La verità di D’Alema: “Sono l’uomo che portò l’Italia di sinistra a fare la guerra in Kosovo”
La confessione di Massimo D’Alema al Corriere è un insieme di verità che la sinistra tiene ancora sotto il tappeto. Ma anche la rivelazione sostanziale di avere portato l’Italia in guerra, per la prima volta, e da uomo della sinistra postcomunista, contravvenendo a quella Costituzione che non consente conflitti offensivi. In una lunga intervista, D’Alema ripercorre quei giorni.
La confessione di D’Alema e il Kosovo
“Sono il presidente del Consiglio che portò l’Italia in guerra. La crisi del Kosovo segnò la mia esperienza alla guida del governo”, dice D’Alema al Corriere. Il 21 ottobre del 1998 Massimo D’Alema varcava il portone di Palazzo Chigi accompagnato dalla profezia di Francesco Cossiga, secondo cui , “il leader della sinistra era indispensabile per poter fare la guerra in Kosovo”. Scoppiata cinque mesi dopo.
L’incontro con la Serbia grazie al dentista
D’Alema dice di avere fatto,” di tutto per evitare che ci si arrivasse alla guerra. Di tutto”, e racconta l’aneddoto dell’incontro con il presidente della Serbia organizzato dal suo dentista. “Arrivai a incontrare, in modo informale, il presidente della Serbia Milan Milutinovic, che era uomo molto vicino al presidente della Federazione jugoslava Slobodan Milosevic. L’appuntamento fu organizzato dal mio dentista. Un uomo appartenente a quel mondo“giuliano che ha vissuto ed esercitato la professione a cavallo tra l’Italia e la ex Jugoslavia e che aveva come paziente Milutinovic. Nel suo studio di Roma organizzò il nostro incontro. Fu un colloquio drammatico, perché avvenne all’indomani del massacro di Racak, dove i paramilitari serbi avevano ucciso decine di civili kosovari di etnia albanese. Gli dissi: ‘Voi non vi rendete conto della tragedia che avete provocato e che alimenta la spinta ad intervenire militarmente’. Mi rispose in modo cinico: ‘Noi non temiamo queste minacce. La Nato non avrà mai il coraggio di mettere piede da noi’.
Il colloquio delicato con Clinton
L’ex premier parla del, “colloquio delicato con Bill Clinton. Quella discussione con il presidente americano sarebbe stata molto importante per il prosieguo della vicenda e per il ruolo dell’Italia”.
Clinton disse D’Alema: “Capisco che siete in una posizione difficile. E comprendo la difficoltà del tuo governo. Perciò se metterete a disposizione le vostre basi militari e in sede Nato non vi opporrete all’uso degli asset dell’Alleanza, non sarà necessaria una vostra partecipazione diretta. Le operazioni saranno coordinate da un quartetto: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania. Gli risposi che non saremmo stati fuori”.
La Guerra senza mandato Onu e Belgrado distrutta
D’Alema affronta nell’intervista al quotidiano di via Solferino il punto più importante e cioè la guerra fatta in Kossovo senza il mandato dell’Onu. “La conduzione della guerra fu complessa. E comportò momenti di aperto dissidio tra i partecipanti al Quintetto. Noi per esempio eravamo contrari al bombardamento delle città serbe. E come noi anche i tedeschi”. Ma Belgrado venne colpita lo stesso.
“Quelle operazioni furono fatte dagli americani e dagli inglesi con missili lanciati dalle loro portaerei stanziate nell’Adriatico e con velivoli che venivano dagli Stati Uniti, riforniti in volo prima dell’attacco. La nostra aeronautica si concentrò invece sulle truppe serbe di stanza in Kosovo, che era il target fondamentale dell’operazione militare”.
Cinton e la Russia
D’Alema spiega come fu archiviata l’idea di invadere la Serbia citando Clinton: “Il presidente americano mise mirabilmente fine alla discussione, dicendo: “Non faremo nulla che divida l’Europa. Faremo solo ciò su cui siamo tutti d’accordo. Il presidente degli Stati Uniti non può dividere l’Europa”. Così l’ipotesi dell’invasione fu archiviata. E sempre d’accordo con gli americani coinvolgemmo la Russia nella mediazione”. ” L’ex primo ministro russo Viktor Chernomyrdin venne due volte riservatamente a Roma. Il giorno dopo Chernomyrdin andò a Belgrado a parlare con Milosevic. Tutto questo mentre era in corso la guerra”.
L’entrata in Kosovo
L’ex segretario nazionale del Pds parla poi dell’ingresso delle truppe in Kossovo: “Quando si trovò l’accordo con la Serbia e la Serbia si ritirò, a entrare in Kosovo non fu la Nato ma un corpo militare sotto l’egida delle Nazioni Unite, di cui facevano parte anche militari russi. Così si ricompose anche quel quadro di legalità internazionale che era stato lacerato, visto che la Nato aveva agito senza l’autorizzazione dell’Onu”.
In Ucraina ci vorrebbe un referendum
D’ Alema è molto critico sul conflitto di Kiev: “Mi riferisco a certi discorsi senza senso. A certe persone che dicono, ‘Dobbiamo vincere la guerra’. Penso a Blair o all’ex segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Questa è una guerra che nessuno può vincere: da una parte c’è una potenza nucleare e dall’altra la forza militare dell’Occidente. Se non ci si ferma, l’esito può essere una catastrofe mondiale. La politica dovrebbe trovare una via d’uscita Ma il Kosovo non era un pezzo della Serbia? A decidere fu il popolo kosovaro. Forse anche ora, sotto tutela internazionale, potrebbero alla fine essere i cittadini del Donbass a decidere”.
La Costituzione violata in nome della sinistra
Massimo D’Alema conferma che il 1999, con alla guida un postcomunista, per la prima volta un governo italiana violava l’articolo 11 della Costituzione che vieta la guerra offensiva. Conferma ciò che si sapeva e cioè che si entrò in Kosovo e si bombardò Belgrado senza un mandato Onu. Che la Nato agi senza un mandato indispensabile delle Nazioni Unite. Ed è una conferma che non ha bisogno di ulteriori commenti.