
Medio Oriente in fiamme: Hamas rifiuta la tregua, Israele colpisce Hezbollah. Gli Usa tentano la mediazione
La tensione in Medio Oriente si intensifica in un crescendo di scontri militari, arresti e tentativi diplomatici di sedare un conflitto che minaccia di travolgere l’intera regione. Mentre gli Stati Uniti cercano un cessate il fuoco, Hamas respinge la tregua temporanea e Israele continua la sua campagna militare contro Hezbollah.
Hamas dice no alla tregua temporanea per Gaza
La milizia ha nuovamente rigettato l’ipotesi di una tregua temporanea nella Striscia di Gaza, ribadendo la propria richiesta per una cessazione definitiva delle ostilità. A dirlo l’alto responsabile di Hamas, Taher al-Nounou: «Abbiamo già espresso la nostra posizione sull’idea di una tregua temporanea della guerra, se non servirà ad altro che a riprendere l’aggressione in un secondo momento», ha dichiarato all’Afp. «Hamas sostiene la necessità di una fine permanente, e non temporanea, della guerra», ha aggiunto. Questa posizione ricalca quanto già affermato durante i precedenti tentativi di negoziato, in cui Hamas ha insistito per un ritiro completo delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza.
Inviati Usa in Israele per colloqui decisivi
Nel frattempo, gli inviati statunitensi Amos Hochstein e Brett McGurk sono attesi oggi in Israele per guidare colloqui di alto livello con l’obiettivo di porre fine alla guerra non solo nella Striscia di Gaza, ma anche in Libano, dove Israele e Hezbollah si confrontano in una spirale di violenza crescente. In un colloquio telefonico con il premier libanese Najib Mikati, Hochstein ha lasciato intendere che un cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah potrebbe essere raggiunto prima del 5 novembre, giorno delle elezioni negli Stati Uniti.
Eliminati comandanti di punta di Hezbollah
Sul campo, la guerra prosegue. In un raid aereo nel sud del Libano, le forze israeliane hanno annunciato l’eliminazione di Muhammad Khalil Aliyan, un comandante di Hezbollah responsabile delle operazioni anti-carro nella zona di Ghajar. Solo ieri, un altro obiettivo era stato colpito nel sud del Libano, eliminando Mustafa Ahmad Shahadi, numero due dell’unità d’élite Forza Radwan. La sua morte, confermata dalle forze israeliane, rappresenta un ulteriore tentativo di Israele di indebolire le strutture militari del gruppo libanese. Shahadi era accusato di aver diretto numerosi attacchi contro Israele, e la sua eliminazione rientra negli sforzi israeliani di contenere le attività di Hezbollah lungo il confine settentrionale.
Hezbollah: il nuovo leader conferma il «piano di guerra»
Con l’assunzione della guida di Hezbollah da parte di Naim Qassem, successore di Hassan Nasrallah, il gruppo libanese si impegna a proseguire il «piano di guerra» tracciato dal defunto leader. Nel suo primo discorso pubblico, ieri, Qassem ha sottolineato l’intenzione di mantenere la linea dura contro Israele, riaffermando l’impegno del movimento terroristico nella resistenza armata.
Spie iraniane: una coppia sotto accusa
Nel frattempo, lo Shin Bet e la polizia israeliana hanno annunciato l’arresto di una coppia di Lod, accusata di spionaggio a favore di Teheran. Rafael e Lala Guliyev, entrambi di 32 anni, avrebbero raccolto informazioni su infrastrutture di sicurezza e avrebbero persino pedinato una studiosa presso un think tank israeliano, con l’intento di danneggiarla. Si tratta dell’ultimo di una serie di casi di presunto spionaggio pilotati del regime degli Ayatollah, resi noti nelle ultime settimane. Inoltre, le autorità israeliane forniscono ora maggiori dettagli: uno dei due era incaricato di trovare un assassino per conto dei suoi responsabili in Iran.
Medici Senza Frontiere: allarme per l’arresto di un chirurgo a Gaza
In un contesto dove i civili e il personale medico restano i più vulnerabili, Medici Senza Frontiere (Msf) ha espresso profonda preoccupazione per l’arresto del chirurgo ortopedico Mohammed Obeid, in stato di fermo dal 26 ottobre. Obeid è stato arrestato nell’ospedale Kamal Adwan di Gaza, dove aveva offerto il suo sostegno per trattare i feriti in mezzo ai combattimenti. Msf, allarmata per le condizioni del personale medico che lavora in situazioni drammatiche, ha chiesto alle autorità israeliane dettagli sullo stato di salute e la localizzazione del medico.