È un pasticciaccio brutto che viene da lontano quello dell’immobile dell’Inps (ora albergo di Bulgari a sette stelle) di piazza Augusto imperatore, uno salotti urbani più belli d’Europa a un passo dall’Ara pacis e dal Mausoleo di Augusto, “venduto” al termine di una spregiudicata operazione speculativa alla famiglia Benetton. Sulla vendita dell’edificio razionalista di proprietà dello Stato (22mila metri quadrati) è tornato Fabio Rampelli con una seconda interpellanza parlamentare (la prima risale alla scorsa legislatura) discussa questa mattina a Montecitorio dopo la risposta della sottosegretaria all’Economia Sandra Savino.
Piazza Augusto imperatore, seconda interpellanza di Rampelli
Il caso è complicato, talvolta oggetto di inchieste giornalistiche, e mai affrontato fino in fondo. Tante le anomalie che si intrecciano – ha sottolineato il vicepresidente della Camera, che si è a lungo occupato dell’alienazione del manufatto di grande pregio. La location è da brivido. Sul lato del lungotevere si colloca l’Ara pacis, con la nuova teca che la contiene, l’altare innalzato dal Senato romano alla pace al ritorno di Augusto dalle Gallie. Accanto c’è il Mausoleo di Augusto, che dopo decenni l’amministrazione pubblica ha deciso di restaurare, riprogettando l’area, grazie un concorso internazionale aggiudicato dall’architetto romano Purini.
La vendita ai Benetton, un pasticciaccio brutto
Ma torniamo all’operazione, che Rampelli definisce opaca e sulla quale spera la magistratura indaghi. “La dismissione del palazzo, 22mila metri quadrati di architettura razionalista, per soli 150 milioni di euro, merita chiarezza. È diritto dello Stato mettere a reddito i propri beni, non è suo diritto fare regali ai soliti noti. Questo immobile di pregio inestimabile non è stato ceduto al miglior offerente attraverso una gara pubblica. Né è stato locato alla proposta più redditizia”, spiega il vicepresidente della Camera. “Viene usufruito da Bulgari, nota società da oltre dieci anni francese, con in pancia una trasformazione urbanistica autorizzata in tempi record e prima che si chiudesse l’operazione”. Rampelli sottolinea l’anomalia che in soli sei mesi il Campidoglio ha dato il via libera al cambio di destinazione d’uso (per un albergo extralusso) e alle demolizioni.
Lo Stato conferisce il bene a un fondo privato, pubblico nel nome
Ma veniamo al pasticciaccio. Lo Stato conferisce il bene a un fondo, il Fip, Fondo Immobiliare Pubblico. “Prima anomalia – denuncia il parlamentare di FdI – il Fondo è privato e non pubblico, controllato da una cordata di cui fanno parte la Banca Finnat, Convivio Spa (Luxottica), la Fondazione Cariplo, la Cassa dei Geometri, la Banca Iccrea e la Regia srl, quest’ultima holding del gruppo Benetton. Il bene viene acquisito da Edizioni Property, per il 20% proprietà di Regia srl, dunque Benetton. Da un lato Benetton con Fip è il venditore, dall’altro con Property è l’acquirente. Pazzesco”.
Un regalo ai soliti noti, senza diritto di prelazione dello Stato
Il fondo privato permette a Benetton un’operazione a 150 milioni (la valutazione di mercato era superiore ai 200) dalla quale rientra in appena dieci anni, affittando l’immobile a Bulgari per 150mila euro l’anno. “È un inquietante pasticcio – precisa Rampelli- su cui il governo attuale non è coinvolto. L’affare si conclude nel 2019, con Conte capo del governo. Non è certo lui il responsabile, però va detto che mentre pensava di espungere Benetton dalla società Autostrade per la tragedia del Ponte Morandi di Genova, si lasciava che la nota famiglia fiancheggiatrice del Pd completasse questa ignobile speculazione, con grande beneficio di Regia srl, da loro partecipata”.
Il ministero della Cultura rinuncia al diritto di prelazione
Altra anomalia è che il ministero della Cultura, all’epoca Mibact, rinuncia al diritto di prelazione. “Di fronte a questo immenso e ricco patrimonio culturale ed economico, nessun sovrintendente percepisce il valore e avvia le procedure per esercitare la prelazione. Si rinuncia a un’operazione che, da sola, poteva costituire un tassello della legge di bilancio dello Stato”. Anche il Comune di Roma, all’epoca guidato da Virginia Raggi, ha la sua parte svincolando a tempo di record l’immobile da ogni vincolo.
Chi ha chiesto i nullaosta prima della vendita?
“Resta anche il dubbio su chi è perché abbia richiesto i nullaosta prima della vendita. C’è più di qualcosa che non torna. Spero che qualche solerte magistrato vada a scavare in questa storia”, conclude Rampelli sperando che il governo (il “nostro governo”, aggiunge) metta mano a questa filiera. “In mezzo peraltro ci sono i cittadini. In quel palazzo abitavano impiegati e custodi dell’Inps che si sono visti travolgere da questa impetuosa iniziativa. Solo due cittadini resistono ancora: una signora di 92 anni, che abbiamo aiutato in tutti i modi, e lo storico ristorante “Il Vero Alfredo”. Mi auguro che il governo ridetermini le procedure di alienazione che altri hanno congegnato in modo tale che non fossero trasparenti, ispirandosi ai principi di linearità, trasparenza ed equità”.