“Lui o un altro era lo stesso”, “non so perché l’ho fatto”: minori spietati senza movente. Il delitto di Mantova, il massacro di Monza

1 Ott 2024 17:27 - di Greta Paolucci
movente

Una donna uccisa a Mantova e un imprenditore massacrato con una mazza da baseball a Monza: un omicidio e un’aggressione feroci e senza movente. Sono almeno due i casi di cronaca in cui all’orrore della violenza si unisce inestricabilmente lo sconcerto per la gratuità di aggressioni mortali, o quasi, su cui i colpevoli, minorenni, rivendicano l’assoluta mancanza di movente. In una vicenda orami drammaticamente nota siamo a Mantova, dove il 17enne in carcere con l’accusa del femminicidio di Maria Campai a Viadana (Mantova) agli inquirenti ha detto di aver ucciso la donna contattata online «con una mossa di wrestling», stringendole intorno al collo braccio e avambraccio.

Il giovane, ricostruendo passo per passo i dettagli dell’omicidio agghiacciante avvenuto in pochi seconda, ha raccontato agli investigatori di aver ucciso la 42enne, «incrociata per caso su un sito di incontri» utilizzando una di quelle mosse provate forse con gli amici agli allenamenti di Mma, lo sport da combattimento di cui è appassionato e che praticava.

Un omicidio e un’aggressione feroce senza movente: i casi di Mantova e Monza

Non solo. Come riscontrato con gli esami specifici dagli inquirenti, al momento del delitto il 17enne non aveva assunto né alcol né droghe. Così come dai primi approfondimento del caso, non risulterebbe alcuna particolare inquietudine del momento, scatti di nervosismo in particolare, o turbamenti di varia natura: da indagini e testimonianze non emergerebbe nessun segnale di allarme, né di tipo caratteriale, né comportamentale o dovuto a particolari frequentazioni. Niente di niente: nessuna preoccupazione nella sua giovane vita. Nessuna stranezza rilevata da familiari o amici. Nulla, a parte una scarsa socialità del ragazzo in ambito scolastico: un istituto professionale per elettricisti.

Nessuna ombra nella vita del 17enne che ha ucciso Maria Campai con una mossa di wrestling

Eppure quelle ricerche sul web sulle tecniche per uccidere a mani nude, messe in atto per sulla donna dopo aver avuto con lei un rapporto sessuale, la sera del 19 settembre, secondo un piano probabilmente progettato già da tempo, aprono su un baratro scioccante quanto l’omicidio commesso. E ora, dopo l’udienza di convalida, il gip ha confermato l’arresto in cella per il ragazzo indagato per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Maria Campai, un 17enne che rimane nel carcere di Beccaria a custodire un segreto che difficilmente potrà disvelarsi in tempi brevi.

Nessun movente dietro l’aggressione brutale di un imprenditore massacrato con una mazza da baseball

La seconda agghiacciante cronaca di un quasi omicidio, sventato per puro miracolo, ci porta invece a Cesano Maderno (Monza), dove un 16enne ha brutalmente aggredito a colpi di mazza da baseball alla testa nel garage di casa un condomino qualunque: un imprenditore 60enne, che ha riportato gravi ferite alla testa, ed è ricoverato in prognosi riservata all’ospedale San Gerardo di Monza. L’aggressione risale alle 22 di martedì scorso, quando in via Friuli – una zona residenziale di palazzine eleganti – l’adolescente ha teso un agguato all’uomo – titolare di un’impresa di legno a Muggiò – senza assolutamente nessun motivo.

«Non so perché l’ho fatto… Se ci fosse stato chiunque altro sarebbe stato lo stesso»

Un accanimento, quello dell’aggressore, che ha infierito sulla vittima con 19 colpi di mazza da baseball, fino a spezzarla, e ferendolo gravemente, non conseguente a una lite, a un rancore pregresso, o a qualunque altro ipotetico pretesto si possa immaginare: niente, non c’è niente di niente dietro tanta e tale ferocia. Ed è lo stesso ragazzo a confermarlo agli inquirenti: «Non so perché l’ho fatto… Se ci fosse stato chiunque altro sarebbe stato lo stesso, non era lui il mio obiettivo».

Tanta ferocia senza alcuno scopo criminale

Lo abbiamo detto all’inizio: una gratuità scioccante che lascia senza parole e gli investigatori impegnati sui casi senza un movente. Certo, come anche per la vicenda di Mantova, le indagini sono in corso e proseguono a 360 gradi. I due ragazzini, entrambi in cella al Beccaria di Milano, saranno risentiti. Difficilmente però potranno aggiungere qualcosa che risponda a un perché che lega le due vicende e i destini di tante vite…

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