La “storica” Ponzani e il complesso dei migliori della sinistra antipatica: “Vi abbiamo accolto…”
Storica. È una definizione autorevole, scientifica, politicamente neutrale, quella con cui Michela Ponzani viene presentata nei talk televisivi de La 7, ultima apparizione ieri a Piazzapulita da Formigli ma in passato ospite a DiMartedì di Floris. Storica. Tanto basta per darle la primazia nel commento urticante, nella definizione modello “ipse dixit”, nella pagella dei buoni e dei cattivi, specie se dietro la cattedra a fare da spalla c’è un giornalista di vecchia data, cintura nera di sapienti scenografie e siparietti ben costruiti per ‘bucare’ il video (anche se l’audience langue) ed educare il pubblico all’antifascismo militante. Generalmente gli ospiti in studio sono sbilanciati a sinistra, ma questa è una cattiveria, soprattutto quando maneggia materiale sensibile, vedi la strage di Acca Larenzia, le inchieste di Fanpage, braccia tese e croci celtiche. Praticamente un’ossessione che non poteva mancare nella puntata di ripresa dopo la pausa estiva.
A Piazzapulita la storica Ponzani spara su FdI, confusa con l’eversione nera
Ma la bionda storica, classe 1978 (un anno in meno della premier Meloni) è anche conduttrice televisiva e saggista. Ma questo nel sottopancia non compare. Un tantinello militante, ma questa è una cattiveria. Per carità, nulla di male a essere colti dal sacro furore della militanza, se però si giocasse a carte scoperte. Invece la prof nel corso di Piazzapulita ha dato vita a un processo di piazza, appunto, appena mitigato dal viso angelico, il sorriso aperto e lo sguardo dolce, contro il pericolo nero della destra al governo. Facendo una macedonia tra Fratelli d’Italia, destra radicale ed eversione nera. Una confusione esibita con piglio accademico che ha fatto infuriare Gianni Alemanno, invitato in studio per spiegare il presunto scandalo del finanziamento della Fondazione An per l’acquisto della sede storica di Acca Larenzia dove restarono sul selciato tre giovanissimi esponenti del Fronte della Gioventù, Franco, Francesco e Stefano, per mano di assassini di sinistra mai assicurati alla giustizia. Compito assolto egregiamente (anche se spesso interrotto e con l’audio più basso degli altri) dall’ex sindaco di Roma. “Ma lei davvero sta dicendo che FdI educa all’eversione nera? Ma per favore. Fa la storica, non può dire certe sciocchezze. E poi – incalza Alemanno -“in studio non ho sentito una sola parola di condanna per i ragazzi uccisi ad Acca Larenzia”.
Il riflesso dei migliori della sinistra: “Vi abbiamo accolto”
Ma la bella Michela ha fatto molto di più. Parlando di democrazia, della quale evidentemente si sente esclusiva depositaria, e del pericolo eversivo che si anniderebbe tra le pieghe del movimento guidato da Meloni (che ha conquistato appena il 30% dei consensi elettorali, “ma il voto non è tutto”, ci racconta Formigli), si fa scappare una frase, questa sì inquietante e rivelatrice, “Vi abbiamo accolto…”. Capito? Si deve alla giovane storica, e ai suoi colleghi progressisti cresciuti a pane e antifascismo, la concessione dell’ingresso della destra (FdI e forse prima ancora An e Msi) nel gioco democratico, nelle aule parlamentari. Un ‘regalo’. Un aiutino ai parìa della società. Peccato per la sinistra. Siamo alle solite, si sentono unti del signore, affetti da una sindrome di superiorità ontologica. Che li rende odiosi, antipatici, impotenti di fronte alle sfide dell’attualità e della modernità. Respingenti e perdenti. “Vi abbiamo accolto?” Davvero una pessima uscita, buttata lì, quasi involontariamente, frutto di un antico riflesso pavloviano. Quello sul quale il sociologo Luca Ricolfi, non certo un pericoloso neofascista, ha scritto un’opera illuminante. “Perché siamo antipatici. La sinistra e il complesso dei migliori prima e dopo le elezioni del 2008”. Del resto la storica Ponzani è la stessa che ha rimandato a settembre il generale Vannacci chiedendogli di studiare la storia contemporanea e la Costituzione. E che sul 25 aprile ha dato a tutta la classe lo stesso compito per le vacanze: continuare a chiedere alla premier Meloni se è antifascista. Capito?