L’intervento. Un Paese di nuovo unito: Trump conquista (quasi) tutti, ecco le vere ragioni
Riceviamo dagli Stati Uniti e pubblichiamo
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Trump ha vinto, e lo sanno fin troppo bene qui negli Usa. Come lo sapevano tutti quando vinse nel 2016 (per tanti pure nel 2020) e ora nuovamente nel 2024. Il presidente ha sfondato dappertutto. Anzi, non ha vinto solo lui: il voto popolare ha vinto per lui, anche contro i brogli e le azioni illecite, questa volta subito corrette dai tribunali il giorno stesso delle elezioni. Tutta l’America ha abbandonato il carro psichiatrico dei democratici, in una vittoria che ha superato i recinti razziali che i democratici avevano costruito per cercare di mantenere il potere, istigando odi reciproci nei media e nelle leggi, un retaggio del loro passato schiavista.
Un voto compatto contro l’amministrazione più disastrosa della Storia
È stato uno spostamento inaspettato, per i Dem, di gruppi che mai avevano votato repubblicano, men che meno Trump. Un voto compatto contro l’amministrazione più disastrosa e opprimente della storia d’America, che ha ridotto milioni di americani all’assistenza del welfare, mandato in rovina persone innocenti, liberato criminali in massa e aperto in quattro anni le porte a 12 milioni di clandestini, provocando così il più grave aumento degli affitti della storia. Ha raddoppiato i prezzi della benzina e dei generi alimentari, deprimendo drasticamente il potere d’acquisto.
Non solo Trump, il podio è condiviso
Ha vinto Elon Musk e la sua battaglia per la difesa del Primo Emendamento e della libertà di espressione. Ha vinto Robert F. Kennedy Jr., democratico per tradizione familiare, ha scelto di sostenere Trump, spinto dal suo impegno nella battaglia contro Big Pharma, il cibo spazzatura e i vaccini insicuri, pur essendo formalmente candidato. Ha vinto Tucker Carlson, rappresentante di un giornalismo d’inchiesta serio, onesto e audace. Hanno vinto i perseguitati politici interni ed esteri, tra cui l’ex hacker e ora difensore della libertà di espressione, nonché amico di Assange, Kim Dotcom. Hanno vinto le criptovalute. Ha vinto la chiusura delle frontiere. Ha vinto la detassazione. Ha vinto la sicurezza. Ha vinto l’America riunita intorno alle cose che contano per avere una vita serena, ma ha perso disastrosamente l’America delle recriminazioni sistemiche, delle lotte familiari, fratricide, tra generazioni, tra sessi, tra amici.
Crollano le roccaforti Dem
Ha vinto anche Peanut, lo scoiattolo influencer soppresso a seguito di una segnalazione dagli agenti dello Stato di New York, stato che ricordiamo roccaforte dei Liberal. L’America al voto ha abbattuto il “muro blu” (gli stati attorno ai Grandi Laghi, considerati imprendibili e tradizionalmente democratici). Ha conquistato con grandi maggioranze la Rust Belt, la “cintura della ruggine”, il cuore operaio degli Usa. Ha riconquistato i deserti dorati dell’Arizona e del Nevada. Ha vinto nel Sud, riconquistando la Georgia, ha rafforzato il suo vantaggio in Texas (“don’t mess with Texas!”) che i democratici speravano in bilico, e stravinto in Florida, dove il feudo democratico di Miami, un tempo +30% per Hillary Clinton nel 2016, non era mai stato espugnato dal 1988.
