate il fuoco e per la soluzione della crisi umanitaria.

Si tratta di politica, e il governo la sta mettendo in campo. Invece, ritirare l’ambasciatore; dichiarare unilateralmente il riconoscimento dello Stato di Palestina (guidato poi da chi?); chiudere qualsiasi possibile spiraglio di interlocuzione e moral suasion additando Netanyahu come criminale; fare il gioco di Hamas che come evidentemente, come più volte sottolineato dal premier, punta all’isolamento di Israele è solo propaganda. Che diventa quanto mai becera proprio di fronte a quell’elenco di nomi letto da Bonelli.

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di Agnese Russo - 21 Maggio 2025