Morte Marangon: trovato un potente allucinogeno nel corpo, il pericolosissimo ayahuasca
Alex Marangon, il ragazzo deceduto in seguito ad un malore nel trevigiano lo scorso luglio, aveva assunto degli allucinogeni e più precisamente l’ayahuasca. E’ quanto stabilito dagli esami tossicologici svolti per conto della procura di Treviso che indaga sulla morte del giovane.
Marangon e il rito sciamanico
. La conferma arriva dagli esami tossicologici eseguiti dalla professoressa Donata Favretto dell’Università di Trieste. Il barman 25enne di Marcon (Venezia) la notte tra il 29 e il 30 giugno stava partecipando a un rito sciamanico nell’abbazia di Vidor (Treviso), da cui si allontanò e di lui non si seppe più nulla finché il suo corpo senza vita fu ritrovato due giorni dopo sul greto del Piave a circa 4 chilometri di distanza con ferite ed ecchimosi.
Per la morte del ragazzo la procura di Treviso aprì un fascicolo per omicidio, mai chiuso o modificato nel frattempo, ma senza iscrivere finora alcun indagato tra i circa venti partecipanti e i due curanderos colombiani presenti al rito. L’ayahuasca è una sostanza vietata, non solo in Italia, per i suoi potenti effetti allucinogeni.
L’esperto: “Sostanza pericolosa”
“E’ una porcheria recentemente usata anche da noi, purtroppo”, non usa mezzi termini Roberto Calabria, direttore del Serd di Cosenza a proposito dell’ayahuasca, parlando con il Secolo.
“La bevanda psichedelica-dice Calabria- si prepara con diverse piante amazzoniche e, grazie alla dimetiltriptamina presente naturalmente nelle piante impiegate per il decotto, è in grado di indurre effetti visionari oltre che purganti. Ha un sapore amaro ed è una delle schifezze apparse recentemente sul mercato”.
“Se combinata con alimenti come formaggi o banane (e altri) l’ayahuasca può avere effetti avversi, in alcuni casi letali, dato che gli inibitori delle monoamminossidasi rendono indigeribili alcune delle loro componenti”, aggiunge Calabria.
Con la parola ayahuasca vengono contemporaneamente designate tanto la liana Banisteriopsis caapi in sé stessa quanto l’intera preparazione: la liana è infatti considerata dagli sciamani la “pianta maestro” per eccellenza, che custodisce e apporta l’insegnamento (sebbene necessiti delle altre piante per manifestare tale insegnamento) e in quanto tale trasmette il nome all’intera bevanda.