Da perseguitato The Donald torna vincitore
Nel 2020 gli tolsero la voce, primo presidente nella storia a non poter usare i social media, incluso Twitter, Facebook, Instagram, tutti lo bannarono. Cercarono di sopprimerlo anche nei media di massa. Erano convinti di avercela fatta, di esserselo tolto di mezzo: impeachment dopo impeachment, processo dopo processo, accuse ridicole, fatti senza senso, testimoni falsi, rapporti fasulli dai servizi segreti, casi chiusi riaperti da corti di livello inferiore. Non è servito a nulla. Ovunque andasse Trump, la gente si mobilitava. Al contrario, Biden prima, Harris poi, dovevano pagare dei figuranti (dati e prezzi si trovavano su siti online senza difficoltà). La gente, stanca e affamata, accorreva. Una cosa ripeteva sempre, il Presidente: “stavate meglio prima di questi quattro anni di governo democratico, o adesso? Siete più sicuri adesso o quattro anni fa? Noi faremo, assieme, l’America di nuovo grande. We will make America great again.” Masse spontanee si presentavano a ogni incontro pubblico. 901 comizi nel 2024, uno dopo l’altro, senza sosta, mentre dicevano che non era fisicamente forte. Biden dormiva, Harris beveva.
Tutto il caos democratico e l’inconsistenza di Kamala: l’America sceglie un’altra strada
Non sapevano più cosa fare; un solo incontro pubblico tra Trump e Biden, e quest’ultimo si è dovuto ritirare. Poi provarono a ucciderlo due volte, sparandogli al viso mentre giocava a golf. Lo davano per spacciato. Ma non ha ceduto. Mai. Nemmeno quando lo colpirono a Butler, in Pennsylvania. Si è alzato eroicamente e ha urlato: “Fight! Fight! Fight!” (Combattete!). L’America, a quel punto, ha creduto in lui ancora di più. Estrassero Harris dal cilindro, ma Harris non era stata votata alle primarie e nessuno conosceva il suo cognome. Harris iniziò a vacillare, a dire in uno Stato una cosa e l’opposto in un altro. “Sì al fracking, anzi no, banniamo il fracking. Sì all’immigrazione, anzi no, io sigillerò il confine. Sì alla libertà di stampa, anzi no, alla libertà di espressione”. Le chiesero cosa cambierebbe dell’amministrazione uscente, e in uno Stato diceva nulla, in un altro affermava di essere la candidata, non Biden. Balbettii, confusioni, ripetizioni infinite della stessa frase quando il gobbo non funzionava.
Kamala non conosce il fair play
Alla fine, però, ha convinto la gente di essere davvero Kamala “liar“ Harris, una bugiarda professionista, esponente del deep state, e molti elettori storici democratici, esausti, l’hanno abbandonata. Lei non ha nemmeno riconosciuto la vittoria di Trump la notte delle elezioni, quando era tutto chiaro, come Hillary Clinton nel 2016. Nel 2020, improvvisi ritrovamenti alle tre di notte di pacchi di voti negli uffici postali avevano cambiato il corso delle elezioni. Questa volta, misure di sicurezza erano state predisposte per evitarlo.
L’inizio di una nuova era e di una nuova America
Trump ha vinto, anzi, stravinto. A Mar-a-Lago, nel suo discorso post-elettorale per la vittoria, ha ringraziato tutti, a cominciare da sua moglie e dai suoi figli. Ha ringraziato tutti i cittadini ed ha promesso: “Combatterò per voi, per le vostre famiglie e il vostro futuro. Difenderò la nazione e non mi fermerò fin quando non restituirò agli americani una nazione di nuovo forte, sicura e prospera”. Poi un appello all’unità attraverso l’opera comune e il successo: “Chiedo a ogni cittadino, su tutto il territorio nazionale, di unirsi a noi in questa impresa nobile e virtuosa: è il momento di lasciare alle spalle le divisioni degli ultimi quattro anni, è il tempo dell’unità, e ci riusciremo”. “Il successo ci riunirà”. Infine, la promessa: “Dobbiamo mettere al primo posto il nostro Paese“. Servirà tempo per sistemare le cose, ma con una promessa: “Il futuro dell’America sarà più grande, migliore, forte, ricco e sicuro di sempre”. Chiudendo con il rituale “God bless you, and God bless America“.