
Cercano fascisti immaginari
Biella, le femministe contro gli Alpini nelle scuole: “Propongono canti bellici”. Ma la città risponde con il Tricolore
Il collettivo "Le parole fucsia" contesta anche l'inno delle penne nere: esalterebbe "l’invasione nazifascista dell’Urss". La città se ne infischia e va avanti: "L’organizzazione sta procedendo molto bene. Siamo entusiasti e aspettavamo l’adunata delle penne nere da anni"
Biella è pronta a vestirsi di Tricolore. Le penne nere stanno per arrivare in città, da venerdì a domenica, e il Piemonte intero si prepara ad accogliere la 96ª Adunata nazionale degli Alpini, la prima nel capoluogo laniero. Ma mentre si montano i palchi e si lucidano i pennacchi, dalle retrovie arriva la solita polemica, questa volta firmata da un collettivo femminista che si fa chiamare “Le parole fucsia”. Il bersaglio? Gli Alpini nelle scuole. L’accusa? «Esaltano l’invasione nazifascista dell’Urss».
La missiva, una lettera aperta a firma di alcuni genitori (rilanciata dal collettivo), dipinge un quadro grottesco e irrealistico: falangi di penne nere che entrano nei corridoi scolastici «proponendo canti bellici, mitizzando gesta e azioni, contribuendo a rafforzare il clima sovranista e nazionalista che pare essere l’unico possibile nel nostro Paese». Una filippica che gronda ideologia rossa e inciampa nella storia.
A rispondere, è Massimo Cortesi, direttore della storica rivista L’Alpino: «Sono le solite polemiche del piffero messe in piedi da quattro gatti». Tagliente e misurato come solo un alpino sa essere, Cortesi liquida l’ennesima crociata con la stessa leggerezza.
“La sinistra monta la polemica per ottenere visibilità”
Ma non tutto tace. Secondo quanto riferito dal Giornale, che dà conto della vicenda, il portavoce del sindaco di Biella, Luca Castagnetti, prende la mira: «La sinistra monta la polemica grazie alla visibilità nazionale dell’adunata».
Non è la prima volta che accade. Nel 2022, a Rimini, un altro collettivo femminista lanciò accuse di abusi sessuali contro gli Alpini. Tutto dissolto come la neve al sole. E mentre “Le parole fucsia” cercano i fascisti invisibili, gli Alpini commemorano il terremoto del Friuli-Venezia Giulia, dove furono tra i primi a scavare con le mani nude per tirare fuori vite dalle macerie.
Femministe rosse contro l’inno degli Alpini
Non finisce qui, i Verdi hanno addirittura contestato l’illuminazione con il Tricolore delle montagne Mucrone, Tovo e Camino. Infine, l’accusa più bizzarra? Quella contro l’inno scelto per l’adunata, “Di qui non passa“, ispirato alla canzone del Piave, che secondo le attiviste glorificherebbe l’Operazione Barbarossa. Una tesi che rasenta la fantapolitica, specie in un’epoca in cui l’unico invasore dell’Ucraina è noto e ben riconoscibile.
A mettere i puntini sulle “i” ci pensa ancora una volta Castagnetti: «L’organizzazione sta procedendo molto bene. Siamo entusiasti e aspettavamo l’adunata da anni». E non sarà certo un volantino militante a scalfire l’entusiasmo di chi ha visto generazioni di Alpini servire per la Patria.
Perché la penna nera «è il nostro vessillo dal caldo della Libia al freddo in Russia, l’abbiamo portata sempre per giustizia in nome di un’Italia a volte ingiusta». Domenica a Biella arriveranno anche il ministro della Difesa Guido Crosetto e il presidente del Senato Ignazio La Russa, ma a parlare, ancora una volta, saranno i passi delle migliaia di Alpini che sfileranno con la dignità di chi non ha mai avuto bisogno di urlare.