
Arte e politica
A Montecitorio la mostra di Lorenzo Marini “Lettere alla Camera. Le parole non siano pietre”: dal 13 al 23 maggio
La rassegna è promossa dalla vicepresidenza della Camera. Rampelli: "Con questa mostra vogliamo restituire alle lettere dell’alfabeto la bellezza intrinseca che hanno. Strumento della libertà di espressione ed emblema anche della complessità del dibattito democratico"
Il Corridoio dei Busti di Montecitorio ospita da domani la mostra di Lorenzo Marini Lettere alla Camera: le parole non siano pietre. L’esposizione sarà inaugurata domani 13 maggio alle ore 17 (presente il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli) ed è visitabile fino al 23 maggio. Quindici le opere esposte che riprendono i temi cari all’iconico artista, noto per aver dato vita al movimento della Typeart. La mostra mette in scena le lettere dell’alfabeto come forme vive, svincolate, fluide: non più meri segni grafici, ma corpi narrativi che incarnano pensiero, relazione e responsabilità. Un appello alla riflessione, alla responsabilità, alla bellezza del linguaggio come strumento di costruzione sociale. Al centro della mostra spicca l’opera omonima, Le parole non siano pietre (realizzata con ciottoli proprio per la Camera dei deputati), una riflessione sull’uso consapevole del linguaggio nella società contemporanea.
A Montecitorio la mostra “Lettere alla Camera” di Marini
La rassegna, promossa dal vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, s’incardina in una serie di eventi sull’arte, la cultura e l’architettura coordinati dalla vicepresidenza. Marini, veneto di nascita, milanese di adozione e romano di elezione, ha passato gli ultimi mesi nella Capitale per aver partecipato alla mostra Il Tempo del futurismo, presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, con un’installazione ‘Pioggia di lettere’ tra le opere più instagrammate. “La scelta di ospitare le opere di Lorenzo Marini – ha detto Rampelli – non è casuale. In Parlamento le parole sono strumento di confronto, contrasto e sintesi. A volte le parole possono diventare strumento offensivo, soprattutto nell’era della comunicazione digitale. Altre volte possono banalmente risultare brutte, cacofoniche, spesso ci inabissiamo nei forestierismi, che slegano la parola dalla genesi della persona che la cita. Per non parlare delle leggi varate nei decenni – prosegue il deputato di Fratelli d’Italia – abitate da parole oscure, incomprensibili. Che compongono testi che non si fanno capire, impedendo l’esercizio reale dei diritti da parte dei cittadini”.
Rampelli: restituire alle lettere la bellezza intrinseca che hanno
“Con questa mostra – spiega Fabio Rampelli – vogliamo restituire alle lettere dell’alfabeto la bellezza intrinseca che hanno. Svuotandole di ogni potere interpretativo per riportarle alla loro originaria funzione: strumento della libertà di espressione e quindi segno artistico in potenza. Così da diventare emblema anche nella complessità del dibattito democratico. La parola, purificata dai suoi usi impropri, può tornare a essere fonte di bellezza”.