
I giudici all'assalto
Risarcimenti agli immigrati: 1600 euro a clandestino “respinto”. Gli effetti devastanti della sentenza-beffa
Centosessanta euro al giorno, per dieci giorni, per un totale di 1600 euro a immigrato clandestino a cui il governo italiano, nel 2018, impedì di sbarcare. La decisione della Corte di Cassazione sul caso Diciotti stabilisce un principio che può diventare devastante, sia sotto il profilo della gestione dell’ordine pubblico che per le casse dello Stato, riconoscendo il diritto al risarcimento del danno a uno dei cittadini eritrei bloccati per dieci giorni sulla nave militare all’epoca del governo leghista e grillino.
Uno per tutti coloro che erano a bordo della nave, una ventina, anche se molti di loro sono all’estero e dunque irrintracciabili. La cifra del risarcimento è di 160 euro al giorno, e quindi 1600 per dieci giorni più le spese legali. Secondo Nunzio Sarpietro, già presidente dei Gip di Catania, la sentenza permetterà di presentare ricorsi «a tutti quelli che, come nel caso della Diciotti, sono stati trattenuti per giorni e giorni a bordo delle navi militari o private che li hanno salvati. Per il governo è davvero un bel problema e le nuove norme che separano il giudicato penale da quello civile di certo non aiutano», dice oggi a Repubblica il giudice che ha assolto Salvini per il caso della nave Gregoretti.
Risarcimento agli immigrati, la sentenza della Cassazione
Dunque, la Suprema Corte ha stabilito che lo Stato dovrà risarcire i danni non patrimoniali subiti dai migranti durante i giorni di permanenza forzata a bordo della Diciotti, definendo “illegittima” la restrizione della loro libertà personale voluta dall’allora governo giallo-verde con ministro dell’Interno Salvini. La sentenza ieri ha scatenato dura reazione del centrodestra, a partire dalla premier Giorgia Meloni, che ha espresso il suo disappunto con un tweet molto critico: è “assai opinabile”, secondo la presidente del Consiglio, il principio risarcitorio della “presunzione del danno”, in contrasto “con la giurisprudenza consolidata e con le conclusioni del Procuratore Generale”.
In sostanza, scrive nel post la leader di Fdi, “per effetto di questa decisione, il governo dovrà risarcire – con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse – persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato italiano“. “Non credo”, insiste Meloni, “siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni, e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante”.
Anche altri esponenti della maggioranza di governo hanno criticato la decisione della Cassazione, parlando di una sentenza che rischierebbe di creare un precedente pericoloso e che minerebbe la sovranità dello Stato nella gestione dei flussi migratori.
Durissimo Matteo Salvini, che all’epoca dei fatti contestati era a capo del Viminale. “Mi sembra un’altra invasione di campo indebita”, dice il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, che bolla la sentenza come “vergognosa” invitando i giudici della Cassazione a pagare di tasca loro: “Chiedere che siano i cittadini italiani a pagare per la difesa dei confini, di cui ero orgogliosamente protagonista, credo sia indegno”.
La reazione dei giudici: “Inaccettabili attacchi”
Non ci sta la presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano, per la quale “sono inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto”. “Di inaccettabile c’è solo una sentenza che obbliga gli italiani, compresi disoccupati e pensionati, a pagare chi pretende di entrare in Italia senza permesso”, replica la Lega.
Al termine del Cdm che dà il via libera al disegno di legge sul femminicidio – presieduto da remoto dalla premier Meloni, di ritorno da Bruxelles dopo una tappa al Cern di Ginevra – anche i ministri dell’Interno e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, sono stati sollecitati sulla questione.
Il titolare del Viminale (che all’epoca del caso Diciotti era capo di gabinetto di Salvini) non nasconde il proprio dissenso verso la decisione dei giudici: “Con profondo rispetto eseguiremo in qualche modo questa sentenza, in quanto è una sentenza della Cassazione, ma non la condivido affatto”, chiarisce Piantedosi, ricordando il voto con cui il Senato “stabilì l’inesistenza del reato in quanto si perseguiva un superiore interesse pubblico”.
Netto anche il guardasigilli Nordio, che mette in guardia dagli effetti potenzialmente “devastanti” legati alla sentenza della Cassazione: “Sappiamo che in Africa ci sono centinaia di migliaia di potenziali migranti, forse addirittura milioni, gestiti da organizzazioni criminali… Se producessimo il principio che queste persone, anche entrando illegalmente, hanno diritto a dei risarcimento finanziari, le nostre finanze andrebbero in rovina”.