Vent’anni senza “Macedone”: Alessandro Vicinanza: un gigante invisibile di militanza e cultura

1 Ago 2024 16:28 - di Gloria Sabatini

Lui è Alessandro Vicinanza, per tutti il “Macedone”. E non è più tra noi da venti interminabili anni. Se n’è andato via in punta di piedi quel maledetto primo agosto 2004, a 39 anni, per una brutta malattia trascurata, lasciandoci tutti con un nodo alla gola e tanti sensi di colpa per non aver capito, per non aver fatto abbastanza. Il Macedone era speciale, colto, ironico, con il suo sorriso appena accennato e lo sguardo diretto.

Il ricordo di Alessandro Vicinanza a 20 anni dalla morte

Sulle scalinate della Sapienza, lungo il corridoio che collega Giurisprudenza a Scienze politiche (sicura la prima, terra dei lupi la seconda), in mezzo agli  occupanti dalla parte sbagliata, quelli di “Carpe diem” contro “la Pantera”, nella sede di via Sommacampagna con il gruppo cultura a macinare distici e distillare frammenti di vita per i nuovi arrivati, i corsi di formazione, i campi in montagna. Macedone era lì, silenzioso, attento e pungente. E poi a presidiare via di Villa Lauricella e via Muzio Attendolo, quadrante sud della Capitale, sedi disordinate della sua acerba creatura: la casa editrice il Bosco e la Nave sulle tracce di Jünger. Messa in piedi con la testardaggine di un capitano coraggioso (pochi soldi e tutti buttati lì dentro) per diffondere la cultura della tradizione, politicamente scorretta e mai arroccata nella torre d’avorio della destra autoreferenziale.

Militante del Fronte della Gioventù, uomo di azione e di cultura

Di Alessandro, classe ’64, romano, militante del Fronte della Gioventù, dirigente di Fare Fronte, pioniere della destra di fine anni ’80 (quella delle incursioni in campo nemico, quella di Morbillo prurito e avventura, la rivista underground che bucò gli stereotipi del post-fascismo vetero-missino, quella dei convegni alla Sapienza ad annusare D’Annunzio, il poeta soldato, il futurismo rivisitato da Pablo Echaurren e Claudia Salaris,) non c’è  traccia nei saggi sulla destra, poche righe sul web, solo qualche timido accenno della sua attività editoriale troppo a lungo ignorata.

La casa editrice il Bosco e la Nave la tradizione

Sconosciuto al “grande pubblico” per la sua indole riservata fino al limite dell’anonimato, Macedone è stato un gigante invisibile. Per lui il sapere non era sfoggio accademico, né amore per la citazione, ma un mezzo, il più importante, per costruire una realtà capace di inverare la visione del mondo improntata alla tradizione. Profondo conoscitore della cultura europea, fondò il centro studi Il Bosco e la Nave e poi la casa editrice omonima. Per il suo battesimo scelse la pubblicazione di una originale collana di magliette di cotone firmata Tipidicarattere, immagini, autori (Nietzsche, Céline, Pound, Lawrence d’Arabia) e frasi da indossare.

Riconquistare lo spazio sacro e Demetrescu

I pochi anni di vita l’innata incapacità manageriale e la maniacale precisione non permisero ad Alessandro di realizzare la sua missione, il progetto di fare de Il Bosco e la Nave un punto di riferimento per la cultura tradizionale in Italia. Quel che fece, però, ha lasciato il segno per chi lo sa vedere. Fiore all’occhiello della casa editrice la pubblicazione di un testo dedicato all’architettura liturgica dal titolo Riconquistare lo spazio sacro e quella sulla mostra internazionale di arazzi e opere d’arte del maestro rumeno Camilian Demetrescu, ancora oggetto di dibattito in diverse università europee.

Il premio letterario “Un viaggio lungo un’emozione”

Ad Alessandro Vicinanza è dedicato un premio letterario dal titolo “Un viaggio lungo un’emozione”, per non smarrire la memoria, la statura culturale,  il coraggio. E per contribuire, come la tessera di un mosaico, a diffondere un modo non conformista di pensare e di vivere. Grazie Macedone, per mille anni.

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