
Al fianco delle donne
Festa della mamma, tempo di bilanci: il governo Meloni tra sostegni concreti alle madri lavoratrici e alle famiglie
Dal "bonus mamme" alla decontribuzione, dai congedi rafforzati alla sfida del Mezzogiorno: tutte le misure concrete del governo per sostenere le lavoratrici con figli e ridurre i divari territoriali
In occasione della Festa della mamma, tra omaggi simbolici e celebrazioni di rito, torna al centro una questione cruciale: come si concilia davvero essere madri e lavoratrici in Italia? Il governo guidato da Giorgia Meloni – prima donna a capo dell’esecutivo e madre – ha scelto di affrontare la questione con misure puntuali, mirate, spesso innovative. Un cambio di passo rispetto al passato, che merita attenzione.
Il governo Meloni al fianco delle madri lavoratrici
Dal 2022 a oggi, l’azione dell’esecutivo si è concentrata su tre assi: sostegno economico, fiscalità familiare e rientro al lavoro dopo la maternità. Interventi articolati, costruiti tra leggi di bilancio, decreti e circolari. Un approccio pragmatico, in cui non si intende più mettere le donne di fronte alla scelta dell’essere madre o fare carriera.
È nata così la decontribuzione per mamme che lavorano, ribattezzata “bonus mamme”, che dal 2024 azzera i contributi previdenziali per le dipendenti con almeno due figli. Una misura che può arrivare fino a 3.000 euro annui. E dal 2025 è diventata strutturale per chi ha tre figli. Non è un privilegio ma un riconoscimento al valore sociale della maternità. Una novità concreta e tangibile per chi si impegna a costruire una famiglia. Restano però alcuni nodi da sciogliere, come l’estensione alle lavoratrici precarie, ma la direzione è tracciata. «Futuro e investimento sono le parole chiave», aveva spiegato Meloni.
Assegni, nidi e selettività mirata
Anche l’assegno unico è stato potenziato, con un +50% per i figli sotto l’anno e per le famiglie con almeno tre figli piccoli. Il bonus nido poi è salito a 3.600 euro per il secondo figlio nato nel 2024, quando il primo ha meno di dieci anni. Scelte selettive, sì, ma tarate per incentivare la natalità in un contesto demografico critico. L’idea di fondo: stare accanto alle famiglie numerose.
Congedi: più flessibilità e più tutela
Il congedo parentale è stato integrato con due mesi meglio retribuiti: uno all’80% e uno al 60%. Un segnale forte verso la genitorialità consapevole e condivisa. Il congedo di paternità obbligatorio resta a dieci giorni —retribuiti al 100%, da fruire tra i 2 mesi precedenti e i 5 mesi successivi all’arrivo del nascituro —, ma il tema è tornato al centro del dibattito. L’intenzione politica di intervenire c’è, e il quadro normativo è in evoluzione.
Imprese coinvolte nella sfida
Il governo ha introdotto sconti fiscali e deduzioni potenziate, introdotte dalla Legge di Bilancio 2025, per chi assume donne, in particolare neomamme. Il 130% di deducibilità sul costo del lavoro per le categorie fragili rappresenta un aiuto serio anche per le aziende. A questo si aggiunge la certificazione della parità di genere, premiata con riduzioni contributive. Un pacchetto che non si limita a dichiarazioni d’intenti o quote rose ma interviene sulla struttura del mercato del lavoro.
Un cambio di mentalità: “Vogliamo che l’Italia torni ad avere un futuro”
«Noi vogliamo che l’Italia sia il Paese più a misura di mamma», aveva affermato già in passato il presidente del Consiglio. «Abbiamo fatto della famiglia una priorità assoluta della nostra azione. E lo abbiamo fatto banalmente perché vogliamo che l’Italia torni ad avere un futuro», aveva spiegato Meloni agli Stati generali della natalità. Il numero dei nuovi nati resta basso – meno di 400 mila nati nel 2024 – ma è innegabile che si stia tentando una svolta.
Un bilancio concreto
L’occupazione femminile, inoltre, ha toccato il 52,5%, il dato più alto dal 1977. Segno che alcune misure cominciano a funzionare. Certo, la qualità del lavoro resta una sfida: part-time involontario e difficoltà di carriera per chi ha figli sono problemi noti. Ma l’impianto complessivo punta a trasformare la maternità da ostacolo in opportunità.
Un altro nodo da sciogliere è quello delle disparità territoriali: nel Nord Italia, il tasso di occupazione femminile raggiunge il 62,4%, mentre nel Mezzogiorno si attesta al 36,9%, secondo gli ultimi dati Istat. Per tale ragione l’esecutivo ha attenzionato particolarmente il Sud con l’obiettivo di colmare queste diseguaglianze: dal Pnrr, che assegna almeno il 40% delle risorse territorializzabili al Meridione italiano, a interventi specifici come il potenziamento degli asili nido al Sud (oltre il 54% delle risorse totali), il piano straordinario per l’occupazione femminile, gli incentivi all’imprenditoria e il sistema di certificazione della parità di genere per le imprese virtuose.
Dunque, la festa della mamma arriva ogni anno, ma per la prima volta da tempo è accompagnata da una serie di interventi che parlano la lingua dei fatti. Il governo Meloni ha rotto l’inerzia. Ora occorre continuità, monitoraggio e coraggio. Perché tra il dire e il fare, oggi, c’è finalmente chi ha iniziato a fare.