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Buttafuoco, il paradosso e l’orgoglio: “Venezia diventi la New York del futuro”

Un ruolo culturale chiave

Buttafuoco, il paradosso e l’orgoglio: “Venezia diventi la New York del futuro”

Il presidente della grande mostra internazionale che aprirà il10 maggio rilancia il ruolo della città: tra memoria artigiana e visione globale, la città lagunare diventa fulcro dell’intelligenza collettiva e del cambiamento architettonico

Cultura - di Redazione - 7 Maggio 2025 alle 17:25

Venezia? Più che immaginarla come un laboratorio di buone pratiche ambientali, il presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco, preferisce delinearne l’immediato futuro come “una bottega ideale per il mondo”. E lo fa in occasione della presentazione riservata alla stampa internazionale in vista dell’apertura della 19esima Mostra Internazionale di Architettura (10 maggio – 23 novembre 2025), curata da Carlo Ratti, architetto-ingegnere e direttore del Senseable City Lab del Mit di Boston, dal titolo “Intelligens. Natural. Artificial. Collective.

Ai giornalisti che chiedono in che senso Venezia può essere laboratorio anche sul piano dell’architettura, il presidente Buttafuoco osserva: “su ‘laboratorio’ io mi sforzo di fare una strattonata semantica. Io voglio arrivare a ben altro che a un ‘laboratorio’, voglio arrivare alla ‘bottega’, voglio arrivare proprio a dar senso al ‘farsi della bottega’ dove si incontrano le generazioni, si incontrano le esperienze, le competenze, si incontrano le sensibilità, si incontra quello che poi è l’elemento vero fondante di questa fatica chiamata ‘arte’. Mi piace, quindi, – riporta il resoconto dell’Adnkronos- che Venezia attraverso la Biennale restituisca alle sensibilità del mondo, perché Venezia parla al mondo ed è una bottega ideale per il mondo, dove si imparano tutte le discipline dell’arte”.

Sappiamo perfettamente che tra di loro le arti dialogano, tra di loro sono connesse, interconnesse, sono intersezioni che si riconducono – ha spiegato Buttafuoco -. Abbiamo qui uno sforzo di armonia. Sappiamo perfettamente che tutto passa dalla manualità, sappiamo anche che può avere un significato politico. C’è un messaggio chiaro a una realtà qual è quella nostra che è erede di un giacimento di sensibilità che poi si destina anche all’artigianale”. Per il presidente, non è solo un’Istituzione internazionale, ma un’espressione di universalità culturale dove le arti si fanno ponte tra civiltà e coscienze, in una città che riflette il mondo intero”.

In un passaggio audace e suggestivo – riporta l’Adnkronos- il presidente della Biennale ha offerto una metafora che non passerà inosservata: “Mi avventuro in un paradosso: quel che New York è stato per l’Occidente, adesso è Venezia per il mondo che verrà”. E il mondo che verrà, secondo Buttafuoco, ha già due protagonisti ben delineati: “l’Africa, intesa come dinamo di energia creativa, e l’Asia, vista come giacimento di risorse e idee. È lì che si concentra il futuro”, afferma con convinzione, sottolineando come la Biennale di Venezia, proprio grazie alla sua capacità di attrarre e connettere, possa diventare “il punto di convergenza di queste energie emergenti”. Una Biennale che non si limita a esporre opere, “ma che si nutre delle esperienze quotidiane e delle tensioni del presente, diventando specchio e motore del cambiamento”. Quando i giornalisti gli hanno chiesto cosa manchi ancora a questa Mostra dell’Architettura 2025, Buttafuoco ha risposto con semplicità e attesa: “Mancano i giorni che ci faranno certificare il successo con l’arrivo del pubblico. Perché, alla fine, è l’incontro con il visitatore a rendere viva ogni mostra, a trasformarla da progetto a realtà”.

Buttafuoco e “l’universalità” di Venezia

Rispondendo a una domanda sulla natura internazionale della Biennale, Buttafuoco non usa il termine “internazionale”, ormai secondo lui “usurato”. Piuttosto, rivendica un concetto di “universalità”. In occasione della preview riservata alla stampa internazionale in vista dell’apertura della 19esima Mostra Internazionale di Architettura (10 maggio – 23 novembre 2025), il presidente della Biennale spiega che Venezia non è solo un palcoscenico per il confronto tra nazioni, ma è un luogo dove, attraverso ogni dettaglio della città, si riflette il mondo intero. “Se appoggiamo lo sguardo su qualunque particolare di questa città, leggiamo il mondo”, afferma il presidente della Biennale. “Da San Marco, con la sua imponente facciata, al simbolo del leone, che racchiude in sé significati di universalità, Venezia è una città che ha saputo rappresentare, nel corso dei secoli, l’incontro tra culture diverse”, spiega Buttafuoco.

“In un mondo segnato da conflitti e divisioni, la diplomazia culturale diventa uno degli strumenti più potenti per superare le tensioni geopolitiche”. Buttafuoco racconta di come, nei suoi incontri con esponenti di governi e istituzioni internazionali, abbia constatato in prima persona il valore di questa forma di dialogo culturale. La Biennale, infatti, “ha il potere di unire popoli e culture, non solo attraverso l’arte, ma anche tramite una visione che è al contempo locale e globale, radicata nella tradizione di Venezia ma proiettata verso il futuro di un mondo sempre più interconnesso”. In conclusione, la Biennale di Venezia, con il suo ruolo di ambasciatrice delle sensibilità artistiche di ogni parte del mondo, “non è solo un evento di grande importanza culturale, ma anche un simbolo di quella ‘universalità’ che”, come dice Buttafuoco, “ha la capacità di parlare al mondo intero, superando i confini e le divisioni”.

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di Redazione - 7 Maggio 2025