
Il Ponte tra Ue e Usa
L’esperto commerciale di Trump scommette su Giorgia: “Meloni? È l’interlocutore più credibile per la Casa Bianca”
Robert Lighthizer: "La premier italiana è la persona giusta per facilitare il dialogo tra Washington e Bruxelles, grazie alla loro condivisione di valori e alla solidità mostrata dal suo governo"
Robert Lighthizer, ex rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti nel primo mandato di Donald Trump, non ha dubbi: la strada per ridurre i dazi tra le due sponde dell’Atlantico passa da Roma. E, precisamente, da Palazzo Chigi. «Il governo di Giorgia Meloni mostra stabilità e credibilità», afferma, sottolineando come il premier italiano sia «l’interlocutore più credibile» per Donald Trump.
«Meloni è l’interlocutore più credibile agli occhi di Trump»
Intercettato da Francesco Semprini per La Stampa durante un simposio organizzato dal Council on Foreign Relations, l’ex negoziatore della Casa Bianca, ancora vicinissimo al presidente Usa, va dritto al punto: «Ritengo che, grazie al lavoro della premier italiana, sarà possibile operare verso una convergenza tra Stati Uniti ed Unione europea e giungere a un livello ragionevole dei dazi imposti dagli Stati Uniti». E sottolinea: «Del resto, al momento, il presidente Meloni è l’interlocutore più credibile agli occhi dell’inquilino della Casa Bianca nel Vecchio continente».
Il ponte possibile: tutti guardano all’Italia «con reale interesse»
Lighthizer spiega che Meloni «è forse l’unica vera amica di Trump, la persona giusta per facilitare il dialogo tra Washington e Bruxelles, grazie alla loro condivisione di valori e alla solidità mostrata dal suo governo». E non lo dice solo lui. Nei corridoi dell’evento, tra investitori e analisti, l’eco è sempre la stessa: «Con Giorgia Meloni alla guida del Paese, guardiamo l’Italia con reale interesse».
Il peso del commercio nella visione trumpiana
In occasione dei primi cento giorni del 47esimo presidente americano, Lighthizer firma un’analisi lucida sul peso del commercio nella visione del tycoon. «Se ne occupa in maniera compulsiva da quando aveva 35 anni», dice, spiegando che è il metro con cui, da sempre, distingue amici e nemici sulla scena internazionale.
Quanto accaduto negli ultimi anni dell’amministrazione Biden rappresenta, secondo l’esperto, quattro gravi anomalie. La prima: politiche industriali piegate alla creazione di ricchezza per le multinazionali e vantaggi tecnologici per pochi, anziché al miglioramento del tenore di vita. «Ciò ha creato deficit, consentendo ad esempio alla Cina di accumulare un surplus commerciale di tremila miliardi di dollari».
Seconda anomalia: la stagnazione. Le pregresse politiche commerciali hanno portato a una crescita limitata. «Se guardiamo ai tassi di crescita tra gli anni ’60 e ’80, il livello di ricchezza delle famiglie era sostenuto. Poi è calato». E mentre l’Occidente si distraeva, «c’è stato il depauperamento della leadership Usa nell’innovazione tecnologica».
Terzo nodo: l’adesione a trattati globali come il Wto. Quartum: il colpo inferto ai lavoratori americani, «le cui condizioni formative e salariali sono andate sempre peggio».
I dazi come «leva»
«Una prima leva è utilizzare i dazi a livello globale, applicando aliquote più incisive sui “Paesi predatori” come la Cina. Per procedere poi a un negoziato robusto come quello che ha in mente il presidente Trump», prosegue Lighthizer.
La parola chiave è flessibilità. Niente più vincoli rigidi come quelli imposti dal vecchio Nafta (Accordo americano di libero commercio). «Un commercio equilibrato ne impone il riesame delle relazioni commerciali», avverte. Nessuna indulgenza, dunque, se non per chi mostra cooperazione. E l’Italia sembra godere di un credito speciale.