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Fumata “arcobaleno” dal Conclave? Avanza l’incubo di un Papa di sinistra pro-Lgbt e migranti. Ecco i nomi

Il toto-Pontefice

Fumata “arcobaleno” dal Conclave? Avanza l’incubo di un Papa di sinistra pro-Lgbt e migranti. Ecco i nomi

Cronaca - di Robert Perdicchi - 5 Maggio 2025 alle 13:54

Altro che Papa nero. C’è chi già scommette (o teme) un Papa “arcobaleno”, visto il pressing che la sinistra aveva già esercitato perfino post mortem sul Pontefice appena congedatosi dal mondo. E c’è anche chi, a destra, Trump in testa, vive come un incubo il possibile avvento di un Papa terzomondista e ancor più progressista sul filone dell’accoglienza ai migranti. Di sicuro, nel Collegio dei cardinali si confrontano visioni divergenti: tra chi, come Hollerich e Tagle, vede l’accoglienza come un dovere cristiano, e chi, come Sarah e Burke, teme per identità e sicurezza.

Il Conclave chiamato a schierarsi su diritti Lgbt e migranti

Papa Francesco ha sempre posto i migranti al centro del suo pontificato (non a caso il suo primo viaggio fu sull’isola mediterranea di Lampedusa) vedendo in loro una manifestazione concreta della solidarietà e della compassione cristiana. Il suo impegno ha avuto risvolti simbolici e pratici, come i ripetuti appelli alla comunità internazionale per una gestione più umana delle migrazioni.

Il Papa ha spesso parlato della necessità di vedere nei migranti “fratelli e sorelle” e ha denunciato il populismo che sfrutta le paure verso lo straniero. Mentre alcuni vedono l’accoglienza dei migranti come un atto di fede imprescindibile, altri sono più scettici riguardo alle implicazioni sociali ed economiche di una politica migratoria troppo aperta.

Tra i cardinali che condividono la visione di Francesco spiccano figure come il cardinal Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea, che ha spesso parlato in favore dell’accoglienza dei rifugiati e della creazione di politiche migratorie più inclusive a livello europeo. Hollerich, noto per il suo impegno nel dialogo interreligioso e per la sua posizione apertamente progressista, vede l’accoglienza dei migranti come un dovere cristiano fondamentale.

Anche il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e già presidente di Caritas Internationalis, è un forte sostenitore della posizione di Francesco. Tagle ha costantemente invitato i fedeli a non vedere i migranti come “un problema”, ma come persone bisognose di aiuto, e ha sottolineato come la Chiesa debba svolgere un ruolo di leadership nell’affrontare le crisi migratorie globali.

Anche il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera e già presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha espresso una posizione di apertura e accoglienza nei confronti dei migranti. In Germania, Marx ha lavorato per sensibilizzare la società sui benefici di politiche migratorie che non solo garantiscano il rispetto dei diritti umani, ma che possano anche arricchire le società ospitanti.

I conservatori a duello con i progressisti anche sull’immigrazione

Questi cardinali progressisti sono favorevoli a politiche migratorie più inclusive e cercano di promuovere soluzioni internazionali che mettano al centro la dignità e il rispetto per i diritti delle persone. Per loro, la Chiesa deve fare da esempio e agire come un faro di speranza per chi fugge da guerre, persecuzioni o povertà estrema. Dall’altro lato, un gruppo di cardinali più conservatori adotta una posizione più prudente riguardo alla questione migratoria. Tra i cardinali più noti in questa posizione troviamo Cardinal Robert Sarah, ex-prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che ha spesso espresso opinioni critiche sulle politiche migratorie più aperte. Sarah ha sottolineato la necessità di un’adeguata sicurezza nazionale e della difesa dell’identità culturale, pur non negando la necessità di soccorrere chi è in difficoltà. Anche il cardinale Raymond Leo Burke, un esponente di spicco dell’ala conservatrice della Chiesa statunitense, ha adottato una posizione critica nei confronti di un’immigrazione incontrollata. Burke ha più volte esortato a politiche che mettano in primo piano la protezione delle tradizioni nazionali e delle identità religiose, pur riconoscendo la carità cristiana. Su questa linea anche il cardinale Timothy Dollan. arcivescovo di New York, che non ha fatto mistero di apprezzare il pugno di ferro del presidente americano sulla questione migratoria.

