
La svolta del M5S
Doppio mandato abolito, il ritorno degli “zombie” grillini: chi dormiva, chi urlava, chi si stendeva sulla scrivania…
Un “grazie” a nome del popolo italiano che ama la politica e la comicità andrebbe rivolto, immediatamente, senza se e senza ma, al Movimento Cinque Stelle che finalmente ha abolito l’odioso vincolo dei “due mandati” per le cariche dei suoi esponenti, spalancando le porte a quella compagnia di cabaret che aveva solcato i palazzi romani ed europei nell’era del grillismo duro e puro a suon di scatolette di tonno da aprire in nome della trasparenza.
Doppio mandato via, la carica degli “zombie” grillini
Come dimenticare le pennichelle del capogruppo del M5S Vito Crimi, immortalate in Senato da storiche foto che fecero il giro del mondo, come sottovalutare le scenate da “Hulk” della politica portate in scena dalla pasionaria Paola Tavernanell’ovattata, fino a quel momento, cornice di Palazzo Madama, perché sminuire la provocazione della ministra Fabiana Dadone che si fece immortalare con le scarpe col tacco appoggiate sulla scrivania del suo dicastero, come non ricordare il meraviglioso autobus che l’allora presidente della Camera, Roberto Fico, prese al volo, a Termini, per dimostrare (ai fotografi) che lui non viaggiava con l’auto blu ma come un normale cittadino italiano, pantomima che durò a malapena un paio di giorni.
Ebbene sì. Con l’abolizione del vincolo del doppio mandato questi colossi della comicità involontaria torneranno prepotentemente sulla scena, a cominciare da quel Fico che il “campo largo”, ma “deluchizzato”, vorrebbe candidare alla presidenza della Regione Campania.
Ma c’è tanto da attingere, tra quella pletora di grillini della prima ora che ha mollato Grillo per seguire Conte. No, non fatevi illusioni: il più grande di tutti, l’immensa figura “dada” del Movimento, Danilo Toninelli, quello che confessò ai microfoni – da ministro dei Trasporti – di puntare tutto sull’elettrico e sull’eco-compatibilità delle auto, ma di aver comprato una jeep diesel, non ci sarà. Lui non è mai stato un “contiano”, almeno da quando, per il Conte 2, gli tolsero il ministero. Di Virginia Raggi, peggior sindaco di Roma degli ultimi cinquant’anni, famosa per aver fatto perdere le Olimpiadi del 2024 alla Capitale, sappiamo tutto, purtroppo, di Chiara Appendino, sindaco di Torino con condanna a carico, anche: entrambe torneranno, e non in posizioni secondarie. Dalle retrovie, però, ci sarà l’ondata di “zombie” di ritorno, come l’ex viceministro alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri. Un altro fuoriclasse della gaffe. Durante una visita ufficiale a Porto Empedocle, aveva indicato una nave ormeggiata, “e questo significa che arrivano turisti, dobbiamo far arrivare opportunità maggiori”. Si trattava del traghetto Moby Zazà che trasportava migranti, pagato dal suo stesso ministero.
Che dire di Paola Taverna, che al netto delle risse al Senato riuscì a pronunciare, in occasione delle Comunali di Roma, la storica frase: “C’è un complotto per farci vincere!”. Era seria, purtroppo. Di Carla Ruocco, ed presidente della Commissione Finanze alla Camera, che potrebbe valutare una candidatura al Parlamento Europeo, si ricorda la domanda su dove fosse “l’oro di Bankitalia”, rivolto al Governatore di via Nazionale, nonché la mail spedita da una sua collaboratrice a un convegno sulla Shoa in cui si chiedeva “un posto tra le autorità”, alla faccia della tanto odiata casta. Da superlativo assoluto l’aggettivo che deve salutare il ritorno in politica di Francesco D’Uva, ex questore della Camera dei Deputati, passato alla storia della politica nazionale per un intervento furibondo alla Camera nel quale chiedeva alla Lega “per quale mojto” aveva fatto la crisi. Non era una battuta, purtroppo, voleva dire motivo. Un’occasione persa, ma presto, statene certi, si potrà rifare.