L’eurofiguraccia di Macron: Breton si dimette da Commissario, cambio in corsa e credibilità azzerata
Il commissario europeo al Mercato interno e all’Industria, il francese Thierry Breton, si è dimesso, accusando Ursula von der Leyen di aver lavorato affinché la Francia proponesse un altro candidato per “ragioni personali che in nessun caso sono state discusse direttamente con me”. Le dimissioni e l’atto d’accusa, contenute in una lettera alla presidente della Commissione che Breton ha pubblicato sui social, arrivano non solo alla vigilia della presentazione della nuova Commissione, prevista per domani e rispetto alla quale von der Leyen ha comunicato di essere intenzionata a rispettare la tempistica, ma anche alla vigilia della deliberazione dell’ufficio di presidenza dell’Assemblea nazionale francese sull’ammissibilità della mozione di impeachment nei confronti del presidente Emmanuel Macron, presentata da La France insoumise e attesa anch’essa per domani. Dunque, in un momento particolarmente delicato tanto a livello comunitario quanto a livello interno.
L’accusa di Breton a von der Leyen
Breton, che da tempo manteneva rapporti complicati con von der Leyen, era in predicato per la riconferma con una vicepresidenza esecutiva. “Alcuni giorni fa – si legge nella sua lettera – nell’ultima fase dei negoziati sulla composizione del futuro collegio, lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome, per ragioni personali che in nessun caso lei ha discusso con me direttamente, e ha offerto, come scambio politico, un portafoglio che sarebbe più influente per la Francia nel prossimo collegio. Le verrà ora proposto un altro candidato”. “Alla luce degli ultimi sviluppi, che attestano ulteriormente una governance carente, sono arrivato alla conclusione di non poter più svolgere il mio lavoro nel collegio. Pertanto, mi dimetto dall’incarico di commissario europeo, con effetto immediato”, conclude il commissario dimissionario.
Macron indica il nuovo candidato
Parigi, già alle prese con i problemi legati alla difficile formazione del governo Barnier e alle sue conseguenze, si è ritrovata a dover affrontare con urgenza un altro dossier delicato, che ha voluto chiudere subito. L’Eliseo ha fatto sapere che Macron ha candidato come commissario il ministro degli Esteri uscente Stephane Sejourné. Lo scenario di un imminente soluzione era stato anticipato dall’agenzia di stampa LaPresse, citando fonti di Renew Europe che hanno voluto minimizzare la portata dello strappo, riconducendo la faccenda a un “disaccordo” sulle deleghe a chiarendo che von der Leyen “non rischia”. Secondo l’eurodeputato francese del Rassemblement national, Fabrice Leggeri, ciò che è avvenuto rivelerebbe “i piccoli accordi tra von der Leyen e Macron, pronti a rimuovere un commissario in cambio di un portafoglio in apparenza più influente”. “È tempo di rompere con questa politica di tradimento e restituire alle nazioni europee il potere di decidere il proprio futuro”, ha aggiunto l’eurodeputato francese.
Il sospetto che Breton miri a un incarico nel governo francese
“Se Breton finirà nel governo Barnier questa settimana, scopriremo il vero motivo per cui se n’è andato. In ogni caso, è piuttosto ridicolo affossare il processo di formazione del collegio” della Commissione europea “in questo modo per meschini rancori personali”, ha commentato su X l’eurodeputato del Ppe Dirk Gotink, esponente del partito olandese del Nuovo contratto sociale (Nsc), in passato a lungo portavoce del presidente del Ppe, Manfred Weber. Fonti governative francesi hanno smentito l’esistenza di un legame tra le due circostanze, ma il sospetto, come riportato da Le Monde, circola anche a Parigi e una “fonte dei vertici dello Stato” ha detto che “Breton vorrà un lavoro al governo”, affermando che le sue “dimissioni brutali complicano le cose”.
FI: “Immaginate se fosse successo all’Italia…”
Per l’eurodeputato leghista Paolo Borchia, “l’annuncio delle dimissioni di Breton è una buona notizia per tutti coloro che in Europa e nel mondo hanno a cuore il sacrosanto principio della tutela dell’informazione libera e della libertà di espressione”. Il capodelegazione di Forza Italia al Parlamento europeo, Fulvio Martisciello, ha poi invitato a riflettere sulle reazioni “se fosse accaduto all’Italia”. “Se il presidente del Consiglio Meloni avesse dovuto cambiare il candidato a poche ore dall’insediamento della Commissione, ci avrebbero subito accusato di dilettantismo”, ha concluso Martusciello.