Toghe anti-rimpatri, da quando Meloni è al governo accolti nove ricorsi su dieci contro le espulsioni
Da quando Giorgia Meloni è al governo, cioè dal 2022, i giudici hanno accolto circa il 90% delle domande dei migranti espulsi. Una percentuale che stona, per come riportato da Il Giornale, con gli anni precedenti, in cui la statistica era di fatto al 50% e che oggi torna alla ribalta dopo la decisione di alcuni giudici siciliani di accogliere cinque domande su sei di migranti che dovevano essere respinti in base al decreto Cutro.
I dati sui migranti “riaccolti” dai giudici
“Uno spiacevole déjà-vu”, ha sospirato il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, commentando la notizia dei giudici siciliani che avevano accolto diversi ricorsi di extracomunitari espulsi. Ma, sempre secondo il quotidiano milanese, resta l’anomalia dei dati.
A confermarlo c’è l’andamento degli ultimi anni delle decisioni prese dalle toghe sui ricorsi presentati dai migranti che si erano visti rigettare dal Viminale una domanda per una qualsiasi forma di protezione.
Tra 2015 e 2020 le sentenze dei giudici erano più spesso allineate alla decisione del ministero dell’Interno (solo nel 2016 avevano prevalso di poco – 53% a 47% – i ricorsi accolti), arrivando a confermare le decisioni sul no alla domanda in 65 casi su 100 nel 2019. Da allora il vento sembra essere cambiato: nel 2022 è stato accolto l’86% dei ricorsi presentati dai migranti che si erano visti rifiutare la protezione.
Le novità del decreto Cutro e i record dei ricorsi accolti
Il decreto Cutro ha introdotto, previa convalida da parte del giudice, la possibilità di trattenere lo straniero che presenta alla frontiera una domanda di protezione internazionale, nel caso in cui provenga da un Paese di origine sicuro, o se viene fermato dopo aver eluso o tentato di eludere i controlli, e ancora se si rifiuta di consegnare il passaporto o non presenti una garanzia finanziaria da 2.500 a 5mila euro. Il trattenimento può durare 28 giorni.
Ma prima delle decisioni palermitane (che come detto hanno visto convalidare solo un trattenimento su sei) ci sono stati finora altri 22 casi. Uno dei richiedenti ha visto la procedura accelerata interrompersi perché lui stesso ha rinunciato alla domanda di protezione, un altro è stato arrestato, un terzo ha consegnato il passaporto evitando di conseguenza la necessità del trattenimento. Per gli altri 19, tutti ospiti del centro di trattenimento per richiedenti di Modica, il provvedimento di trattenimento del questore è stato stroncato dalla mancata convalida del giudice. Eppure, tutti i 19 al termine dell’iter si sono visti poi respingere, per manifesta infondatezza, la protezione internazionale: nessuno è stato rimpatriato perché nel frattempo, ovviamente, erano divenuti irreperibili.
Il caso Sicilia
Solo un 23enne tunisino si è visto respingere il ricorso in Sicilia, ma semplicemente perché reo confesso di avere tentato di eludere le norme. Le due gip, invece, nel non convalidare gli altri 5 trattenimenti hanno invocato “misure alternative meno coercitive”, come l’obbligo di dimora e l’obbligo di firma: misure che prevedono, però, che il migrante sia in possesso di un documento.