Inchiesta di Perugia, Cantone chiede gli arresti di Striano. Continuano le indagini sui dossieraggi
L’inchiesta di Perugia sui dati sensibili e sui rapporti tra magistratura, guardia di finanza e alcuni giornali non si ferma. Il procuratore della Repubblica, Raffaele Cantone, si è rivolto al tribunale del riesame per chiedere gli arresti, negati dal Gip, del finanziere Pasquale Striano. Cantone contesta la decisione del Giudice per le indagini preliminari e motiva adeguatamente la sua richiesta.
L’inchiesta di Perugia e il ricorso di Cantone
Pasquale Striano va arrestato perché tuttora potrebbe contare, “su una consolidata rete di amicizie che può fornirgli aiuto anche attraverso gli accessi ai sistemi informatici”. Presunti contatti fidati, forse all’interno del corpo di appartenenza, attraverso cui il tenente potrebbe ancora inquinare le prove e reiterare il reato, anche ora, e questo rende la gravità del contesto, che la notizia dell’indagine di Perugia sulle sue presunte ricerche abusive alla Direzione nazionale antimafia è di dominio pubblico, insieme alle accuse che gli sono rivolte.
Secondo il magistrato, il giudice che ha negato gli arresti sarebbe incorso” in un macroscopico errore, visto che il fascicolo è tuttora coperto da segreto investigativo e sono in corso delicate indagini”.
Le manovre di Striano
Striano si era avvalso della facoltà di non rispondere quando era stato convocato a Perugia per l’interrogatorio, ma nel frattempo avrebbe avuto contatti e incontri con altri indagati, una “circostanza non adeguatamente valutata” dal gip, secondo Cantone.
I pm ne hanno avuta “piena contezza quando il captatore informatico, il cosiddetto trojan inoculato sul telefonino di Striano, è stato reso subito non funzionante”.. Il software spia si è spento “verosimilmente in conseguenza di un’operazione manuale sul dispositivo da parte dello stesso Striano”.
Lo spionaggio nei confronti di politici di centrodestra
Cantone nel ricorso sottolinea anche che sono in corso verifiche per capire cosa davvero ci sia dietro alla mole di informazioni riservate scaricate da Striano, e quali siano le ragioni. Secondo i magistrati il rapporto con due cronisti del quotidiano Domani, indagati per rivelazione di segreto, e per i quali Striano sarebbe stato a tutti gli effetti una “fonte”, spiegherebbero solo in parte le ricerche frenetiche su ben 172 soggetti, la maggior parte politici di centrodestra o comunque personaggi mediaticamente esposti.
In corso nuove indagini
Sono tuttora in corso indagini in ordine alle migliaia di accessi abusivi compiuti da Striano per i quali si sta cercando di ricostruire laddove possibile la ragione, dovendosi ritenere inverosimile che Striano abbia operato solo per compiacere i giornalisti, scrivono gli inquirenti. Si cercano cioè possibili mandanti, ma “non può ancora dirsi allo stato se vi siano stati e chi siano”.