
Difesa
Tajani alle sinistre: “Chi è contro il piano è contro la Ue. Non si può essere europeisti à la carte”
Il ministro degli Esteri mette in guarda da chi, Pd in testa, strumentalizza l'Europa a fini interni. "La sicurezza non è solo armi, significa militari in strada contro il terrorismo o a difendere i confini"
All’indomani del via libera informale dei 27 al nuovo piano di difesa europeo emergono plasticamente contorsioni e ipocrisie delle sinistre. Pronte a sventolare la bandiera blu di Bruxelles contro l’odiato Donald Trump salvo intonare la litania del pacifismo senza se e senza davanti alla sfida di implementare la difesa comune. Leggere le dichiarazioni in salsa grillina di Elly Schlein contro il “pericoloso riarmo” per credere.
Tajani alle sinistre: non si può essere europeisti à la carte
“Chi è contro la difesa europea non è abbastanza europeista perché non si può essere europeisti à la carte, per strumentalizzare l’europeismo e dire ‘voi non siete europeisti'”. A sbugiardare gli europeisti a corrente alternata è il ministro Antonio Tajani, reduce dal consiglio europeo nel quale, insieme alla premier Meloni, ha tracciato la linea italiana. “Tutti coloro, a sinistra, che oggi si professano europeisti, vogliono partecipare alle manifestazioni non si sa perché, perché devono essere manifestazioni europeiste però con obiettivi limitati, se lo si è si è anche per la difesa unica europea”. Ogni riferimento alla piazza del 15 marzo lancia da Michele Serra che si preannuncia come l’ennesimo show contro il governo è voluto. “L’europeismo per strumentalizzare l’Europa ai fini di politica interna a noi non interessa”, taglia corto il vicepremier.
Dobbiamo rispettare l’impegno di arrivare alla soglia al 2%
Armi spuntate, quelle della sinistra, anche quelle sul niet dell’utilizzo dei fondi di coesione. Il governo Meloni – forse il Nazareno non se n’è accorto – ha combattuto per rendere ‘facoltativo’ l’uso di quei fondi per le spese militari. La premier ha chiaramente detto che l’Italia non intende utilizzare quei finanziamenti per le armi. “Dobbiamo rispettare l’impegno con la Nato di arrivare al 2% del Pil per la difesa”, ha chiarito ancora Tajani. “Ma sono spese che non incidono su altro, perché intanto lo scorporeremo, come abbiamo deciso ieri, dal Patto di stabilità quindi non si toccano altre spese”. E ancora, come ieri Meloni durante l’incontro stampa a Bruxelles, il chiarimento necessario per chi accusa l’Occidente di deriva bellicista.
“La difesa non significa solo armi ma sicurezza e infrastrutture”
“Qui non si tratta di spese solo per le armi – spiega – il concetto di sicurezza significa sicurezza cibernetica, infrastrutture, innovazione, ricerca, tutto ciò che garantisce la sicurezza dei cittadini. Significa avere anche più militari per strada. Gli uomini che vengono impegnati nella lotta al terrorismo. Quelli a difesa dei confini, per la sicurezza nel Mediterraneo, in mare per la protezione delle navi mercantili nel canale di Suez e nel Mar Rosso. La Protezione civile e le missioni di pace. Non bisogna semplificare né mistificare: le spese per la sicurezza sono fondamentali e vanno a favorire anche la crescita, anche il contributo dei privati, speriamo”.