Al centro del dibattito si colloca un gruppo di cardinali che cerca di mantenere un equilibrio tra l’accoglienza dei migranti e le preoccupazioni per la stabilità sociale. Tra questi, Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, è un esempio di una posizione che tenta di mediare tra le diverse visioni. Parolin ha sostenuto che la Chiesa deve promuovere una politica che rispetti i diritti umani, ma che tenga conto anche delle sfide pratiche legate all’immigrazione.

Pur non partecipando direttamente al conclave, perché da pochi mesi ha compiuto 80 anni, è sempre influente la posizione del cardinale Christoph Schönborn, già arcivescovo di Vienna, che ha cercato di conciliare l’accoglienza con la necessità di politiche migratorie responsabili. Schönborn ha dichiarato che l’accoglienza deve essere bilanciata con l’integrazione, e che i migranti devono essere aiutati non solo ad arrivare in sicurezza, ma anche a integrarsi pienamente nelle società ospitanti.

Un altro dei temi più scottanti e sottotraccia che attraversa i corridoi del Vaticano alla vigilia del conclave è quello dell’omosessualità. Il futuro della Chiesa cattolica si gioca infatti anche sulla capacità del nuovo pontefice di navigare un terreno sempre più scivoloso: quello della misericordia, dell’inclusività e della fedeltà alla tradizione dottrinale. Con il mondo che cambia, e le pressioni sociali che spingono verso un’apertura maggiore, i cardinali si trovano divisi tra coloro che vedono nell’accoglienza delle persone Lgbtq+ un atto di fede e quelli che temono che una maggiore inclusività comprometta l’integrità del messaggio cristiano. L’ombra di Papa Francesco, con la sua predicazione di misericordia, si intreccia con le riserve di una parte del clero che non vuole deviare dalla “legge naturale”. La sua storica frase “Chi sono io per giudicare?” nel 2013 ha segnato una svolta nel trattamento delle persone omosessuali da parte della Chiesa.

Il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, e Camerlengo di Santa Romana Chiesa, è uno dei principali sostenitori della linea di Papa Francesco sull’inclusività. Farrell ha sempre promosso una visione pastorale che mette al centro la compassione e l’accoglienza verso tutti, inclusi coloro che si identificano come omosessuali. Secondo Farrell, la Chiesa non deve condannare le persone omosessuali, ma piuttosto accompagnarle in un cammino di fede. Sebbene non esprima sostegno al matrimonio omosessuale, il suo approccio si concentra sulla necessità di accogliere con amore le persone Lgbtq+ all’interno della Chiesa, senza escluderle.

Un altro cardinale che ha mostrato una certa apertura verso l’omosessualità è il filippino Luis Antonio Tagle, che ha enfatizzato l’importanza di accogliere ogni persona, indipendentemente dalla sua orientamento sessuale. Tagle ha sottolineato che la Chiesa dovrebbe seguire l’esempio di Gesù nel trattare ogni individuo con dignità. Sebbene non abbia mai proposto modifiche dottrinali radicali, Tagle sostiene che la Chiesa debba essere un luogo di ascolto, comprensione e accompagnamento per le persone Lgbtq+.

Il cardinale statunitense Raymond Burke, uno dei principali esponenti del movimento conservatore all’interno della Chiesa, è noto per la sua posizione ferma contro l’approvazione del matrimonio omosessuale e altre forme di benedizione per le coppie dello stesso sesso. Burke ritiene che ogni apertura verso l’omosessualità possa minare l’insegnamento biblico sul matrimonio e la famiglia. La sua visione si allinea con quella di altri cardinali tradizionalisti, che sostengono che la Chiesa debba rimanere fedele alla dottrina millenaria su queste questioni. Anche il cardinale tedesco Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha manifestato preoccupazioni riguardo a qualsiasi apertura verso le unioni omosessuali o la benedizione delle coppie dello stesso sesso.

Ci sono anche cardinali che si trovano in una posizione intermedia, cercando di conciliare la misericordia con la fedeltà alla dottrina. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, ha recentemente fatto delle dichiarazioni più aperte sull’omosessualità, parlando della necessità di una “pastorale inclusiva” che veda le persone omosessuali come soggetti di amore e dignità, pur non mettendo in discussione l’insegnamento tradizionale sul matrimonio.

 

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di Robert Perdicchi - 5 Maggio 2025