Campo largo, arriva pure la spallata della Raggi: basta fare la brutta copia di un partito di sinistra, fa scappare gli elettori

9 Set 2024 17:55 - di Chiara Volpi
Raggi campo largo

M5S e campo largo, ora ci si mette pure la Raggi… A volte ritornano e il suo rientro sulla scena avviene in un momento decisamente di fuoco per il M5S, bersagliato dal fuoco amico e alla mercè di venti di burrasca che non promettono nulla di buono. Di sicuro, assai poco di conciliatorio… E così, nella frastagliata galassia pentastellata, dilaniata al vertice dalla lotta intestina tra Grillo e Conte, e divisa su tutto, arriva pure la spallata assestata da Virginia Raggi all’interminabile dibattito sul campo largo. Una discussione che nel suo macerarsi tra frondisti e fautori tiene banco, scoprendo il fianco di un Movimento-partito alla resa dei conti con le molteplici forme che ha assunto negli anni.

Campo largo, l’ultima spallata arriva da Virginia Raggi

Una metamorfosi continua che, non per niente, sta rivelando i suoi punti deboli proprio sulla vexata quaestio che – oltre alle diatribe su nome e simbolo, passando per la lite tra il garante sopraelevato e il leader pentastellato sul doppio mandato – coinvolge il fatidico progetto del campo largo. Una querelle interminabile le cui forti fibrillazioni e voci di scissione alimentate dal “vaffa” reciproco che i due uomini al vertice del M5S si sono reciprocamente scambiati, hanno stufato persino i follower in fuga di massa da blog e account.

Raggi, “l’extrema ratio”: «Tornare all’idea originale o si diventa brutta copia di altri partiti»

Una guerra senza esclusione di colpi, quella interna al Movimento e culminata nella disaffezione attestata con veemenza dagli elettori a suon di verdetti elettorali e nell’ultimo periodo stigmatizza da un progressivo addio social consumato tra porte sbattute e commenti al vetriolo vergati online. Una emorragia di consensi su cui oggi l’ex sindaca di Roma suggerisce ai suoi di interrogarsi. «Sono entrata nel Movimento, nel 2010-2011, quando rappresentava un’idea diversa di fare politica… Io ho deciso di entrare in politica per quel progetto, e in quello mi riconosco. Se avessi voluto fare politica per fare politica forse sarei entrata in un partito. Ma ho fatto una scelta diversa», esordisce Virginia Raggi in veste di esponente del M5S, nel corso della puntata di A casa di Maria Latella che andrà in onda domani sera, alle 23 su Raitre.

Campo largo, Raggi: «Non credo a questo esperimento»

E ancora. «Il Movimento nasce come idea, come metodo, come possibilità: e io credo che oggi ci sia bisogno di tornare a quel metodo e a quel laboratorio, altrimenti si diventa solo la brutta copia degli altri partiti». Non solo, a stretto giro aggiunge anche: «La cosa più brutta è trasformarsi in quello che si è sempre detto di voler combattere, è terribile», rimarca Virginia Raggi. Parole, le sue, che se di sicuro non infiammano il dibattito in corso, almeno provano a buttare acqua sul fuoco delle recriminazioni interne.

Nulla di particolarmente nuovo, insomma, anche perché sul fronte deontologico i grillini non hanno certo brillato negli ultimi tempi. La bordata allora, semmai, arriva quando si entra nel terreno minato del campo largo. Un fronte aperto su cui la Raggi interviene subito lancia in resta: «Non credo all’esperimento del campo largo, in questo percorso. Il Movimento è nato con una missione totalmente diversa, quella di presentarsi come alternativa al sistema all’epoca bipolare, ma il bipolarismo sta tornando forte».

Il monito sul campo largo: «Se il M5S si ricicla come copia di un partito di sinistra gli elettori sceglieranno l’originale»

E ancora. «Abbiamo sempre combattuto i partiti tradizionali, quindi oggi andare a braccetto direttamente con loro francamente mi sembra una regressione totale, quasi un tradire la missione del Movimento» tuona tra mitologia e apocalisse la Raggi dai microfoni della trasmissione della Latella. E a supporto della sua teoria arriva pure la presa di coscienza (e il momento di auto-coscienza): «Moltissimi elettori si sono allontanati perché il M5S ha iniziato a compiere una serie di movimenti non chiari, e continuare a rimanere in quell’ambito non credo avvicinerà altri elettori. Anzi, li farà allontanare. Perché un elettore tra un partito di sinistra, storico, radicato sul territorio come è sicuramente il Pd, e il M5S che si ricicla come partito di sinistra, forse sceglie l’originale e non la copia», aggiunge.

Il riconoscimento alla Meloni: «È una donna tenace e determinata»

Se a questo poi aggiungiamo il riconoscimento al premier Meloni – «Premesso che ci sono delle differenze politiche incolmabili, Giorgia Meloni per me è una donna molto tenace che sa quello che vuole e che è riuscita, dal 4% del suo partito, quando era all’opposizione, ad arrivare a governare un Paese. Nel bene e nel male è tenace e determinata, ha sottolineato la Raggi – ce n’è da discutere e sui cui riflettere. Il punto semmai diventa: riusciranno i grillini divisi tra contiani e puristi della prima ora a redigere una sintesi e stilare delle conclusioni valide? Intanto lo scontro si aggiorna alla prossima bufera ai piani alti…

 

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