
In memoria dell'attentato
“Fight! Fight! Fight!”: la Casa Bianca accoglie la statua di bronzo che immortala l’attimo in cui Trump scampò alla morte a Butler
Sulla scrivania dello Studio Ovale prende forma l’istante in cui il presidente americano sfuggì all'attentato dello scorso luglio. "Simbolizza l’intervento divino, ma anche l’uomo e il suo messaggio di unità e resilienza, valori fondamentali per l’America"
Donald Trump ha trovato posto accanto alla Resolute desk — la storica scrivania dello Studio Ovale — per qualcosa che va ben oltre una semplice decorazione: una statua che immortala l’istante preciso in cui la storia ha cambiato rotta, lo scorso luglio, a Butler, in Pennsylvania. Venerdì, durante la firma di alcuni ordini esecutivi, i giornalisti l’hanno notata: raffigura il presidente con il pugno alzato, l’orecchio ferito da un proiettile, lo sguardo indomito. in cui un comizio si è fatto epica. È la copia in bronzo dell’immagine che ha fatto il giro del mondo.
La scena scolpita nel bronzo
Ogni dettaglio è studiato. Alle spalle di Trump, nella statuetta, pende la bandiera americana, verticale, come in quel giorno. Ai lati, tre agenti del Secret service — tra cui Sean Curran, oggi direttore dell’agenzia — pronti a fare scudo senza alcuna esitazione. Sul volto di Trump l’urlo, ormai impresso nella memoria collettiva, e che incendiò la folla il 13 luglio: «Fight! Fight! Fight!».
L’autore e il progetto
La Casa Bianca non ha ancora diffuso dichiarazioni ufficiali. Tuttavia, secondo quanto riportato dal Trump Statue Project, l’opera porta la firma dello scultore Stan Watts. E non è un pezzo unico: è solo la prima versione. Una replica monumentale, alta circa due metri e settantacinque, è in lavorazione. È destinata a celebrare in modo permanente quel momento in cui l’America si è svegliata.
«Simbolizza l’intervento divino, ma anche l’uomo e il suo messaggio di unità e resilienza, valori fondamentali per l’America», si legge nella descrizione del progetto, che sta portando avanti una raccolta fondi per la realizzazione.
Il culto trumpiano alla Casa Bianca
Ma la statua non è un caso isolato. Alla Casa Bianca, da settimane, si respira un’aria da museo personale della rinascita trumpiana. Nel Grand Foyer dell’ala est è comparso anche un dipinto che raffigura la stessa scena, firmato da Marc Lipp: una reinterpretazione pittorica dell’iconica fotografia scattata dal fotografo Doug Mills del New York Times.
L’estetica del potere
Non è solo arte: è narrazione. Da gennaio, il presidente ha trasformato l’ala ovest in un prolungamento della propria estetica. Dorature, stucchi, arredi dallo stile “mar-a-laghiano”. I corridoi stessi raccontano la sua storia: le prime pagine del New York Post che celebrano il suo ritorno campeggiano sulle pareti. E tra tutte, una spicca: la celebre fotografia segnaletica scattata in Georgia — incorniciata ed esposta con fierezza, come un trofeo.